Giovani tra crisi del lavoro e mondo virtuale

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I giovani tra i 18 e i 30 anni si trovano a tentare di sopravvivere all’interno di una società globale con tante opportunità, sempre più connessa e virtuale, foriera di ingiustizie e diseguaglianze, appesantita dai cambiamenti climatici.

I numeri ci dicono che, dopo il periodo dei lockdown per la pandemia, molte persone non sono tornate al vecchio lavoro: si sono licenziate optando per un impiego, spesso autonomo, che rispettasse di più l’equilibrio lavoro-vita privata. La chiamano ‘great resignation’, perché sta diventando un vero e proprio fenomeno diffuso e non solo italiano.

I giovani non possono che essere intersezionali: vivono sulla loro pelle le ingiustizie che derivano solo dal fatto di essere giovani più quelle legate al genere, all’orientamen-to sessuale, alla finanza predatoria.

“Dobbiamo fare i conti con un’alta disoccupazione, ma anche con numeri impressionanti di lavoro povero, di sottoccupazione, e un sistema pensionistico molto fragile. E viviamo un paradosso tutto italiano: siamo tra i Paesi meno scolarizzati, ma abbiamo un problema estremamente preoccupante di sovra-istruzione relativo a quelle persone troppo formate per la mansione che svolgono.

I contratti nazionali, negoziati da corpi intermedi come i sindacati, sono oggi l’eccezione. Spesso i giovani sono soli nella fase di contrattazione del rapporto di lavoro con un’impresa, consapevoli di una competizione da giungla, soprattutto per i compiti in cui non è richiesta un’alta specializzazione. Una frase che spesso sentiamo dire è “Intanto accetto questo lavoro in attesa di trovare qualcosa di meglio”. Sovente questo meglio non esiste o non arriva, oppure non si ha il tempo di cercarlo.

Salta agli occhi la fragilità di questa situazione: la loro reputazione digitale è la cifra della loro sopravvivenza. La vulnerabilità, che deriva dagli sciami di opinioni e sentenze nei social network, rende la reputazione un bene fragilissimo e, spesso, poco rinnovabile.

Giovani e autolesionismo

E’ una quantita` impressionante quella di studenti che soffre di sintomi depressivi e che dichiara di avere pensieri autolesivi.

I giovani stanno soffrendo, sono sotto pressione e faticano a vedere un futuro, se ne parla da tempo e diversi studi lo confermano.

Nel 2022 i giovani che hanno abbandonato la scuola prematuramente sono stati 465.0001, pari all’11,5% della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni. E sempre nel 2022 i cosiddetti “cervelli in fuga” che se ne sono andati dal nostro Paese per trasferirsi all’estero sono stati 55.5002.

Si tratta di una tendenza che sicuramente abbiamo gia` visto essere esplosa con la pandemia, con un aumento dei disturbi d’ansia e dei disturbi legati all’area depressiva.

Dare tutta la responsabilitaalla pandemia e sbagliato, non solo riduttivo. Esbagliato perche´ la pandemia evidentemente e il macro-fenomeno che ha interessato tutti trasver-salmente e quindi ci ha messo tutti sullo stesso livello, e nel metterci tutti sullo stesso livello ecome se ci fossimo potuti mettere maggiormente a confron-to notando di piu le differenze.

Prima della pandemia c’era chi si trovava in una situazione sub-clinica (non ancora diagno-sticabile o diagnosticata), che veniva tenuta sotto controllo, “tamponata”, proprio dalla routine scolastica, dalle varie reti di sostegno, dalla famiglia, ma quando si ebloccato tutto il sistema e come se si fosse inceppata la capacitadi difendersi dalle proprie stesse fragilita. Proprio in quel momento abbiamo avuto la percezione di una situazione clinica piupreoccupante, in termini di quantita di casisti- che, ma soprattutto in termini di gravita` della tipologia dei sintomi.

Gli anni prima la tendenza aumentava, ma anche qui dobbiamo vedere quanto questo aumento fosse dovuto a una lenta e progressiva possibilita` di inquadrare queste cose, di sentirsi meno soli e quindi di emergere, di raccontarsi.

Redazione Lavoro e Salute


SEGNALIAMO ANCHE:“Via dalla Gabbia (Semi) Dorata. Riaprire il Futuro delle Giovani Generazioni”, il recente Rapporto Italia Generativa 2023, promosso da Generatività Sociale (https://generativitasociale.it/).

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