Glifosato, sentenza storica: Bayer condannata a pagare 1,5 miliardi a tre agricoltori

Mentre la Commissione europea ha appena deciso di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, le sentenze che indirettamente confermano la pericolosità di tale erbicida si stanno moltiplicando. Venerdì scorso il colosso della chimica di sintesi Bayer – che ha acquisito la multinazionale Monsanto – è stato colpito da un’importante sentenza in cui si è data ragione a tre delle migliaia di agricoltori che hanno intentato un’azione legale in questo senso. Esemplare la condanna inflitta alla multinazionale tedesca, che dovrà risarcire per oltre 1,5 miliardi di dollari i coltivatori, i quali dichiarano di essersi ammalati di cancro a causa dell’uso del Roundup, prodotto a base di glifosato. Negli Stati Uniti, sempre più di frequente i tribunali stanno condannando la Bayer a risarcire coloro che si sono ammalati proprio a causa dell’esposizione alla dibattuta sostanza.

Gli agricoltori che hanno fatto causa alla multinazionale si chiamano James Draeger, Valorie Gunther e Dan Anderson, cui sono stati assegnati 61,1 milioni di dollari in danni effettivi e ben 500 milioni di dollari ciascuno in danni punitivi. Nello specifico, i tre hanno sostenuto davanti ai giudici che, da molti anni, l’utilizzo dell’erbicida Roundup nei loro terreni aveva portato al sorgere di linfomi non-Hodgkin, tumori che nascono dal sistema linfatico e si sviluppano dai linfociti. Alla moglie di Draeger, Brenda, sono inoltre stati riconosciuti 100mila dollari derivanti dai danni che avrebbe subito a causa della malattia del marito. Mentre l’azienda si dice determinata a presentare un ricorso per violazione della Costituzione americana, il tribunale di Jefferson City ha evidenziato come la cifra sia coerente con i danni fisici e morali inferti dalla patologia contratta dai tre coltivatori.

A poche ore di distanza dall’uscita della sentenza, la Bayer ha peraltro dichiarato di aver concluso con un nulla di fatto, per carenza di efficacia, un importante studio ormai in fase avanzata sulla sua medicina sperimentale di punta, il farmaco antitrombotico Asundexian. Il medicinale avrebbe dovuto garantire ogni anno oltre 5 miliardi di euro di vendite, andando a sostituire gli introiti del fluidificante del sangue Xarelto, che perderà la copertura del brevetto nel 2026. Dopo l’uno-due partorito dall’interruzione del test e dall’ultima pronuncia dei giudici, l’azienda ha subito pesanti ripercussioni economiche: la mattina del 20 novembre, la Bayer ha infatti ceduto oltre il 18% a Francoforte, sprofondando ai minimi da 12 anni.

Nonostante tale spaccato, solo cinque giorni fa – dopo che i Paesi membri non sono riusciti a pervenire a un accordo – la Commissione Europea ha stabilito che nel continente sarà consentito utilizzare il glifosato per altri 10 anni “sulla base di valutazioni complete della sicurezza condotte dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa)” assieme “agli Stati membri”. Sebbene il glifosato sia stato indicato come potenzialmente cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms nel 2015, diverse multinazionali europee della chimica con importanti interessi commerciali nei confronti dell’erbicida – tra cui figura, ovviamente, la stessa Bayer – avevano avanzato richiesta di proroga. E, sebbene la Commissione abbia messo nero su bianco che l’impiego del glifosato verrà subordinato “ad alcune nuove condizioni e restrizioni”, hanno ottenuto il loro obiettivo.

Stefano Baudino

21/11/2023 https://www.lindipendente.online/

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