Guerra a Gaza: Chi ha paura di Francesca Albanese?

di Hamid Dabashi,

Middle East Eye, 10 aprile 2024.   

La Relatrice Speciale dell’ONU per la Palestina ha prodotto un rapporto preciso e schiacciante intitolato “Anatomia di un genocidio”; e i sostenitori di Israele si affrettano a screditarlo.

Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, è una studiosa di diritto, la prima donna a ricoprire questa posizione cruciale e una spina nel fianco per i sionisti genocidi da Tel Aviv a Londra a New York.

Oggi è la voce della coscienza globale che dice la verità ai volgari guerrafondai che commettono atrocità a Gaza

L’audace, brillante e approfondito rapporto che Albanese ha recentemente pubblicato, giustamente intitolato “Anatomia di un genocidio”, ha suscitato molta ammirazione in tutto il mondo per il suo instancabile lavoro, ma anche orrore e furia tra i sionisti che non vogliono che il genocidio di Israele in Palestina abbia un resoconto così eloquente, preciso e dettagliato. 

Si tratta del secondo resoconto di questo tipo dopo quello preparato dal team legale del Sudafrica contro il genocidio israeliano in corso presso la Corte Internazionale di Giustizia. Quel documento, altrettanto avvincente, fa ora da sfondo al rapporto di Albanese: sono due solidi documenti che chiedono conto ai coloni insediati in Israele del crimine di genocidio contro il popolo palestinese. 

Ingannati e illusi dalla lobby israeliana negli Stati Uniti e dalla propaganda dei media occidentali, i sionisti genocidi potrebbero illudersi che, come il proverbiale struzzo con la testa nella sabbia, il mondo sia cieco di fronte alle efferatezze dello stato israeliano in Palestina – soprattutto perché la lobby ha comprato e pagato i politici americani, che continuano a procurare le armi che alimentano questo orrore.

Rapporti come quello di Albanese, e documenti legali come quello del Sudafrica, costituiscono un atto d’accusa globale contro un’ideologia moralmente depravata e politicamente fallimentare di furto, omicidio e distruzione, che è alla base del colonialismo d’insediamento israeliano.

Il rapporto di Albanese è dettagliato e mozzafiato, un documento stellare di integrità professionale e squisita ricerca. “La natura schiacciante e la portata dell’assalto di Israele a Gaza e le condizioni di vita distruttive che ha inflitto rivelano l’intento di distruggere fisicamente i palestinesi come gruppo”, conclude solennemente il rapporto.

Fatti sul campo

Il rapporto cita “ragionevoli motivi per ritenere che sia stata raggiunta la soglia che indica l’attuazione dei seguenti atti di genocidio contro i palestinesi di Gaza: uccidere i membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per portare alla sua distruzione fisica in tutto o in parte”.

Il linguaggio giuridico del documento è misurato e privo di emozioni: “Gli atti genocidi sono stati approvati e resi effettivi a seguito di dichiarazioni di intenti genocidi rilasciate da alti funzionari militari e governativi”. 

Ciò che guida Albanese in questo rapporto sono i fatti sul campo, compresi i bambini e i loro genitori massacrati in pieno giorno. Da Netanyahu nel suo stato di arroccamento, ai leader americani ed europei che lo hanno sostenuto, tutti sono coinvolti in questo rapporto storico.

Il recente libro di Albanese e del coautore Lex Takkenberg, Palestinian Refugees in International Law, permette una solida comprensione delle basi scientifiche e legali di questo breve rapporto, sfatando la macchina della propaganda sionista in Europa e negli Stati Uniti. 

Le reazioni dei funzionari israeliani, statunitensi ed europei a questo rapporto sono state, ovviamente, logore e stereotipate. Si sono concentrate sulla sua autrice, che i critici hanno dichiarata “antisemita”, mettendo in dubbio le sue ricerche e sminuendo la sua preparazione.

La BBC, la voce perenne del colonialismo britannico in tutto il mondo, è entrata in fibrillazione: “Anche molti israeliani saranno probabilmente scioccati. E il suggerimento di genocidio, nei confronti di uno stato che è stato fondato come risultato diretto del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista, provocherà una profonda offesa”.

Molti sionisti stanno reagendo alla stregua di giovani membri di un club di dibattito, del tutto estranei all’argomento, che si affrettano a prepararsi per un dibattito televisivo, senza conoscere i fatti sul campo, o peggio ancora, ignorandoli. In effetti, Albanese ha sollevato un vespaio. 

Verità contro propaganda

Tuttavia, la BBC ha finto un ridicolo senso di equilibrio: “A molti non piacerà la scelta delle parole di Francesca Albanese, ma il contenuto del suo rapporto aumenterà la pressione su Israele affinché cambi strategia”. Strategia? Il genocidio è una strategia? E cosa comporterebbe esattamente un cambiamento strategico: continuare a mutilare e uccidere i palestinesi, ma con delicatezza? Pura e semplice assurdità!

In definitiva, la BBC alimenta la narrazione israeliana che cerca di screditare l’intero organismo delle Nazioni Unite che ha commissionato questo rapporto: “Israele è da anni irritato dall’agenda del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che dedica permanentemente un’intera sezione – il punto 7 – all’esame della situazione in ‘Palestina e negli altri territori arabi occupati’”. 

L’articolo prosegue: “Il punto all’ordine del giorno non è stato approvato dall’ONU nel suo complesso, ma da stati membri dell’ONU, decenni fa, e non è mai scaduto. Nessun altro paese al mondo ha un controllo permanente come questo, e Israele lo considera discriminatorio e volto a delegittimarlo. Si rifiuta di partecipare al Consiglio quando è in discussione il punto 7”.

La battaglia a cui stiamo assistendo sul rapporto di Albanese è una battaglia tra la verità, che riecheggia dal Sudafrica all’Irlanda, dal Nicaragua alle Nazioni Unite, da una parte, e la disperata macchina propagandistica di Israele, sostenuta e supportata dai media occidentali, dall’altra. La lunga storia del colonialismo britannico ha creato questa calamità e la BBC continua a difendere e legittimare le sue barbarie. 

Stiamo assistendo a un momento epocale nella storia non solo del colonialismo d’insediamento israeliano e del corredo di barbarie che l’ha reso possibile, ma, cosa altrettanto importante, della prolungata storia della barbarie europea ed eurocentrica in tutto il mondo, di cui Israele è oggi la principale eredità. 

Durante la rivolta di Black Lives Matter negli Stati Uniti e in tutto il mondo, la gente ha iniziato ad abbattere le orribili statue degli schiavisti coloniali europei, scoprendo gli archivi profondamente sepolti della barbarie che l’Europa ha perpetrato in tutto il mondo. Oggi, le persone di tutto il mondo sono testimoni di questa epocale messa in scena in Palestina della barbarie europea.

Documenti come quello preparato dal Sudafrica alla Corte Mondiale hanno ora una controparte altrettanto potente da parte di Albanese. Questi sono gli archivi della nostra storia presente e recente. Israele, Europa e Stati Uniti non devono mai essere lasciati liberi da queste testimonianze. Le scuole e le università di tutto il mondo devono iniziare a insegnare questi documenti. 

Hamid Dabashi è Hagop Kevorkian Professor of Iranian Studies and Comparative Literature alla Columbia University di New York, dove insegna Letteratura Comparata, Cinema mondiale e Teoria postcoloniale. Tra i suoi ultimi libri ricordiamo The Future of Two Illusions: Islam after the West (2022); The Last Muslim Intellectual: The Life and Legacy of Jalal Al-e Ahmad (2021); Reversing the Colonial Gaze: Persian Travelers Abroad (2020) e The Emperor is Naked: On the Inevitable Demise of the Nation-State (2020). I suoi libri e saggi sono stati tradotti in molte lingue.

https://www.middleeasteye.net/opinion/war-gaza-whos-afraid-francesca-albanese

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

11/4/2024 https://www.assopacepalestina.org/

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