I globalisti di Soros vogliono una guerra totale contro la Russia?

Gli atlantisti di Soros difendono l’unipolarismo o la dottrina Wolfowitz, non vogliono un accordo di pace con il presidente russo Vladimir Putin e hanno già delineato un piano per i prossimi cinque anni che comporterebbe il recupero del ruolo degli Usa come poliziotto mondiale, un progetto che concepisce la sottomissione di Russia e Cina ai dettami di Washington. Foto: EFE

di Germán Gorraiz

I globalisti del Club delle Isole non accettano un accordo di pace con Putin perché “la Russia è la balena bianca che cercano di catturare da anni”. Così, sotto la guida di George Soros, avrebbero pianificato un attacco sotto falsa bandiera per far sì che la NATO dichiarasse guerra aperta alla Russia, che sarebbe l’inizio della Terza Guerra Mondiale.

Unipolarità vs isolazionismo

Le recenti elezioni americane non sono state solo la solita lotta tra democratici e repubblicani per alternarsi al potere, ma una drammatica battaglia tra gli atlantisti di Soros, difensori dell’unipolarismo o della dottrina Wolfowitz, contro i difensori della dottrina isolazionista statunitense incarnata da Donald Trump, che sta cercando di firmare un accordo di pace con la Russia di Putin dopo aver affermato che “potrebbe risolvere la guerra in 24 ore per mezzo di un accordo con Vladimir Putin”.

Si tratterebbe di un missile sulla linea di galleggiamento dei globalisti che hanno già delineato per i prossimi cinque anni un piano che implicherebbe il recupero del ruolo degli USA come gendarme mondiale attraverso uno straordinario aumento degli interventi militari statunitensi all’estero per recuperare l’unipolarismo sullo scacchiere geopolitico globale, seguendo la Dottrina Wolfowitz.

I globalisti del Club delle Isole

Secondo l’analista russo Daniel Estulin, “il Club delle Isole detiene circa dieci trilioni di dollari in attività finanziarie, controlla l’offerta globale di petrolio, oro, diamanti e molte altre materie prime vitali e distribuisce queste attività in base alla sua agenda geopolitica”.

Secondo Estulin, “George Soros è il suo capo visibile e fa parte di una confraternita finanziaria molto coesa, un gruppo segreto di famiglie che perseguono obiettivi comuni, che si tratti del Bilderberg, del Council on Foreign Relations, della Commissione Trilaterale o del Club di Roma e con gli interessi dell’ancora potente Impero britannico come attore finale”. Aggiunge anche che “la Russia sarebbe per loro la balena bianca che cercano di catturare da anni”.

Rivoluzione colorata fallita contro Putin

In un documento intitolato “La strategia per la Russia, 2014-2017”, Soros afferma che, “nonostante il triste ritorno della Russia a un governo autoritario, è importante continuare a lavorare nel paese per preservare i valori democratici e garantire che la Russia non diffonda la sua influenza sulla scena mondiale”.

Così, l’esperto designer di rivoluzioni colorate, Georges Soros, ha preparato una rivoluzione colorata contro Putin con la scusa del malcontento della società russa contro l’alto costo della vita e la corruzione dilagante, un’operazione fallita dopo l’arresto del leader del movimento “Fondo anticorruzione”, Alexei Navalny.

Verso la Terza Guerra Mondiale?

Brzezinski, nel suo libro “Between Two Ages: America’s Role in the Technotronic Age” (1971), indica che “è arrivata l’era del riequilibrio del potere mondiale, potere che deve passare nelle mani di un nuovo ordine politico globale basato su un legame economico trilaterale tra Giappone, Europa e Stati Uniti”.

Tale dottrina implicherebbe la sottomissione di Russia e Cina e includerebbe la possibilità di un attacco nucleare lampo senza preavviso da parte degli Stati Uniti utilizzando missili Trident II contro obiettivi vitali russi e cinesi, un attacco che potrebbe comunque portare a una conflagrazione globale con conseguenze imprevedibili per la specie umana e il futuro del pianeta.

Così, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, un conflitto nucleare tra Stati Uniti e Russia causerebbe la morte di oltre 5.000 milioni di persone nei due anni successivi all’impatto e la maggior parte delle vittime sarebbe causata dal successivo inverno nucleare.

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