Il lockdown triplica i femminicidi

Nella giornata mondiale contro la violenza alle donne la cronaca italiana si apre con due nuovi femminicidi che vanno ad aggiungersi ai 91 commessi quest’anno, portando le statistiche a una media di un femminicidio ogni tre giorni. Una donna è stata uccisa a coltellate dal marito a Cadoneghe in provincia di Padova, un’altra è stata trovata uccisa tra gli scogli di Pietragrande, in provincia di Catanzaro. Da nord a sud la violenza di genere dilaga.

Per avere un’idea del fenomeno criminale di quest’epoca, ActionAid ha presentato in questi giorni il rapporto Una via d’uscita dalla violenza (cofinanziato dalla Ue nel quadro del progetto europeo WE GO! – Women Economic-independence & Growth Opportunity). Il report oltre a fornire raccomandazioni alle istituzioni in favore di politiche volte a supportare l’empowerment economico delle donne che hanno subito violenza, pubblica i risultati di un’indagine condotta in collaborazione con alcuni centri antiviolenza (Cav) finalizzata a definire il profilo delle donne che a questi si rivolgono per capire quali azioni e politiche intraprendere per sostenere le donne che vogliono uscire da situazioni violente.

Sono state intervistate 552 donne assistite dai Cav di quattro paesi europei: Bulgaria (1 centro), Grecia (6), Italia (3) e Spagna (2).

Età e livello d’istruzione
Il 32,5% delle donne che si rivolge ai Cav ha un’età compresa fra i 30 e i 39 anni, il 29,2% fra i 40 e i 49 anni, il 21,8% fra i 18 e i 29 anni e il 16,5 % ha 50 anni e oltre. La maggioranza delle donne ha un buon livello d’istruzione: il 38,8% infatti ha un diploma di scuola secondaria superiore mentre il 22,7% ha fatto studi universitari. Il 29,6% ha un livello d’istruzione che si ferma alla scuola primaria o secondaria di prima grado e solo il 9% ha un livello d’istruzione inferiore alla scuola primaria.

Tipologia di violenza
L’88,4% delle donne ha subito diverse forme di violenza. Nella maggior parte dei casi, l’autore è il marito/partner (41,7%) o l’ex-marito/ex-compagno (48,7%). Il periodo delle violenza è lungo: il 23,7% ha subito violenza per un periodo incluso fra i 5 e i 10 anni e il 26,5% per più di 10 anni. Se l’autore della violenza è il partner o il marito la violenza ha una durata maggiore: in questo caso, il 27% delle donne la subisce per un periodo compreso tra 5 e 10 anni e il 32,7% per più di 10 anni. .

Situazione economica
Il 40,9% delle donne lavora mentre il 59,1% non ha un lavoro. Il 73,7% hanno figli a carico, per la maggior parte fino a 13 anni d’età. Solo il 13,3% vive in una casa propria mentre il 14,8% ne condivide la proprietà con il marito/partner. L’82,5% delle donne ha un basso livello di indipendenza economica contro il 17,5% che è economicamente indipendente. Il 53% delle donne ha subito qualche forma di violenza economica : in particolare, il 22,6% dichiara di non avere accesso al reddito familiare, il 19,1% non può usare i suoi soldi liberamente mentre il 17,6% afferma che le sue spese sono controllate dal partner. Il 16,9% non conosce nemmeno l’entità del reddito familiare mentre il 10,8% non può lavorare o trovare un impiego.

L’analisi evidenzia perciò che avere un buon livello d’istruzione o un lavoro non implica necessariamente essere economicamente indipendenti dal partner violento. Gli abusi di carattere economico, infatti, impediscono alle donne di controllare il proprio reddito o quello familiare, impedendole di fatto la fuga dalla violenza all’interno delle mura domestiche. Il quadro diventa ancor più inquietante se si considera che ancora oggi le donne che si rivolgono ai centri anti-violenza sono una minoranza e le istituzioni poco fanno per promuovere e sostenere le associazioni anti-violenza.

Eppure un dossier del Viminale di agosto 2020 riporta che nel periodo 9 marzo – 3 giugno 2020, durante il primo lockdown, per l’emergenza coronavirus sono stati 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo: 44 donne (il 75,9%) e in 14 casi uomini, praticamente ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. Nei 279 giorni di “normalità” gli omicidi di donne in ambito familiare-affettivo sono stati 60 (su un totale di 104 omicidi familiari-affettivi), su base annua uno ogni sei giorni. Possiamo perciò concludere che il lockdown ha di fatto triplicato i femminicidi. Dati che dovrebbero allertare qualsiasi governo, mentre ad oggi le istituzioni non sembrano aver intrapreso iniziative concrete per bloccare questa nota e terribile epidemia.

Roberta Ferruti

25/11/2020https://comune-info.net

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