Il potere del Grande Altro

Il capitalismo della sorveglianza è il nome che il fortunato libro di Shoshana Zuboff usa per raccontare l’ennesima trasformazione di un sistema che plasma il modo di vita delle società organizzate per garantire il dominio dell’accumulazione sulla vita.

Un testo di straordinaria attualità e acutezza di analisi, quello di Shoshana Zuboff. Studia la più recente evoluzione del capitalismo, il quale si appropria dell’esperienza umana e la trasforma (renderizzazione) in dati; di questi, una piccola parte serve a migliorare prodotti o servizi, ma tutto il resto è surplus comportamentale, che le macchine di “intelligenza artificiale” (I.A.) trasformano in prodotti predittivi, merce da scambiare nel nuovo mercato dei comportamenti futuri.

Shoshana Zuboff, ricercatrice in psicologia sociale presso l’Università di Harvard e laureata in filosofia presso l’Università di Chicago, dal 1981 docente alla Harvard Business School, ha scritto il ponderoso (oltre 600 pagine, di cui quasi 80 di note bibliografiche, in caratteri piccoli) Il capitalismo della sorveglianza, pubblicato in Italia nell’ottobre 2019 dalla Luiss, nella traduzione di Paolo Bassotti.

Questa definizione, che appare già nel primo capitolo, è l’estrema sintesi, il nucleo del contributo conoscitivo che l’autrice ci offre con la sua indagine.

Lo sviluppa ampiamente e minuziosamente nei successivi diciassette capitoli, rendendo chiaramente comprensibile l’articolata complessità di questa nuova trasformazione del capitalismo, mostrandoci una mole impressionante di dati e informazioni che non lasciano dubbi.

L’infrastruttura utilizzata dal capitalismo della sorveglianza (CdS), inventato negli Stati Uniti da Google, è la rete mondiale computerizzata interconnessa e ubiqua, che ha consentito la creazione di un gigantesco potere strumentalizzante e antidemocratico senza precedenti, che Zuboff chiama “Grande Altro”.

Un potere fondato su una vera e propria rapina: fu Google a rivendicare per prima il diritto – e a difenderlo a ogni costo – di impossessarsi dell’esperienza umana come una materia prima da utilizzare liberamente, per trasformarla in dati comportamentali.

Il CdS mantiene i princìpi fondamentali del capitalismo (competizione, profitto, produttività, crescita senza limiti), aggiungendo i metodi per la modifica del comportamento. Il meccanismo sfrutta i c.d. dati collaterali ricavati dall’utente, sottoponendoli al processamento dell’I.A., la quale li converte, con tecniche che sono un geloso segreto aziendale, in algoritmi predittivi del comportamento degli utenti.

Nel mercato dei comportamenti futuri, i clienti sono gli inserzionisti e chiunque sia disposto a pagare per i prodotti predittivi creati dalle aziende del CdS, sempre più numerose. Ma non si tratta solo di economia e finanza: è l’ordinamento stesso delle nostre società ad essere  profondamente modificato dalla digitalizzazione del mondo (linguaggio, beni culturali, tradizioni, istituzioni, leggi, ecc.) e delle nostre vite, dalla quale vengono continuamente elaborati algoritmi destinati a governare una crescente quantità di funzioni commerciali, sociali e anche governative.

Quando si crearono le condizioni per l’avvio e poi lo sviluppo travolgente del CdS? Fu dopo gli attacchi dell’11.09.2001 a New York e Washington, quando la sicurezza diventò la priorità e le preoccupazioni per la tutela della privacy delle persone svanirono.

Con il Patriot Act e il Terrorist Screening Program, si ampliò enormemente la raccolta di dati personali; si saldò un’alleanza molto forte tra le aziende della Silicon Valley e le agenzie governative, un’alleanza che produsse l’eccezionalismo della sorveglianza.

In questo nuovo contesto, Google attuò una strategia molto efficace, basata sulle sue ineguagliabili competenze, sfruttabili in politica. Oltre alla “tradizionale” attività di lobbying a Washington, ben finanziata e molto aggressiva, oltre ai fondi destinati alla ricerca nelle università e a influenzare l’opinione pubblica, si legò organicamente all’amministrazione Obama tra il 2009 e il 2016, anni fondamentali per la crescita eccezionale dell’azienda: per la campagna elettorale di Obama nel 2008, raccolse dati significativi su oltre 250 milioni di statunitensi e in quella del 2012 il ruolo di Google fu ancora più importante; l’uso del surplus comportamentale e del suo potere predittivo fu mantenuto nella massima segretezza.

Nel 2013 Edward Snowden rivelò la complicità tra le agenzie statali della sicurezza e le aziende tecnologiche. Nel 2017 Google, Facebook, Microsoft, Twitter e altre aziende del digitale organizzarono il Global Internet Forum to Counter Terrorism.

Nello stesso anno, il G20 di Amburgo decise di lavorare con le aziende del web. Geofeedia è un’azienda specializzata nel tracciare la posizione di manifestanti, sindacalisti e attivisti, dei quali calcola gli “indici di minaccia”: ovviamente, collabora con le polizie di molti stati.

Il ciclo dell’esproprio dei nostri dati, in funzione senza sosta e a dimensione planetaria, alimenta e accresce sempre più il surplus comportamentale, che comprende ogni elemento del mondo digitale: ricerche, messaggi, e-mail, chat, social networks, luoghi, volti, foto, video, canzoni, schemi comunicativi, atteggiamenti, preferenze, interessi, emozioni, malattie, acquisti, ecc.

Per avere un’idea delle dimensioni, si pensi che su Google, nel 2017, le sole ricerche erano oltre 40 mila ogni secondo, 3,5 miliardi ogni giorno. E Google è diventata la seconda azienda più ricca al mondo, dopo Apple, con $ 650 miliardi di capitalizzazione.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Tra i nuovi e più aggressivi protagonisti del CdS c’è Facebook, che nasceva nel 2007 con  l’obiettivo di collegare tutte le persone del mondo gratuitamente. In poco più di un decennio, ha creato un’immensa rete sociale mondiale, formata da circa 2 miliardi di persone, la quale non solo costituisce una grandissima riserva di surplus comportamentale, ma possiede anche le informazioni personali migliori – fornite gratuitamente e volontariamente dai suoi utenti – in numero maggiore di chiunque altro e soprattutto reali, non dedotte.

Ma sta anche estendendo il suo dominio al di là della dimensione di social network: investe molto, infatti, in droni e realtà aumentata, oltre ad accaparrarsi i migliori esperti mondiali del digitale.

Un fattore determinante per accrescere in modo esponenziale il suo ciclo dell’esproprio fu il pulsante like, creato nel 2010 e presentato come mezzo per comunicare con gli amici; ma tacendo il fatto che tracciava sia gli iscritti che i non iscritti a FB, come confermò l’anno dopo il Wall Street Journal. Zuckerberg rispose che il tracciamento era un errore dei cookies, ma per motivi di sicurezza e di performance non poteva bloccare quella funzione; e nel 2012 fornì agli inserzionisti indirizzi e-mail, numeri di telefono e siti visitati dai propri utenti. Nel 2017 FB ricavava dalla pubblicità (soprattutto dai telefoni mobili) $ 9,2 miliardi in un trimestre; nel 2016, Google e Facebook assorbivano il 20% della spesa pubblicitaria mondiale.

Nel 2015 anche Microsoft avviò l’estrazione del surplus comportamentale, affiancando al motore di ricerca Bing l’assistente digitale Cortana, che continuava a inviare dati all’azienda anche  se veniva disabilitato. E poi acquistò LinkedIn, social network professionale, per $ 26,2 miliardi. Dal 2014 al 2017, il valore di mercato dell’azienda salì da $ 315 miliardi a più di $ 500 miliardi.

Verizon, la più grande azienda di telecomunicazioni degli Stati Uniti, nel 2014 entrò nella pubblicità sui telefonini e assegnò a ogni utente un numero di tracciamento nascosto e non cancellabile, chiamato PrecisionID. Dopo aver comprato Yahoo! e AOL, i suoi utenti mensili diventarono 1,3 miliardi.

Quanto all’internet delle cose, Zuboff ci spiega come il CdS abbia iniziato da anni a sviluppare e sfruttare questo nuovo e promettente mercato. L’IBM ci ha investito $ 3 miliardi e ha creato Watson, il suo sistema antropomorfizzato di I.A., per renderizzare tutte le azioni e le situazioni del mondo in un flusso comportamentale. Il sé e il corpo sono ridotti a oggetti e scompaiono nel flusso di un mercato totalitario. In un rapporto IBM del 2014, si legge che «Grazie all’internet delle cose, i beni fisici stanno prendendo parte al mercato digitale globale in tempo reale. Attorno a noi ci sono un’infinità di beni che verranno facilmente indicizzati, ricercati e commerciati come qualunque altro bene online (…) La chiamiamo “liquefazione del mondo fisico”».

Con finalità analoghe, Joseph Paradiso, docente al MIT Media Lab, guida gruppi di informatici, ingegneri, musicisti e artisti per l’estrazione di dati e tecnologie indossabili, puntando in futuro a rendere indistinguibile l’informazione digitale dal mondo fisico. Il suo obiettivo finale è la creazione di una “onniscienza digitale”, pervasiva e costantemente accresciuta, capace di aggregare i vari contesti, come un sistema nervoso che ricopra tutto il pianeta.

Approfondendo il processo di estrazione di dati dalle nostre vite, il CdS è già sbarcato sul grande continente dei nostri dark data: motivazioni, desideri, umori, emozioni, ecc., da renderizzare in piccolissimi pezzetti di comportamento, per addestrare sempre meglio le macchine di I.A.

Gli algoritmi processano le espressioni facciali e le emozioni vengono rilevate, aggregate e trasmesse su internet secondo per secondo, consentendo a inserzionisti e altri clienti di prendere le decisioni migliori. Risultato: più emozioni si provano, più si spende.

I sensori smart possono registrare e analizzare ogni comportamento e decidere come cambiarlo. possono quindi modificare le azioni in tempo reale nel mondo reale: l’autrice le definisce economie d’azione e sono la nuova fase del processo di previsione. Il CdS ha scoperto che il formato del gioco – più dell’80% delle persone usano il loro dispositivo mobile per giocare – è ideale per applicarle.

Fu sperimentato la prima volta pochi anni fa, con Pokémon Go, utilizzando Google Maps e mettendo insieme economie di scala, scopo e azione, creando mappe di spazi interni ed esterni, pubblici e privati, persino un laboratorio vivente per testare la telestimolazione dei giocatori.

Foto di succo da Pixabay

È l’avvento di un nuovo totalitarismo? Zuboff dice di no, perché il potere strumentalizzante del CdS struttura il comportamento per modificarlo, predirlo, monetizzarlo e controllarlo; non è fondato sulla violenza e la repressione e non ha alcun interesse al progetto di una “nuova umanità” analoga al totalitarismo elaborato dal filosofo Giovanni Gentile, che nel 1932 pubblicò, con Benito Mussolini, La dottrina del fascismo, in cui lo Stato è l’unità organica e inclusiva che trascende le vite dei singoli, le differenze e le divisioni della società.

Il CdS offre alle persone connessioni sociali, accesso all’informazione, risparmio di tempo; anche sostegno e vicinanza, ma questi ultimi sono illusori. Il suo reale obiettivo è quello di ottenere profitti sempre maggiori, sfruttando la vulnerabilità delle persone e le carenze della società nel soddisfare i loro bisogni.

Alle precipue caratteristiche del CdS in Cina – seconda potenza economica mondiale, in ascesa verso la prima posizione – l’autrice ha dedicato un’attenta analisi, offrendo un illuminante paragone con gli Stati Uniti. Il governo cinese ha sviluppato un sistema di “credito sociale” che «facendo leva sull’esplosione dei dati personali (…) per migliorare il comportamento dei cittadini (…) individui e imprese sono valutati su vari aspetti della loro condotta – dove vai, che cosa compri e chi conosci – e questi punteggi vengono integrati in un database completo in grado non solo di inviare le informazioni al governo, ma di collegarle con i dati raccolti dalle imprese private», in modo che i dati, da fonti pubbliche e private, siano riconducibili a ogni individuo grazie alle impronte digitali e altre caratteristiche biometriche. La finalità è usare i mezzi di modifica del comportamento per raggiungere risultati garantiti nella società, invece che di mercato.

Il traffico web è cresciuto di 17,5 milioni di volte dal 1992 e si stima che oggi ci siano 25 miliardi di dispositivi intelligenti; nel 2017 gli utenti mensili Google di Gmail, Android, Chrome, Maps, Search, YouTube e Play Store erano arrivati a 1 miliardo; circa 500 milioni di utenti caricano ogni giorno 1,2 miliardi di foto. Di fronte a una crescita così impetuosa, qualche dirigente sente che la sua grande influenza sulle masse lo spinga a porsi obiettivi di portata epocale.

Il co-fondatore di Google, Larry Page, ha dichiarato qualche anno fa: «Probabilmente possiamo risolvere gran parte dei problemi degli esseri umani», prevedendo che nel futuro ci sarà tutto in  abbondanza e il lavoro sarà un ricordo lontano; perciò sta lavorando a ottimizzare l’organizzazione della società.

Il capo di Facebook, Mark Zuckerberg, vuole connettere tutta l’umanità, capire il mondo, costruire l’economia della conoscenza, nella quale ogni essere umano possa condividere contenuti di ogni tipo; ha infatti ben chiaro quale sia il ruolo della sua azienda nella storia della civiltà: guidare la comunità globale, fornendole i mezzi e supervisionando gli obiettivi.

Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, spiega che «Il cambiamento maggiore è che le persone e i loro rapporti con gli altri diventano un oggetto di prima classe nel cloud. Non si tratta più solo delle persone, ma dei loro rapporti, del loro rapporto con tutte le  macchine sul luogo di lavoro, del rapporto con gli orari, dei loro progetti, dei loro documenti; tutto viene esposto in Microsoft Graph. Questi flussi di informazioni onnicomprensive sono fondamentali per ottimizzare il futuro della produttività».

Risulta evidente che il CdS vuole che gli umani assomiglino sempre più alle macchine, perché questa “evoluzione” fa prosperare i suoi affari. 

Alex Pentland, direttore dello Human Dynamics Lab del MIT, da oltre vent’anni inventa strumenti e metodi per trasformare il comportamento umano, specialmente quello sociale, in matematica predittiva. Suo obiettivo dichiarato, è lo sviluppo del sistema sociale sul modello dei sistemi di macchine: «Se le persone non interagiscono correttamente e l’informazione non si diffonde correttamente (…) le persone prendono decisioni sbagliate (…) Stiamo cercando di creare una simbiosi uomo-macchina». I dati dei suoi dispositivi sociometrici possono quindi aiutare e aziende e altre organizzazioni a correggere i comportamenti sbagliati.

Nel 2011 scrisse il saggio Il sistema nervoso della società: costruire efficaci sistemi governativi, energetici e sanitari, nel quale delinea il futuro prossimo della società, stratificata in gruppi e sottogruppi di comportamento. Una nuova “demografia del comportamento” saprà predire malattie, rischi finanziari, preferenze nei consumi, opinioni politiche con accuratezza tra le 5 e le 10 volte maggiore delle attuali rilevazioni. Grazie alla mediazione dei computer e attraverso la reciproca imitazione, le persone saranno manipolate per ottenere una “confluenza”, secondo la logica della macchina alveare.

La fisica sociale di Pentland attua i princìpi della teoria sociale di Skinner, che trasforma la società in sciame e gli individui in meccanismi, secondo i seguenti princìpi: 1) i comportamenti umani devono essere finalizzati a un bene superiore, 2) la pianificazione sostituisce la politica, 3) per ottenere l’armonia bisogna usare la pressione sociale, 4) i pianificatori/regolatori hanno l’autorità per imporre e realizzare la nuova società, 5) l’individualità e il libero arbitrio sono ostacoli e minacce per la collaborazione, l’armonia e l’integrazione.

Il Grande Altro si appropria quindi di un potere e di una conoscenza immensi, privatizzandoli, e plasmando la società secondo le sue finalità. Come nella tirannia, in cui tutti vengono trattati come se fossero ugualmente insignificanti (cfr. Hanna Arendt); anche se non c’è violenza contro le persone, dato che a questo potere strumentalizzante basta addestrarci.

Foto di succo da Pixabay

L’autrice, infine, ci ricorda che «Il diritto al tempo futuro è condizione per una vita umana pienamente realizzata, ma è minacciato da un’architettura digitale che modifica i comportamenti (…) Se la civiltà industriale ha prosperato a spese della natura e ora minaccia la biosfera e la nostra esistenza, la civiltà dell’informazione dominata dal CdS può prosperare solo a spese della natura umana, minacciando la nostra stessa umanità».

Perciò non ci si deve rassegnare alla retorica dell’inevitabilismo dello sviluppo della civiltà digitale guidato dal CdS. Bisogna, al contrario, difendersi e lottare contro l’esproprio del nostro  futuro.

Giorgio Salerno

23/5/2021 https://comune-info.net

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