L’ALTRO VACCINO. Quello contro il brevetto dei profitti

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La sanità pubblica è in pericolo.
I tagli, il graduale smantellamento e le crescenti lentezze nell’erogare servizi rischiano di screditare l’offerta di salute pubblica agli occhi del cittadino che, pur di ottenere risposte di qualità in tempi dignitosi, non si fa alcun scrupolo a rivolgersi ad una sanità privata convenzionata e per chi ha i soldi, anche attraverso assicurazioni integrative, direttamente alla sanità privata.

L’ amministrazione di una ASL, con una auto ammissione di incapacità a gestire determinati servizi , si affida al privato cui verserà nel breve periodo cifre anche sovrapponibili a quelle che sosteneva quale ente erogatore. Ma nel medio-lungo periodo tali cifre sono destinate ad aumentare non fosse altro perché il privato investe per ottenere un profitto e non semplicemente per un pareggio di bilancio.

L’ente pubblico dipenderà sempre di più dal Privato nella misura in cui gli affida più servizi sanitari. In tale situazione non stupisce il fatto che ad un certo punto il Privato possa pretendere contratti di convenzione più onerosi pena la riduzione e perfino l’interruzione di prestazioni .

Le criticità che affliggono il cittadino sono l’allungamento delle liste di attesa per esami strumentali, visite specialistiche, prestazioni in PS (Pronto Soccorso), interventi chirurgici in elezione, ricoveri programmati , lunghe attese per le riabilitazioni. Tutti questi disservizi sono il risultato di tanti fattori:

  • taglio del personale per mancato turnover, per chiusura di reparti e ospedali e per riduzione dei posti letto anche al di sotto dei coefficienti ( vedi decreto Balduzzi: 3X 1000 posti letto pazienti acuti e 0.7 x 1000 posti letto di riabilitazione RSA)
  • col numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina c’è una ridotta disponibilità di medici laureati e conseguentemente anche dei medici di medicina generale con mancata copertura delle zone carenti ( in genere quelle lontane dalla costa o dai maggiori centri abitati )
  • per la esiguità dei posti di accesso nelle Scuole di Specializzazione mancano medici specialisti specie nelle discipline chirurgiche o di anestesia-rianimazione o di medicina d’urgenza ; anche per questo molti medici laureati vanno via dall’Italia
  • obsolete sono le Unità complesse di cure primarie (UCCP ) che, consorziando alcuni medici di famiglia ed erogando diverse prestazioni di bassa intensità h24 ( prelievi, infusioni, medicazioni, ecg , ecografie di base, ecc) unitamente all’assistenza domiciliare integrata ( ADI ) e al servizio di guardia-medica/auto medica avrebbero dovuto portare le cure al domicilio e nello stesso tempo evitare accessi impropri ai Pronto Soccorso.

La Sanità sul territorio prevede anche una serie di servizi che hanno subito in questi ultimi decenni forti tagli: i Centri di Igiene Mentale, Consultori, il contrasto alla Disabilità e alla Dipendenza , la Medicina preventiva.

  • insufficiente numero di posti letto di Riabilitazione ( al di sotto del già basso coefficiente 0.7 x 1000 abitanti ) e conseguente stazionamento di pazienti nei reparti acuti già saturi.

Dannosa è stata l’idea in molte regioni di affidare in convenzione i posti letto di riabilitazione alle Case di Riposo private : in queste strutture spesso non viene garantita una congrua continuità assistenziale e non vengono eseguite una serie di terapie. Questo spiega il fatto che tali strutture inviino spesso i loro ospiti ai Pronto Soccorso anche per problematiche cliniche di bassa intensità. Le RSA quando erano pubbliche o erano aggregate fisicamente a presidi ospedalieri oppure erano comunque in sinergia con i medici ospedalieri per consulenze, con i laboratori analisi

Asl , con la radiologia di base e la telemedicina .

Ebbene quando la situazione diviene pericolosa e non più sostenibile di fronte ai cittadini, specie nei settori dell’ emergenza, l’ente, che nel frattempo non ha saputo fare un’adeguata programmazione sul proprio personale, comincia a proporre turni “incentivati“ o “a gettone“ fuori dall’orario di lavoro istituzionale e se non basta stipula onerosissime convenzioni con medici o èquipe di medici di altre strutture pubblico-private per turni aggiuntivi o acquisto di prestazioni che vanno dalla diagnostica alla chirurgia elettiva oppure richiama personale in Pensione (come avvenuto e avviene nell’emergenza Covid o per la campagna vaccinale ).

Questo modo di procedere non crea posti di lavoro per nuovi medici , stanca fisicamente il personale chiamato ripetutamente a turni straordinari, non risolve i problemi in maniera sterutturalee e sperpera ingenti somme di denaro pubblico.

Un personale sanitario numericamente in sofferenza non potrà dedicare parte dell’orario di servizio, come previsto dal contratto nazionale, alla formazione e aggiornamento professionale per cui molte competenze rischiano di essere perse quando un medico va in pensione oppure non c’è la possibilità di acquisirne delle nuove .

Mariano Mij

Medico Asl Imperia

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