Ilva, ancora proroghe sul cronoprogramma e deroghe ambientali.

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Il Governo Renzi ieri oltre alla “porcata di Natale” consumata con il Jobs Act ha varato pure il il settimo decreto sullo stabilimento Ilva di Taranto. Una lunga teoria di disposizioni in cui un passo smentisce l’altro. Il capolavoro di palazzo Chigi stavolta colpisce al cuore i cittadini di Taranto che saranno costretti a subire non meglio precisate deroghe ai parametri ambientali contenuti nell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e proroghedella gestione commissariale. Senza contare che i soldi pubblici messi a disposizione dell’ILVA sono una quantità irrisoria e non serviranno che a pagare un terzo del debito che ILVA ha con le banche. Saranno comunque sottratti ai progetti di sviluppo regionale, “usando fondi europei FESR e di coesione sociale – come denuncia Peacelink – che dovrebbero essere invece investiti a favore dello sviluppo, della ricerca e dell’innovazione sostenibili”.

“Lo Stato rinuncia definitivamente ad investire nelle migliori tecnologie e nel rispetto dell’autorizzazione ambientale AIA che era stata prescritta nel 2012 – continua Peacelink -. Viene garantito così un salvacondotto penale al Commissario che guiderà l’ILVA, visto che i tempi di completamento dell’autorizzazione ambientale AIA si dilatano in maniera indefinita, ossia “a data da stabilire” con un ulteriore decreto del Presidente del Consiglio”. Giudizi negativi anche da altri settori del mondo ambientalista come Green Italia e Verdi.

Peacelink fa appello alla Commissione Europea perché sanzioni nuovamente il governo italiano, che non ha voluto attenersi alle norme comunitarie.

Il Governo intende infatti risolvere la questione Ilva di Taranto peggiorando – secondo quanto dichiarato dallo stesso Premier -le norme dell’AIA, che ritiene troppo severe e penalizzanti per l’ILVA. “Tale AIA non è mai stata rispettata, nelle sue parti più significative-sottolinea ancora Peacelonk -. In essa sono state previste le prescrizioni impiantistiche europee entrate in vigore in tutto il continente europeo dal 2012 in poi. Quindi non è vero (come affermato da Renzi) che l’AIA Ilva sia “troppo severa” e non è vero che nel resto dell’Europa non sarebbero in vigore le norme impiantistiche prescritte per l’Ilva di Taranto”.

 La produzione ed il funzionamento degli impianti attuali dell’Ilva (che sono attualmente sotto sequestro penale) aveva alla base un obbligo non rispettato: lo stretto rispetto del cronoprogramma AIA. Questo obbligo era stato indicato dalla Corte Costituzionale già nel maggio 2013. Il primo decreto “Salva-Ilva” (dicembre 2012) è stato infatti dichiarato “costituzionale” a condizione che il cronoprogramma AIA venisse rispettato entro il 2014. Il regime transitorio per l’ILVA era limitato ad un periodo breve finalizzato alla messa a norma dello stabilimento. Ma ciò non è avvenuto e quello che doveva essere considerato “transitorio” si è trasformato in un allungamento a dismisura dei tempi di attuazione delle prescrizioni AIA.

 PeaceLink, autrice delle denunce che hanno portato all’ apertura di due procedure di infrazione ed il conseguente parere motivato, in contatto già dall’agosto scorso con la Commissione Concorrenza in merito ai prestiti bancari e ad altri supposti aiuti di Stato all’Ilva, sottolinea il ruolo fondamentale assunto dalla Commissione Europea nel garantire il rispetto delle norme ambientali, in linea ed in perfetta continuità con l’azione della Magistratura tarantina.

PeaceLink si batterà per un piano B che salvi Taranto e i suoi lavoratori dalla catastrofe attraverso i fondi europei per le aree di crisi industriale e quindi invierà una lettera al Presidente della Commissione Europea per segnalare in maniera dettagliata la gravità delle violazioni di diverso tipo presenti nel decreto del governo italiano.

Fabrizio Salvatori

25/12/2014 www.controlacrisi.org

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