Ilva, è morto Alessandro, l’operaio trasformato in una torcia umana dal getto di ghisa. “Quell’altoforno doveva essere chiuso”

E’ morto ieri al Policlinico di Bari Alessandro Morricella, l’operaio-calciatore, investito da un getto di ghisa all’Ilva di Taranto. Alessandro era in coma da 4 giorni con ustioni profonde che hanno interessato il 90% del suo corpo. E’ la 49esima morte bianca all’Ilva di Taranto dal 1993. Alessandro, che di mestiere faceva il “colatore”, ovvero misurava la temperatura degli altiforni, lunedì scorso era stato investito da un getto incandescente che lo aveva trasformato in una torcia umana. Indossava tuta ignifuga e casco, ma gli strumenti di protezione non sono bastati a salvargli la vita.

Non e’ ancora del tutto chiara la dinamica dell’incidente. Forse la fiammata e’ stata causata da un accumulo anomalo di gas all’interno dell’altoforno. Certamente l’Altoforno 2,dove è avvenuto il tragico incidente, aveva già dato numerosi problemi in passato. Come denuncia sul suo sito Peacelink, “doveva essere fermato nel 2012 per ordine della magistratura, assieme a tutta l’area a caldo. Invece l’Altoforno 2 ha continuato a produrre grazie ai decreti e alle leggi battezzate Salva-Ilva”.

”Vogliamo che sia fatta chiarezza sulla dinamica di questo incidente mortale, affinché‚ non si ripeta mai più”, dice il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli. ”Alessandro Morricella è deceduto a seguito delle gravi ustioni riportate a solo un anno dall’ultimo incedente mortale accaduto sempre all’Ilva ai danni di un lavoratore di una azienda dell’appalto. Una morte che, come tutte, andava e doveva essere evitata”, sottolinea Mauro Faticanti, coordinatore nazionale per la siderurgia della Fiom che annuncia la costituzione della Fiom di parte civile nel processo.

“La sicurezza dei lavoratori non può essere svenduta”, afferma Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia. “Se questo è il prezzo del rilancio dell’Ilva, – scrive – noi non ci stiamo”. Monta la rabbia anche sui social network. E alle frasi di cordoglio si aggiungono messaggi di denuncia. C’è chi parla di ‘fabbrica assassina’, e di ‘tragedia annunciata’. Problemi di sicurezza all’Altoforno 2, dove è avvenuto l’incidente, erano stati segnalati ai custodi giudiziari anche dall’ambientalista Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina onlus. La Procura aveva già aperto un fascicolo d’inchiesta e iscritto quattro persone nel registro degli indagati. I

sindacati avevano proclamato 24 ore di sciopero. Erano già giunti messaggi di vicinanza di cordoglio, ai quali se ne sono aggiunti altri, anche dai commissari straordinari dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Proprio ieri era stato scoperto, nel cimitero di Talsano, un monumento ai caduti del Lavoro e del Dovere. La cerimonia è organizzata ogni anno dall’omonimo Comitato presieduto da Cosimo Semeraro, operaio Ilva in pensione che si ammalò di asbestosi. L’arcivescovo Filippo Santoro durante ha detto che “non si può morire mentre si lavora. Non è giusto. Non è tollerabile. Chiediamo al Signore di illuminare in particolare le autorità competenti, perché‚ questi fatti che ci lasciano smarriti ed addolorati, non accadano più”.

Fabio Sebastiani
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