Imprenditori, non Narcos: la storia di Nunzio

Nunzio ha 32 anni ed è il gestore di un growshop. Lo ha aperto nell’ottobre del 2021, con tanta intraprendenza e voglia di fare impresa. Ma in un pomeriggio del maggio 2023, la sua vita è cambiata drasticamente, in un attimo.Tutto è iniziato con un controllo all’interno del suo negozio di cannabis, quando il comandante della polizia locale gli ha chiesto alcuni documenti e un apparente censimento. 
 
La stessa sera, otto carabinieri hanno bussato alla sua porta, eseguendo una perquisizione. Hanno sequestrato i materiali del growshop oltre a fatture e documenti di tracciabilità. Hanno portato via tutto, compreso un coltellino da collezione e un rotolo di pellicola per alimenti.

Hanno sequestrato anche tutto il contante che Nunzio aveva risparmiato duramente in due anni di lavoro. Soldi destinati alle spese di casa, quelle che dobbiamo sostenere tutti per vivere.

Senza spiegazioni, Nunzio è stato portato in caserma e poi sbattuto in una cella del carcere di Poggioreale.

Il giorno successivo, la notizia dell’arresto di Nunzio è stata diffusa sui giornali e social media, con dettagli errati e diffamatori sul suo caso, incluso il sospetto infondato di affiliazione alla camorra. Gli hanno macchiato la reputazione e quella del suo negozio.

Fortunatamente, Nunzio si è rivolto a Meglio Legale per una consulenza legale che lo ha tirato fuori dai pasticci (se così vogliamo chiamarli), citando sentenze della Corte di Cassazione a suo favore. 

Ma non chiamiamola “vittoria”.Nunzio è stato trattato come un criminale, nonostante il suo negozio operasse nel pieno rispetto della legge e pagasse le tasse. È intollerabile.

L’ingiustizia e l’umiliazione di Nunzio possono colpire altri imprenditori e imprenditrici; un attacco diretto alla loro libertà, al loro diritto di  lavorare. Per questo, Meglio Legale ha deciso di lanciare un appello in difesa di tutti gli imprenditori e le imprenditrici italiane che hanno deciso di aprire un’attività che ha a che fare con la Canapa Industriale. Puoi firmare e leggere l’appello cliccando sul bottone che trovi qui in basso. Ti chiediamo anche il favore di condividerlo con più persone possibili. 
L’Appello

Al Ministro dell’Interno

Al Ministro dell’Agricoltura 

Al Ministro del Made in Italy

La situazione attuale della canapa industriale in Italia è caratterizzata da una legislazione obsoleta e restrittiva, che impedisce agli agricoltori di sfruttare appieno le potenzialità economiche di questa risorsa e crea una disparità di opportunità rispetto ad altri Paesi europei che hanno adottato politiche più aperte.

Nel 2016 è stata introdotta la legge n.242 che ha stabilito i requisiti e le procedure per la coltivazione della canapa industriale a fini commerciali. Questa legge ha aperto la strada a uno dei settori più promettenti dell’agricoltura italiana e del commercio al dettaglio, creando più di 12mila posti di lavoro, soprattutto per i giovani under 35. La canapa industriale ha inoltre sostenuto e promosso l’agricoltura, il commercio, l’occupazione e l’imprenditoria nelle regioni delle Isole e del Sud Italia.

Nonostante il crescente interesse e l’aumento delle coltivazioni, pregiudizi e stigma hanno continuato a pesare su questi lavoratori. Comportando un accanimento da parte delle nostre istituzioni e delle forze dell’ordine. Attivando centinaia di sequestri, perquisizioni e processi che hanno gravato sui tribunali e che nel 99% dei casi si sono risolti con assoluzioni o archiviazioni.

Sono ancora molte le problematiche che rendono insostenibile il lavoro degli attori del settore. La legge 242/2016 non è dettagliata in tutti gli aspetti e crea conflitti con il Testo Unico sugli stupefacenti e le sue disposizioni. La mancanza di chiarezza riguardo alle infiorescenze e ai loro estratti, così come l’assenza di una distinzione chiara tra la canapa industriale e la cannabis ad alto tenore di THC, ha generato incertezze interpretative. 

L’assenza di una regolamentazione chiara e coerente ha creato un clima di incertezza per gli agricoltori e gli imprenditori del settore. Inoltre da febbraio di quest’anno, su input del ministero dell’Interno le forze dell’ordine sono state sollecitate a effettuare sequestri a tappeto e interventi basati su una presunzione automatica di illegalità, ignorando la differenza tra la canapa industriale e la cannabis ad alto tenore di THC. Questo approccio punitivo crea non solo difficoltà legali e finanziarie per gli imprenditori, ma comporta anche un enorme spreco di risorse per lo Stato italiano. Risorse che potrebbero essere investite nella lotta al traffico illecito e alla mafia.

La criminalizzazione della canapa industriale va inoltre in contrasto con le tendenze internazionali e le politiche adottate da molti altri Paesi, che hanno riconosciuto il suo potenziale economico e ne hanno facilitato lo sviluppo attraverso una regolamentazione appropriata. Questa discrepanza mette l’Italia in una posizione svantaggiata, privando l’economia nazionale di un’opportunità di crescita sostenibile.

È fondamentale che il Governo riconosca la necessità di una riforma urgente della legislazione sulla canapa industriale. Una regolamentazione chiara e coerente, basata sulle evidenze scientifiche e sulle migliori pratiche internazionali, è indispensabile per eliminare l’ambiguità e promuovere lo sviluppo di un settore legale e redditizio. Questa riforma non solo contribuirà all’occupazione e alla crescita economica, ma anche alla riduzione del mercato illegale.

Pertanto, chiediamo ai Ministeri competenti di promuovere una regolamentazione efficiente e aggiornata della canapa industriale in Italia – anche coinvolgendo il Tavolo Tecnico di filiera presso il Ministero dell’Agricoltura istituito nel 2021 – affinché questo settore possa finalmente diventare una risorsa preziosa e possa contribuire alla crescita sostenibile dell’economia, alla tutela dell’ambiente e al benessere dei cittadini.

I 12 mila posti di lavoro della canapa made in Italy sono a rischio. È nel vostro potere tutelarli.

FIRMA L’APPELLO
12/7/2023 http://megliolegale.it
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