AGOSTO NERO

Quando la legge difende l’ingiustizia, ribellarsi è giusto e la resistenza diventa un dovere.

La storia dell’amianto, i cui effetti mortiferi sulla salute sia dei lavoratori che dei cittadini erano noti dall’inizio del 1900, dimostra esattamente questo: il profitto dei capitalisti viene prima della vita e il sistema borghese in cui viviamo è strutturato per difendere unicamente questo “diritto” del capitale, che chiama “legalità”.

La grande menzogna secondo cui alla ricchezza dei padroni corrisponderebbe la prosperità di lavoratori e cittadini non è mai stata più sbugiardata che in questi anni:  decine di migliaia di persone hanno pagato, pagano e pagheranno sulla loro pelle questa ricchezza, oltre a lavorare e a vivere in condizioni sempre più inumane. Passato, presente e futuro …. perché è in questi tempi che l’amianto uccide.

C’è un’istituzione dello Stato che difende la “legalità”: la magistratura. Per noi i tribunali sono stati, oltre ai luoghi di lavoro e alle piazze, un altro “luogo” dove dimostrare che alla barbarie del capitale ci si può, e si deve, ribellarsi, oltre ad uno strumento per far conoscere la nostra voce, a lungo soffocata come tutte quelle degli sfruttati e degli oppressi. Abbiamo vinto, abbiamo perso, ma non ci siamo mai arresi e questo “altro luogo” ci è servito per arrivare dove difficilmente saremmo arrivati, alle coscienze di migliaia e migliaia di persone che dell’amianto sapevano poco o nulla.

Troverete quindi una mole di atti processuali (ma non solo) in questo libro: vorremmo che tutto questo materiale servisse ad altri perché – se abbiamo fatto passi da gigante in questi anni – la battaglia è ben lontana dall’essere vinta. Questo libro raccoglie e racconta attraverso i documenti, gli atti processuali e le lotte, le storie di uomini e donne, di comitati e associazioni che da anni si battono – senza mai arrendersi – in fabbrica e sul territorio per la difesa della salute e della vita umana, rifiutandosi di essere “merce” a perdere per il “mercato”.

 

L’amianto in Italia, in Europa e nel Mondo

In Italia la strage infinita dell’amianto provoca 4.000 mila morti ogni anno.

L’Italia è il paese delle stragi impunite e delle lotte operaie e popolari in difesa della salute. Conviviamo con amianto, cromo esavalente, scorie cancerogene: i disastri ambientali e le stragi di cittadini avvengono giornalmente. L’amianto si trova ancora ovunque. Nelle tettoie, neirivestimenti delle scuole, nelle intercapedini dei nostri appartamenti, negli ospedali e nelle caserme, negli edifici pubblici.

A 24 anni dalla messa al bando dell’amianto, con la legge 257 del 1992, nel nostro paese ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto e le bonifiche sono tuttora da fare. Chi sperava che dopo l’approvazione della legge l’amianto sarebbe stato rimosso dalle nostre vite deve ricredersi: la decontaminazione del territorio è clamorosamente fallita. Nonostante la legge che metteva al bando l’amianto lo preveda, a tutt’oggi manca una mappatura completa dei siti contaminati da amianto e da bonificare e molto spesso le mappature sono datate o inattendibili. L’articolo 10 della legge 257/1992 stabilisce che le Regioni che manchino di adozione dei Piani Regionali Amianto possano essere commissariate, ma la prescrizione è rimasta tranquillamente lettera morta. Diverse regioni non lo hanno ancora adottato e molte non lo hanno ancora rinnovato

Fatta la legge, trovato l’inganno – dice un proverbio polare. Infatti. La legge ha bandito l’utilizzo del minerale killer ma non ne ha reso obbligatorio lo smaltimento, e la polvere d’amianto continua a uccidere almeno 8 italiani al giorno e avvelenarne altre migliaia .

Nel nostro paese esistono tuttora oltre 300 mila edifici contaminati, di cui almeno 3.000rappresentano un grave rischio per tutta la popolazione, uomini, e donne, bambini e anziani. Più di 2.400 di questi edifici sono scuole.

L’Ispel, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro, ha calcolato che, dal dopoguerra fino alla messa al bando dell’Eternit nel 1992, sono state usate oltre venti milioni di tonnellate di amianto e prodotte 3,75 milioni di tonnellate di amianto grezzo.

La stessa Unione Europea nel “Quadro strategico per la sicurezza sul lavoro dal 2007 al 2011” afferma che, anche se in Europa si assiste a una diminuzione degli infortuni del 28%, i morti per amianto sono in continuo aumento.

Per le associazioni padronali, le multinazionali i governi, e le istituzioni, il “mercato” e il profitto sono valori più importanti delle vite umane e vengono prima di qualsiasi diritto alla salute e alla sicurezza, anche se si tratta di  realizzarlo sulla pelle dei lavoratori e cittadini.

Lo sviluppo industriale, il “progresso” di questo paese si fonda sul sangue di decine di migliaia di proletari e i cittadini, spesso dimenticati.

 

L’amianto quindi continua a uccidere oggi come nel passato e, senza le bonifiche dei siti industriali e dei territori la lista dei morti e malati continuerà a crescere ancora per molti anni. Tutti sono a rischio, nessuno è esente dal pericolo.

In Europa

Sono circa 15 mila le persone che ogni anno perdono la vita in Europa a causa di patologie amianto-correlate, una persona su tre è a rischio. A lanciare questo allarme sono gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che a maggio 2015 hanno partecipato ad Haifa, in Israele, ad un meeting dedicato ai progressi globali su ambiente e salute, che ha coinvolto oltre 200 rappresentanti dei Paesi europei e delle organizzazioni internazionali e non governative. Un rapporto presentato nel corso della riunione indica, in particolare, che l’amianto è responsabile di circa la metà di tutte le morti per cancro sviluppato sul posto di lavoro.

A rischio è circa un terzo dei 900 milioni di abitanti del continente, che vive nei 16 Paesi della regione europea che lo utilizzano ancora, soprattutto nei materiali da costruzione, e che in alcuni casi continuano a produrlo e a esportarlo. In dettaglio si tratta di Albania, Andorra, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia Herzegovina, Georgia, India, Kazakhistan, Kirghyzistan, Monaco, Moldavia, Federazione Russa, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan.

Anche nei 37 Stati in cui l’amianto è vietato – tra cui figura l’Italia, che nel 1992 ne ha bandito l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione – l’esposizione della popolazione, però, persiste a causa dell’uso che se ne è fatto in passato e della sua permanenza nell’ambiente, che richiede urgenti e adeguate procedure di smaltimento.

Non possiamo permetterci di perdere quasi 15 mila vite ogni anno, in particolare lavoratori, per malattie causate dall’esposizione all’amianto. Ognuna di queste morti è evitabile”, ha detto Zsuzsanna Jakab, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, nel suo intervento al meeting di Haifa. Di qui l’esortazione rivolta a tutti i Paesi di “adempiere all’impegno assunto nel 2010 di sviluppare politiche ad hoc entro la fine di quest’anno, per eliminare le malattie legate all’amianto dal volto dell’Europa. Resta poco tempo per farlo”.

 “L’amianto è un killer silenzioso ormai riconosciuto – ha aggiunto Guénaël Rodier, direttore della divisione di Malattie trasmissibili, sicurezza sanitaria e ambiente dell’Oms . “I disturbi di salute derivanti dall’esposizione di solito compaiono dopo diversi decenni. Ciò significa che molte più persone si ammaleranno e moriranno nei prossimi anni in tutto il continente. Questa nuova relazione valuta in che misura i Paesi europei hanno agito per eliminare le malattie correlate all’amianto e fornisce raccomandazioni per il futuro”.

Al pesantissimo impatto sociale di queste patologie, si somma inoltre quello economico. Secondo le ultime stime, infatti, in Europa i decessi per mesotelioma costano più di 1,5 miliardi di euro all’anno.

Nel mondo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che siano almeno 125 milioni i lavoratori nel mondo esposti all’amianto; che ogni anno siano circa centomila i morti, ma gli esperti avvertono che si tratta di cifre sottostimate. Nei soli paesi industrializzati dell’Europa, dell’America del Nord e del Giappone, si registrano ogni anno circa ventimila morti per cancro al polmone, e diecimila casi di mesotelioma dovuti all’amianto. Nessuno conta gli indiani, i pakistani, i vietnamiti, gli africani, i cinesi, gli abitanti di quelle che un tempo erano le repubbliche dell’Unione Sovietica, i sudamericani che ogni giorno lavorano sottopagati, a contatto con tubi e pannelli di eternit e altro ancora.

Prefazione del libro AMIANTO: MORTI DI “PROGRESSO”

di Michele Michelino – Daniela Trollio, Edizioni del Faro

19/8/2018 www.comitatodifesasalutessg.com

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