Incenerimento dei rifiuti e salute delle persone e dei bambini

di Laura Reali (Presidente ISDE Roma)

Secondo il position paper ISDE l’incenerimento e la digestione anaerobica dei rifiuti non sono soluzioni sicure per la salute delle persone e in particolare di quelle più fragili come i bambini e le donne in gravidanza. [Trattamento della Frazione Organica dei Rifiuti Urbani – position paper ISDE, 2015]

Preoccupazione per l’incenerimento dei rifiuti

C’è molta preoccupazione sulla sostenibilità globale del processo di incenerimento dei rifiuti, a causa dei potenziali effetti tossici di questi inquinanti sulla salute umana e sull’ambiente, in particolare per la salute delle persone che vivono vicino agli IRSU(impianti di rifiuti solidi urbani). La preoccupazione è maggiore per le popolazioni potenzialmente sensibili, come i bambini piccoli, gli adolescenti e le donne in gravidanza, ma anche i lavoratori degli inceneritori possono essere esposti a livelli più elevati di sostanze chimiche tossiche, rispetto alla popolazione generale. Dall’incenerimento dei rifiuti si producono emissioni contenenti sostanze sia inorganiche che organiche, che si diffondono nell’ambiente, tutte tossiche per la salute umana in quanto irritanti respiratori e cutanei e favorenti l’infiammazione nel breve periodo, e cancerogeni nel lungo termine.

Si tratta di: monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), ossidi di zolfo e di azoto (SOX, NOX), fuliggine, metalli e loro ossidi e sali, composti organici volatili (VOC), diossine [policlorodibenzop-diossina (PCDD) e policlorodibenzofurano (PCDF), PCDD/Fs)], policlorobifenili (PCB), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), particolato (PM) e particelle ultrafini.

Queste sostanze possono essere emesse come vapori (ad es. VOC e IPA) o adsorbite su materiale particolato (PM), diventando inquinanti atmosferici. Possono entrare nel corpo umano per inalazione e, dai polmoni, arrivare fino al circolo sanguigno; oppure possono depositarsi al suolo, da dove possono essere ingerite direttamente con alimenti contaminati (vegetali o animali cresciuti nell’area di deposizione delle ceneri), o con acqua contaminata, dopo la dissoluzione di queste sostanze, per precipitazioni atmosferiche e passaggio nelle falde acquifere e nel terreno. [Laura Campo, et al.(2019) A systematic review on biomonitoring of individuals living near or working at solid waste incinerator plants, Critical Reviews in Toxicology]

Cosa dicono l’OMS e l’Unione Europea in materia di incenerimento rifiuti

OMS nel 2015 riporta un aumentato rischio per tutti i tipi di tumori, per malformazioni delle vie urinarie e per nascita di bambini di basso peso per le popolazioni vicine agli inceneritori di rifiuti di vecchia generazione. Anche se il dato è in relazione ad ogni tipo di rifiuto, non soltanto ai rifiuti urbani e quindi non è possibile quantificare il rischio derivante dai soli impianti di RU ed in condizioni di corretto smaltimento degli stessi. E’ comunque un dato antico. [Compendium of WHO and other UN guidance on health and environment. Solid waste and human health: Evidence and needs]

L’incenerimento dei rifiuti è in contrasto con la normativa Europea – Direttiva Emissioni Industriali (IED) 2010/75/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio in materia di rifiuti, secondo i criteri della economia circolare e la politica delle 4 R (riduzione della produzione, riutilizzo dei rifiuti, recupero in termini di materia ed energia e riprogettazione). Gli inceneritori soprattutto e i termovalorizzatori rappresentano un rischio per il cambiamento climatico a causa delle emissioni di gas serra, come CO2 e Metano, che producono.

La strategia Europea: “RIDUCI – RIUSA – RICICLA”, dovrebbe essere applicata anche ai rifiuti solidi urbani, sia in termini di tutela ambientale che di salute pubblica. L’UE impone una cosiddetta “gerarchia di gestione dei rifiuti”, che dà priorità alla prevenzione e alla minimizzazione dei rifiuti come metodi preferiti di gestione, oltre al recupero e al riciclaggio dei materiali. Una raccolta di rifiuti non adeguatamente differenziata, non potrà mai garantire quelle emissioni a così basso impatto che vengono riportate per i termovalorizzatori di nuova generazione.

Comunque, secondo la Commissione Europea gli impianti di trattamento con recupero energetico vengono in seconda battuta rispetto a strategie più virtuose quali: prevenzione, riuso, riciclo, recupero energetico e, solo in ultima ipotesi, smaltimento in discarica. Il recupero energetico, occupa dunque il penultimo posto della gerarchia europea sui rifiuti, proprio perché si tratta di combustione, che produce CO2 e contribuisce all’effetto serra. L’incenerimento dei rifiuti produce tra i 650 e gli 800 grammi di CO2 per ogni kWh prodottoDunque, l’utilizzo dei termovalorizzatori è una soluzione migliore solo rispetto allo smaltimento in discarica, l’ultima delle opzioni consigliate dall’OMS, e solo nel breve periodo.

Compendium of WHO and other UN guidance on health and environment. Solid waste and human health

I nuovi impianti di incenerimento rifiuti

La concentrazione di sostanze tossiche nelle emissioni dei nuovi impianti di incenerimento (termovalorizzatori) è più bassa rispetto a quella degli impianti più vecchi, grazie alle nuove tipologie di filtri, a quattro livelli di filtraggio per i fumi e sistemi di trattamento e riciclo delle ceneri. Nei termovalorizzatori, l’85% del calore sviluppato durante la combustione è recuperato e utilizzato per produrre vapore, che poi è impiegato direttamente o per generare energia elettrica (i cosiddetti impianti ad elevata efficienza energetica, ormai il 90% del totale in Europa).

Come stabilito dalla legge, tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia prevedono il recupero del calore e sono quindi chiamati termovalorizzatori.

I sistemi WtE dei termovalorizzatori di ultima generazione non contribuiscono in misura significativa alle concentrazioni di sostanze chimiche nell’aria ambiente quali particolato (PM 10), e diossine (PCDD e PCDF), che sono propriamente gli inquinanti tossici che venivano emessi dagli inceneritori di vecchia generazione.

Alcune revisioni sistematiche hanno affrontato gli effetti ambientali e sanitari degli impianti di termovalorizzazione fornendo prove del fatto che i moderni impianti di termovalorizzazione non sono associati ad effetti negativi sulla salute e sull’ambiente ad eccezione della emissione degli ossidi di azoto (NOx) e di metalli pesanti.

Il rapporto ISPRA 2021 sulle emissioni in aria riporta che nel trentennio 1990-2019 a fronte di un incremento del quantitativo di rifiuti inceneriti, passato da circa 1,8 milioni di tonnellate del 1990 a circa 6 milioni nel 2021, si è avuto un calo del totale delle emissioni del settore incenerimento. Alcuni inquinanti, come le diossine, di fatto sono scomparsi. Evidentemente l’applicazione dei nuovi sistemi WtE, creati per ovviare ai problemi dei vecchi inceneritori, li ha risolti almeno in parte. Restano i dubbi su PM 2.5, NOx (ossidi di azoto) e metalli pesanti, che non vengono di norma ricercati nei fumi emessi. Però anche i moderni termovalorizzatori sono impianti industriali con effetti emissivi tipici dei processi di combustione ad es. idrocarburi policiclici aromatici, NOx, SOx (ossidi di azoto e di Zolfo) NH3 (ammoniaca), PM2,5 e Pm10(Particolato).

Il particolato, soprattutto nella sua frazione fine, si rende portatore delle altre sostanze tossiche, come i metalli pesanti ad es. Piombo, Cadmio e Zinco (ISPRA). Inoltre, a causa del breve tempo trascorso dall’introduzione dei nuovi impianti, non ci sono dati certi sull’esistenza e sull’entità dei rischi a lungo termine legati agli impianti di incenerimento di nuova generazione e, secondo l’OMS, l’associazione tra esposizione ai nuovi impianti di incenerimento e nascite pretermine va ulteriormente indagata.
Resta quindi essenziale l’applicazione del principio di precauzione. [Tait PW, Brew J, Che A, Costanzo A, Danyluk A, Davis M, Khalaf A, McMahon K, Watson A, Rowcliff K, Bowles D. The health impacts of waste incineration: a systematic review. Aust N Z J Public Health. 2020 Feb;

Gli studi internazionali più recenti sugli effetti tossici da esposizione a termovalorizzatori hanno rilevato associazioni meno forti che in passato, ad es. con aumento del rischio di nascite pretermine, ma a causa del minor tempo di attività di questi impianti e del minor numero di studi, è prudente esercitare il principio di precauzione.

Gli studi italiani più recenti sugli effetti dei RSU sulla salute umana non hanno rilevato rischio elevato di associazioni con patologie o mortalità, ma in alcuni casi, come per l’inceneritore di Valmadrera ci sono discussioni sui modelli di rilevamento dati e il tempo di osservazione è breve.

Conclusioni

L’incenerimento dei rifiuti non può essere considerato strumento sostenibile di gestione dei rifiuti, per le emissioni in atmosfera di CO2 (per effetto della combustione) [Lee H, Yi SM, Holsen TM, Seo YS, Choi E. Estimation of CO2 emissions from waste incinerators: Comparison of three methods. Waste Manag.2018 Mar]. E i relativi effetti sul cambiamento climatico [Liu G, Huang Q, Song K, Pan Y, Zhang H. Improved method for calculating CO2 emission from industrial solid wastes combustion system based on fossil and biogenic carbon fraction. Waste Manag. 2024 Feb 15]

L’incenerimento dei rifiuti è superato anche dalle ultime indicazioni Europee (il 10 febbraio 2021 il Parlamento Europeo ha approvato nell’ambito del “dispositivo per la ripresa e la resilienza” una normativa valida per tutti i Paesi dell’Unione che sposta tutti gli incentivi per l’incenerimento e per le discariche dei rifiuti (fase terminale dello smaltimento), al loro recupero/riciclo/riutilizzo per ridurne drasticamente il quantitativo inquinante e realizzare una vera Economia Circolare, con riduzione delle emissioni di gas serra per un contrasto al riscaldamento climatico.

L’Unione europea scoraggia l’aumento dell’utilizzo dei termovalorizzatori, perché è un’attività che non risponde al principio “DNSH”, ovvero “non arrecare danno significativo” all’ambiente. Un principio sul quale a Bruxelles stanno fondando tutta l’impalcatura delle norme ambientali europee dei prossimi anni.

I termovalorizzatori non sono strumenti di tutela ambientale e anche se gli attuali effetti degli impianti di incenerimento sulla salute possono essere definiti moderati rispetto ad altre fonti di inquinamento ambientale, come ad es. traffico, riscaldamento o emissioni industriali, che hanno un forte impatto sulla salute pubblica, gli inquinanti comunque emessi dagli inceneritori si sommano a quelli già presenti in atmosfera.

Un impianto d’incenerimento con recupero di energia è molto costoso e per essere produttivo, necessita di lavorare sempre a pieno regime. Ciò comporta che gli inquinanti vengono prodotti 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno, in diretta relazione alla quantità di rifiuto bruciato (data la capienza in genere elevata degli inceneritori).

Anche se i singoli inquinanti singolarmente presi nell’unità di misura sono al di sotto delle soglie stabilite per legge come pericolose, il quantitativo prodotto durante tutto l’arco dell’anno potrebbe portare a un accumulo. Sarebbe necessario un continuo monitoraggio della salute delle persone che vivono vicino. Si presume poi che l’inalazione sia la fonte di esposizione principale per la salute umana, ma vanno considerate le altre fonti di esposizione, come il cibo o il suolo.
Ma soprattutto, sarebbe molto più importante ridurre la quantità di rifiuti prodotti e inviati alla distruzione, attraverso una accurata raccolta differenziata, che può migliorarne anche la qualità. Il futuro non è nella combustione dei rifiuti, ma nelle 3 R.

Se si considera il fatto che la capacità di produrre energia termica ed elettrica con fonti alternative e rinnovabili è la modalità migliore e che meno incide sul clima, più che un problema tecnico è
un problema di visione e di impostazione strategica della filiera che deve basarsi sui principi comunitari che pongono gli impianti di trattamento con recupero energetico solo al penultimo posto, subito prima delle discariche, rispetto a strategie ritenute più virtuose.

Educazione della popolazione

Infine, educazione della popolazione e circuiti di raccolta rifiuti devono marciare a velocità molto maggiore, come pure sono necessarie attività istituzionali di controllo delle emissioni e di monitoraggio biologico delle esposizioni della popolazione agli inquinanti dei fumi prodotti.

Essenziale è anche l’educazione della popolazione:

  1. se ne hai la possibilità, fai il compostaggio domestico;
  2. usa il vuoto a rendere e i prodotti alla spina (latte, detersivi);
  3. compra oggetti con pochi imballaggi;
  4. usa borse in stoffa o borse riutilizzabili per fare la spesa;
  5. acquista solo la quantità necessaria o desiderata di prodotto, eviterai gli sprechi;
  6. preferisci imballaggi riciclabili fatti di un solo materiale a quelli non riciclabili;
  7. riutilizza i contenitori vuoti (bottiglie, sacchetti, scatole…);
  8. evita gli oggetti usa e getta, preferisci ciò che è lavabile e riutilizzabile (stoviglie, posate, pannolini…) o ricaricabile (batterie);
  9. valuta la qualità degli oggetti che scegli, meglio sono costruiti più lentamente diventano rifiuti;
  10. bevi l’acqua del rubinetto, se la preferisci frizzante utilizza un gasatore. 

[Pasinato A. Quaderni-acp-2019_26]

19/3/2024 https://www.isdenews.it/

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