Ispra: troppi pesticidi in un fiume su quattro e nella metà dei laghi italiani
La salute delle acque che scorrono in superficie e sotto, nelle falde del nostro paese, continua ad essere incerta e per certi versi preoccupante. Tra gli inquinanti una parte importante spetta ai pesticidi, come il glifosato. A dirlo è l’annuario dei dati ambientali dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), appena pubblicato insieme al Rapporto ambiente. Tra i temi affrontati nei report ci sono anche agricoltura, energia, trasporti, biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, consumo di suolo, e rifiuti. In che condizioni versano le nostre acque? Solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità per stato ecologico (equilibrio dell’ecosistema); mentre 1 fiume su 4 e più della metà dei laghi (52%) non raggiungono l’obiettivo di qualità per lo stato chimico (presenza di pesticidi e sostanze chimiche).
Le zone più contaminate
Colpisce il dato relativo alla contaminazione da pesticidi. L’Ispra spiega: “Inquinati 370 punti di monitoraggio (23,8% del totale) diacque superficiali, con concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali; nelleacque sotterranee, 276 punti (8,6% del totale) registrano tale superamento. Permangono, tuttavia, sensibili differenze tra le regioni, dovute a un monitoraggio degli inquinanti ancora disomogeneo sul territorio nazionale”. E in effetti, mentre il picco di acque pulite spetta alla Sardegna, il maggior numero di punti con superamenti degli standard di qualità si registrano nelle aree della pianura padano-veneta (arco di tempo 2010-2014). “Tale stato è legato ovviamente alle caratteristiche idrologiche del territorio in questione e al suo intenso utilizzo agricolo – spiega Ispra – ma dipende anche dal fatto che le indagini sono più complete e rappresentative nelle regioni del Nord. D’altra parte, l’aumentata copertura territoriale e la migliore efficacia del monitoraggio sta portando alla luce una contaminazione signi cativa anche al Centro-Sud”.
Il glifosato in Toscana
In generale, fortunatamente, nelle acque superficiali, il valore del superamento degli standard registra un aumento pressochè regolare in tutto l’arco temporale considerato (2010-2014), raggiungendo il suo valore massimo nel 2014 (21,3%), mentre nelle acque sotterranee tra il 2010-2014 il valore del superamento è pressochè stabile (circa il 7%). In particolare, l’Arpa Toscana ha rilevato la presenza di glifosato nelle acque regionali, identificando tra quelle superficiali, ben cinque tra fiumi e invasi con concentrazione media di Glifosato superiore allo standard di qualità ambientale: Invaso Penna, fiume Arno Valdarno Inferiore, fiume Greve Valle, fosso Reale – Torrente Rimaggio e fosso Serpenna. Dati critici anche nella zona a vocazione “vivaistica” in provincia di Pistoia dove, in alcuni torrenti, sono state trovate concentrazioni medie annue ben superiori allo standard di qualità ambientale.
Prodotti fitosanitari e avvelenamento
In Italia, nel 2014 si sono verificati 614 casi di avvelenamento acuto legati ai prodotti fitosanitari. Il monitoraggio condotto dall’ISS afferma che la maggior parte dei casi (84%) non è correlata a effetti gravi e che le sostanze attive più frequentemente coinvolte includono metam sodio, glifosato, metomil, solfato di rame, clorpirifos metile e dimetoato. Tutte le informazioni e i report sono scaricabili al sitowww.isprambiente.gov.it. Per effettuare ricerche statistiche sugli indicatori vedi anche http://annuario.isprambiente.it
Leonardo Masnata
20/3/2018 https://ilsalvagente.it
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