Italia 2025: più poveri, più soli, meno figli e meno legami

“Italian People” by Kintarojoe is licensed under CC BY-NC 2.0.

Oltre un quinto della polazione italiana a rischio povertà. L’ultimo rapporto dell’Istat conferma quanto già sapevamo, e per Diogene Notizie è il dato che più balza all’occhio. Ma contiene molti altri dati interessanti per la lettura sociale del nostro Paese.

Meno famiglie numerose, più persone sole, più anziani, più stranieri, ma anche più connessioni digitali e meno lettori di giornali. L’Italia che esce dal 2024 è un Paese che continua a trasformarsi in silenzio, mentre i cambiamenti demografici e sociali ridisegnano i contorni della vita quotidiana. Lo racconta nel dettaglio il Rapporto Annuale Istat 2025, che non è soltanto una fotografia dell’economia, ma anche un ritratto aggiornato delle trasformazioni culturali e antropologiche che attraversano il Paese.

La trasformazione delle famiglie italiane: una rivoluzione silenziosa
Nel giro di vent’anni, le famiglie italiane sono aumentate di oltre 4 milioni nonostante il calo demografico. Come? Perché sono sempre più piccole: oggi oltre la metà è composta da persone sole o da coppie senza figli
. Le famiglie con cinque componenti o più sono appena il 4%.

A crescere in particolare sono le famiglie monopersonali (36,2%) e quelle senza figli, segno di un mutamento profondo dei modelli di convivenza. La cosiddetta “seconda transizione demografica” è ormai consolidata: ci si sposa meno, più tardi o per niente, si fanno meno figli, e la convivenza informale ha preso il posto delle nozze.

Questo cambiamento ha profonde ricadute anche sul piano del welfare e della coesione sociale: una società sempre più fatta di individui può essere più fragile, meno supportata da reti familiari tradizionali, e richiede nuove forme di tutela e prossimità.

Giovani e anziani: due mondi separati
L’analisi generazionale è una delle chiavi del rapporto. I giovani sotto i 35 anni vivono spesso in affitto, con una spesa media mensile inferiore rispetto alla media nazionale, ma più orientata verso spese non essenziali, come ristorazione, tecnologia, cultura. Spendono meno per cibo e sanità, ma anche meno per vacanze e abbigliamento – soprattutto nel Mezzogiorno.

Gli anziani, al contrario, destinano quasi la metà del loro budget ai bisogni primari, vivono in maggioranza in case di proprietà e con spese più elevate per salute e alimentazione. Le differenze nei consumi riflettono non solo le età, ma anche valori culturali diversi: i giovani prediligono l’esperienza, gli anziani la stabilità.

Photo by Matchbox Media Collective is licensed under CC BY-NC-SA 2.0.

Consumi in trasformazione: meno moda, più tecnologia e svago
Nel 2024 le famiglie italiane hanno aumentato leggermente i consumi (+0,4%), ma con grandi differenze per settore. Crescono le spese per comunicazione e tecnologia (+3,6%), trasporti, ristorazione e cultura, mentre calano quelle per sanità (-3,7%) e abbigliamento (-3,6%).

In particolare, la spesa per ricreazione, sport e cultura ha superato i livelli pre-Covid, segno di un bisogno collettivo di ritorno alla socialità e all’intrattenimento. È una società che consuma meno cose e più tempo, emozioni, esperienze.

Cultura e partecipazione sociale: un’Italia divisa
L’accesso alla cultura fuori casa (cinema, teatro, musei) coinvolge il 35,2% della popolazione sopra i 10 anni. I più attivi sono i giovani (15-24 anni), mentre si assiste a un netto calo oltre i 70. Anche i divari territoriali sono forti: tra i ragazzini del Nord e quelli del Sud, la partecipazione culturale può variare di oltre 20 punti.

Non va meglio sul fronte della partecipazione sociale e politica. Le generazioni nate dagli anni Settanta in poi mostrano un coinvolgimento sempre più scarso: solo l’8,6% dei 20-24enni partecipa ad attività sociali, contro il 19% dei coetanei nati trent’anni prima
.

L’Italia digitale: sempre più connessi, ma non tutti
Nel 2024 l’80,6% degli italiani accede regolarmente a internet. Ma i divari generazionali restano evidenti: tra i 75-79enni solo il 44,3% è connesso. Il digitale è ormai un’infrastruttura invisibile della vita quotidiana, ma anche un potenziale moltiplicatore di disuguaglianze sociali e culturali, se non accompagnato da politiche di inclusione.

L’adozione della tecnologia è capillare tra i giovani e gli adulti, ma per i più anziani – e le fasce più marginali – il rischio è l’esclusione da servizi, informazione, relazioni. L’alfabetizzazione digitale, più che un obiettivo, è una necessità di cittadinanza.

Una società sempre più anziana, sola e connessa
Il Rapporto Istat 2025 disegna un’Italia in profonda trasformazione. I mutamenti non sono solo economici o numerici, ma soprattutto culturali e sociali: cambiano le famiglie, cambiano i consumi, cambiano i modi di partecipare alla vita collettiva. In questa nuova geografia sociale emergono nuove fragilità ma anche nuove possibilità, a patto di saperle leggere e governare.

Serve uno sguardo lucido e ampio: sulle generazioni, sui territori, sulle reti di solidarietà che stanno scomparendo e su quelle da costruire. Perché un Paese in trasformazione può anche essere un Paese che si reinventa – se non si limita a registrare il cambiamento, ma prova a indirizzarlo.

Gianluca Cicinelli

22/5/2025 https://diogenenotizie.com/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *