La città che con la caccia ai lavavetri aprì una breccia alla retorica securitaria e leghista nella cultura progressista

Firenze e la guerra ai mendicanti, specie quelli di “etnia rom”

 Il Comitato per l’ordine pubblico annuncia pattugliamenti all’interno della stazione di Santa Maria Novella e nei dintorni. Si specifica che non si contestano reati e che non si tratta di malavitosi o pregiudicati: l’obiettivo è tutelare il “decoro” e rendere la stazione il “fiore all’occhiello” della città. E si arriva a identificare l’origine cosiddetta etnica degli autori dei “comportamenti molesti, talvolta anche arroganti”

Il testo riportato qui sotto è una comunicazione ufficiale della prefettura di Firenze. Riferisce l’esito di una riunione a Firenze del Comitato provinciale per l’ordine pubblico, presenti il prefetto Varratta, il vice sindaco Nardella, i vertici delle forze dell’ordine. Si annuncia, in sostanza, che la stazione di Santa Maria Novella sarà una specie di “zona speciale” presidiata dentro e fuori da agenti di polizia, carabinieri, polfer e vigili urbani. Obiettivo: tenere lontano i disturbatori, cioè chi chiede una moneta ai viaggiatori nei pressi delle biglietterie.

È un testo da leggere per intero, perché specifica in più punti che non si parla di reati, né di malavita o altro, e tuttavia annuncia che la stazione sarà una “osservata speciale”. È una messa a nudo di ciò che oggi si intende per ordine pubblico: l’allontanamento dalla vista di poveri, mendicanti e disturbatori. In un passaggio che offende il senso civico e dà la misura di ciò che i sociologi intendono quando parlano di “razzismo istituzionale”, si arriva a individuare il problema specificando che si tratta di “un gran numero di mendicanti, in particolare di etnia rom“.

Il prefetto, il vice sindaco, i comandanti delle varie forze di polizie mettono quindi all’indice, con una leggerezza inaccettabile, delle persone identificate su base “etnica”, ignorando fra l’altro il dibattito in corso da anni e anni sulla dubbia consistenza del concetto di “etnia”. E ci sarebbe da chiedere a lorisgnori in che modo abbiano compiuto la suddetta identificazione: prova del Dna? Analisi fisiognomica di tipo lombrosiano? O che altro?

Il prefetto Varratta sostiene che le misure introdotte – squadre miste di agenti dentro la stazione e nei suoi dintorni per una “continua azione di contrasto nei confronti dei mendicanti” – sono motivate da “problemi di vivibilità e decoro“, con un riferimento anche lessicale alla stagione dei sindaci sceriffi e della guerra ai poveri più che alla povertà. Si pesca anche nel linguaggio del più vieto marketing politico con la stazione come “biglietto da visita” e “fiore all’occhiello” della città, quindi – pare di capire – liberata da presenze giudicate indecorose.

Stiamo parlando della città che diede la caccia ai lavavetri, aprendo una breccia alla retorica securitaria e leghista nella cultura progressista, e questo testo, per la sua gravità (e grevità), dimostra quanto abbia scavato a fondo quel tarlo che Giuseppe Faso in un libro fondamentale definì ”razzismo democratico“.

 Lorenzo Guadagnucci

21/02/2014 www.altreconomia.it

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