La comunicazione e la rivoluzione umanista
Questo tipo di comunicazione, diversificata e vicina alla base sociale, è l’unica che garantisce il diritto all’informazione e la libertà di espressione. Quindi questo è il modello mediatico da sostenere, rafforzare e promuovere. Immagine: Pagina 12
di Javier Tolcachier
È possibile superare il capitalismo, muoversi verso la giustizia sociale e la parità di diritti e opportunità senza democratizzare la comunicazione?
La risposta è categorica: No, non è possibile. La concentrazione dei mezzi produce la concentrazione della ricchezza. Ci sono molte prove.
I media concentrati nelle mani e al servizio del capitale cartalizzano i loro discorsi, sia nei veicoli tradizionali che nello spazio digitale, con l’obiettivo di ostacolare la corrente di emancipazione umana dall’oggettivazione capitalistica.
Il fenomeno è ancora strano e paradossale: l’incapacità capitalistica di garantire un benessere equo alla popolazione mondiale si presenta al senso comune come un modello riuscito e unico, trasferendo all’immaginario pubblico una visione distorta ed egoistica dei fatti.
Una visione che si ripete più e più volte, offuscando l’orizzonte soggettivo mentre le forze sociali organizzate guidano e promuovono possibilità di cambiamento. Più profondo e reale è il cambiamento che viene proposto, più brutale è l’attacco.
In altre parole, il capitale attacca i diritti delle persone non solo con l’obiettivo di massimizzare i propri profitti, ma cerca anche di appropriarsi della soggettività individuale e collettiva per evitare qualsiasi trasformazione.
Come si legge nel Documento Umanista: “Il grande capitale domina non solo l’oggettività grazie al controllo dei mezzi di produzione, ma la soggettività grazie al controllo dei mezzi di comunicazione e di informazione. In queste condizioni, può disporre a piacimento delle risorse materiali e sociali, rendendo la natura irrecuperabile e scartando progressivamente l’essere umano”.
In questo modo, si scopre che la necessità di recuperare il buon senso di cui una minoranza si è appropriata è intrinseca alla lotta sociale e politica per migliori condizioni di vita per tutti. Ridistribuire, democratizzare, liberare la comunicazione dalla trappola monopolistica del capitale, è un requisito per una rivoluzione umanista.
L’alternativa umanista per la comunicazione
Ora, qual è l’immagine guida, qual è il modello umanista che proponiamo? E ancora di più, l’alternativa esiste già?
Una società di potere distribuito corrisponde a una comunicazione decentralizzata. Se uno degli obiettivi principali di una rivoluzione umanista è quello di restituire ai popoli la sovranità che è stata tolta, lo stesso vale per la comunicazione, che deve essere nelle mani delle organizzazioni che emergono dal loro interno.
E precisamente, questa è stata una delle principali motivazioni della comunicazione popolare, comunitaria, alternativa, cittadina, cooperativa o settoriale: la difesa e l’avanzamento dei diritti conquistati dal popolo. Questo tipo di comunicazione, diversificata e vicina alla base sociale, è l’unica che garantisce il diritto all’informazione e la libertà di espressione. Quindi questo è il modello mediatico da sostenere, rafforzare e promuovere.
Allo stesso tempo, è evidente la necessità di articolare la diversità per rafforzare il lavoro di comunicazione nelle reti solidali per la produzione e la distribuzione di contenuti e per modificare l’ingiusto rapporto di forze che esiste oggi nella costruzione delle narrazioni.
Lì abbiamo incontrato difficoltà. Uno dei principali è come rendere efficace l’articolazione in un mondo di crescente frammentazione. Ciò cospira contro la necessità di convergere in progetti politici e di comunicazione comuni che servano da quadro per superare la violenza economica e sociale contro la maggioranza e per l’espansione dei diritti e delle opportunità per ogni essere umano.
La comunicazione deve quindi essere non solo portavoce di denuncia, rivendicazione e riflessione critica permanente, ma anche vettore di connessione e ricostruzione del tessuto sociale.
Oltre a rafforzare l’articolazione degli spazi di comunicazione popolare, facendo crescere le alleanze con gli attori sociali resi invisibili dal discorso dominante, ci sembra essenziale evidenziare la necessità di stabilire un’alleanza pubblico-comunità che sostituisca il disastroso partenariato pubblico-privato, tipico del neoliberismo.
Questa alleanza pubblico-comunità è un modo per gli Stati di collaborare efficacemente con il decentramento della comunicazione e il potenziamento della comunicazione trasformativa senza cercare il suo controllo, il che contribuirà senza dubbio a una maggiore democrazia reale richiesta oggi, soprattutto, dalle giovani generazioni, stufe della manipolazione e del tradimento della democrazia formale.
È quindi di particolare importanza che i movimenti politici e le leadership avanzate propongano un orizzonte di potere popolare comunicativo distribuito, unica garanzia di empowerment sociale coerente con progetti di trasformazione profondi e permanenti.
Allo stesso modo, l’avanzata della digitalizzazione rende necessaria per i nostri movimenti e i nostri media un’azione critica decisiva contro le logiche mercantili che caratterizzano i monopoli aziendali, puntando da un lato all’effettiva limitazione del loro potere, ma anche sostenendo lo sviluppo e l’uso di quegli strumenti gratuiti che coincidono nella loro progettazione e sono adatti a rafforzare la base organizzativa delle comunità e la loro mobilitazione.
Il Fediverso, un universo federato di piattaforme digitali libere
In netto contrasto con i cosiddetti social network, che sono meri apparati tecnologici aziendali di sorveglianza, controllo sociale, estrattivismo dei dati e mercificazione della cattura dell’attenzione, esistono già oggi alternative molto interessanti, che crescono di giorno in giorno.
Sono le piattaforme digitali libere, con un design decentralizzato e federato che costituiscono il “Fediverso”. Di fronte ai “latifondi digitali”, le piattaforme gratuite rappresentano una sorta di “orti comunitari digitali” che devono essere coltivati.
Queste reti si basano sulle logiche collaborative e di patrimonio comune della cultura del software libero e contribuiscono alla trasparenza, alla cura della privacy e all’autonomia e decentralizzazione nella loro gestione.
Infine, questi spazi promuovono una concezione tecnopolitica che non si limita a un mero feticismo tecnologico o a una modifica delle abitudini nella sfera individuale, ma include l’uso di strumenti non aziendali nell’ambito di un’etica di coerenza e non collaborazione con il sistema, cercando al contempo di promuovere un diverso tipo di relazione paritaria come elemento sostanziale di azione nella sfera digitale.
Comunicazione nonviolenta
Allo stesso modo, la rivoluzione umanista richiede di rafforzare ed estendere le premesse della comunicazione non violenta, comprendendo che la propagazione intenzionale della violenza è intrinseca al sistema e a un modo di rappresentare la condizione umana che non ci permette di andare oltre le condizioni oppressive.
Questo tipo di comunicazione non violenta è oggi molto presente nelle intenzioni di molti comunicatori e media e sta assumendo una forma sempre più sistematizzata, sostituendo la decadente e aggressiva disinformazione programmata dei veicoli di diffusione aziendale.
Questa modalità comunicativa è, prima di tutto, un impegno etico per l’Essere Umano e per l’insieme sociale. Il suo elemento più importante è una posizione attiva di denuncia e di non collaborazione con tutte le pratiche violente, insieme alla vocazione a comunicare tutto ciò che si anima in una direzione costruttiva e solidale tra gli esseri umani
Comunicazione diretta, cuore a cuore
Ma la comunicazione più importante per l’Umanesimo sarà sempre quella diretta, quella che stabiliamo tra noi e il nostro ambiente, superando le differenze che non abbiamo scelto.
Per superare le barriere che ostacolano la comunicazione diretta, è necessario approfondire il dialogo con la propria interiorità e comprendere la radice delle proprie convinzioni personali, fortemente influenzate dai paesaggi di formazione d’epoca, dagli eventi della nostra biografia e dai parametri culturali non sempre facili da osservare, rendendo difficile la confluenza creativa con gli altri. Nelle parole di Silo: “Se tu vai più in profondità in te stesso e io vado più in profondità in me stesso, ci incontreremo lì”.
Sintetizzare, sviluppare modelli di comunicazione umanistica a tutti i livelli, contribuire a una crescente convergenza delle migliori aspirazioni dell’Essere Umano, è essenziale per lasciarsi alle spalle la preistoria umana.
7/3/2025 https://www.telesurtv.net/
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