La separazione delle carriere
Il governo sta elevando il livello della sfida: a pieno regime. Con l’ Autonomia Differenziata vuole distruggere la “Repubblica una e indivisibile” (articolo 5 Costituzione) ; con la proposta di “premierato” vuole abbattere il ruolo del Parlamento e costruire il plebiscito; con l’ennesimo “pacchetto sicurezza” trasforma lo Stato di diritto in Stato penale, di polizia. Con l’attacco frontale alla magistratura, con la separazione delle carriere, il governo vuole eliminare ogni controllo sul proprio operato. Il governo, infatti, non sopporta l’intera architettura delle autonomie e indipendenza dei poteri, che è il fondamento della nostra Costituzione.
La democrazia costituzionale, per la Meloni, è un fastidio. Il capitale degli oligarchi plutocrati, il capitale tecnologico repressivo, della intelligenza artificiale non sopportano la democrazia costituzionale. Ma cosa prescrive la Costituzione? Essa parla di “un solo ordine giudiziario”. E l’art. 107 (terzo comma)detta:” i magistrati si distinguono fra loro solo per diversità di funzioni”.
Il governo vuole, invece, imporre la diversità di “carriere”. E’ il tentativo delle destre, ricorrente, di ricondurre il pubblico ministero sotto il controllo del potere politico. La proposta di modifica costituzionale delle destre mira a mettere uno steccato tra le due carriere , chiudendo il pubblico ministero in un ghetto dal quale non potrebbe mai uscire nel corso dell’intera sua carriera professionale.
Questa situazione ne farebbe automaticamente e oggettivamente un ” braccio armato” del governo , un passacarte delle Sezioni di polizia giudiziaria e, paradossalmente, trasformerebbe il pubblico ministero da parte imparziale del processo ad avvocato dell’accusa. Allontanando, in tal modo, il P. M. dalla cultura della giurisdizione. La verità, dietro la loro ipocrisia, è che le destre vogliono abrogare l’art. 112 della Cost. , che è fondamentale sul terreno delle garanzie:” il P. M. ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”.
Le necessità della giustizia sono ben altre (ed urgenti). Occorrono persone e risorse per un processo più breve. Sono, soprattutto, necessari radicali interventi di forte segno democratico, per costruire un argine al degrado securitario, patriarcale, proibizionista, razzista.
Va ribadito, di fronte al panpenalismo imposto dal governo, il ripristino della concezione costituzionale della pena ( che è reinserimento sociale e non vendetta di stato), allargando campi di applicazione delle misure alternative al carcere( che deve diventare una “pena di ultima istanza”), fissando, come è negli standards europei, un tetto massimi alla pena detentiva. Viviamo un passaggio storico pericoloso.
Le destre, in effetti, alla radice, vogliono abolire il conflitto sociale. All’ordinamento penale, insomma, è stato delegato , in assenza di mediazioni istituzionali, dal potere, la regolazione dei conti con il conflitto sociale. Molti di questi guasti sono responsabilità anche del centrosinistra e dei suoi governi. Noi, che ci battiamo, per l’alternativa di sistema, dovremo cogliere l’occasione per una discussione vera , popolare per lanciare una sfida democratica che, finalmente, attui la Costituzione.
Giovanni Russo Spena
Giurista
7/2/2025 https://www.apcinkiesta.it/
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