La svolta a destra di Biden

Intervista sulla fase politica ad Alexandria Ocasio-Cortez: le marce indietro della Casa bianca, il piano di aiuti, il rapporto tra i movimenti di base e la Squad nel palazzo, l’impeachment al giudice della Corte suprema Clarence Thomas (jacobinitalia.it)

in dalla sua inattesa vittoria alle primarie nel 2018, la deputata Alexandria Ocasio-Cortez è stata una schietta sostenitrice delle cause progressiste, dall’abolizione dell’Ice [Immigration and Customs Enforcement, un’agenzia federale statunitense responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione, ndr] a Medicare for All fino al Green New Deal. Insieme agli altri membri della Squad, le e gli eletti della sinistra socialista, e al senatore Bernie Sanders, ha tentato di di far da contraltare all’amministrazione Biden e alla leadership Democratica con un Partito repubblicano sempre più estremista, da un lato, e con le critiche alle inquietanti prese di posizione dei Democratici su immigrazione, assistenza sanitaria e molto altro.

ProPublica ha appena svelato la storia di Clarence Thomas, il giudice della Corte suprema che ha accettato viaggi in jet privato e yacht di lusso da un donatore miliardario repubblicano. Sembra una macchietta uscita da un cartone animato sulla corruzione. È una storia che sembra rappresentare la corruzione della Corte suprema che tutti percepiscono. Ora è venuta fuori e tu chiedi l’impeachment di Clarence Thomas. Scriverai tu l’atto di impeachment e ti aspetti di avere il sostegno di tanti, se non della maggior parte dell’House Democratic Caucus?

Penso che siamo di fronte a un’emergenza. Penso che questa sia una crisi. Penso che ormai da tempo nella Corte suprema ci sia una crisi in corso. Il Congresso non si riunisce fino alla prossima settimana, e ciò dà ai Democratici un po’ di tempo per elaborare strategie. Penso che questo atto debba essere presentato; se decidiamo strategicamente che non debba essere io a farlo e a introdurlo, va bene. Sosterrò l’impeachment. Ma se nessuno lo presenterà, sarò certamente disposta a farlo e a redigere quell’atto io stessa. Penso che siamo andati molto, molto oltre qualsiasi tipo di standard accettabile in qualsiasi democrazia, per non parlare della democrazia statunitense.

Passiamo alle elezioni del 2024. Sei stata candidata grazie a primarie Democratiche contestate, in cui pochissimi esperti e agenti di partito riconoscevano che avevi la possibilità di vincere. Dato questo precedente, credi che altri deputati democratici alla Camera dovrebbero essere scelti con le primarie? Credi che il processo delle primarie sia salutare per il Partito democratico? C’è un’altra scuola di pensiero che dice che indeboliscono i candidati Democratici e che il partito dovrebbe lavorare per cercare di fermare le primarie.

Credo che le primarie siano salutari. Quando sono arrivata alla Camera per la prima volta, non solo quando ho vinto le primarie ma quando ho prestato giuramento in seguito – un riconoscimento pubblico del fatto che un processo primario è legittimo e salutare per il partito – era semplicemente un tabù, e io ne ero la dimostrazione. In seguito, il partito ha dichiarato guerra non solo alla mia candidatura ma anche ai progressisti. Abbiamo visto proprio questo passaggio, in particolare con molti fondi dell’Aipac [American Israel Public Affairs Committee] in cui sono stati presi di mira i progressisti, compresi membri storici che si erano schierati a favore del rispetto dei diritti umani dei palestinesi.

Capisco che sia un meccanismo ambivalente. Alla mia prima rielezione, l’establishment del partito ha messo in piedi una sfida da 5 milioni di dollari contro di me. Insomma, sono consapevole che dire che le primarie sono una cosa buona e salutare per il partito significa anche che potrei essere il destinatario di queste manovre, ma mantengo comunque quella posizione.

L’Aipac ha incanalato milioni di dollari per la creazione di un super comitato elettorale (Pac) contro i progressisti. Ciò ha contribuito alla sconfitta di persone come Jessica Cisneros, Donna Edwards e Nina Turner. Cosa possono fare i candidati progressisti per bilanciare questi investimenti? Non tutti possono essere famosi come te. C’è l’idea che si debba crescere e raccogliere i soldi per essere competitivi. Rivolgendoti ai candidati progressisti alla Camera in questa tornata elettorale, cosa consiglieresti di fare di fronte alla possibilità che enormi soldi vengano spesi contro di loro alle primarie?

Innanzitutto, il denaro non è l’unico modo per vincere un’elezione. Per molto tempo, è successo che la persona che raccoglieva più soldi vinceva. Tuttavia credo che, nell’evoluzione tecnologica e tattica della campagna elettorale, in particolare nel movimento progressista, stiamo iniziando a vedere più persone vincere senza spendere troppo. Abbiamo appena avuto Brandon Johnson che è stato eletto sindaco a Chicago, ed era doppiato sulla propaganda in tv, eppure ha vinto. Abbiamo visto Karen Bass correre per la carica di sindaco a Los Angeles: correva contro un miliardario, molto ben finanziato. E anche lei è stata in grado di vincere.

Bisigna costruire un’infrastruttura molto sofisticata nel movimento progressista che si concentri sulle operazioni sul campo e rafforzi il modo in cui possiamo condividere queste cose in tutto il movimento, perché troppe campagne ogni volta iniziano da zero. È qualcosa a cui ho pensato molto e su cui ho lavorato. Ho un Pac, Courage to Change, che sostiene i progressisti che non sono in grado di costruire una campagna superfinanziata.

Quando ho corso la prima volta, è stata la stessa cosa. Devi sapere come gestire una rissa di strada in modo davvero professionale. Devi conoscere i distretti e concentrarti sui quartieri. Devi conoscere il tuo percorso verso la vittoria. Non ci può essere solo l’approccio «posta e prega». Dobbiamo sapere cosa stiamo facendo e, per fortuna, penso che ci siano stati molti progressi in questo senso. Ma deve essere un impegno e un progetto continuo.

Negli ultimi mesi, il presidente Joe Biden e la sua amministrazione hanno impedito lo sciopero dei ferrovieri. Hanno abrogato le riforme della giustizia penale di Washington. Hanno rifiutato una petizione per abbassare il prezzo di un importante farmaco contro il cancro e hanno autorizzato un enorme progetto di trivellazione di combustibili fossili in Alaska. Cosa intendete fare tu e gli altri progressisti alla Camera riguardo a questo spostamento a destra? E a proposito di primarie, credi che sarebbe salutare per Biden affrontare le primarie?

Ho sempre affermato che non sarò mai una persona che dice che non dovrebbero esserci primarie. Visto come sono arrivata al Congresso, sarebbe profondamente ipocrita da parte mia essere contraria all’esistenza di un primarie per una candidatura. Per principio, è quella la mia posizione.

Credo che alcuni degli ultimi sviluppi provenienti dall’amministrazione Biden siano molto preoccupanti – sempre più preoccupanti – e non solo da una prospettiva ideologica, non solo da una prospettiva sostanziale, che è la più importante, ma anche da una prospettiva politica.

Penso che sia estremamente rischioso e molto pericoloso se l’amministrazione Biden dimentica chi è stato a metterla dove si trova. Quando guardi i luoghi – non solo livelli astratti di affluenza alle urne, non solo da dove provengono i numeri, ma questi luoghi oscillanti che hanno dato a Joe Biden il vantaggio per vincere un collegio elettorale – vedo che a fargli vincere le elezioni sono state le persone giovani e le comunità di colore, tra cui c’è stata un’alta affluenza. Questa svolta a destra in un momento in cui la destra sta arrancando e attraversa il deserto su come vincere un’elezione dopo queste sconfitte sbalorditive, penso che sia un profondo errore di calcolo. Ed è abbastanza pericoloso.

Il ritiro dell’autorizzazione del Willow Project da parte dell’amministrazione Biden è stato molto incoraggiante [si riferisce al programma di trivellazioni in Alaska, Ndt]. È importante. Abbiamo visto gli indici di approvazione di Biden diminuire per la prima volta in modo significativo di recente, e credo che sia stato dopo l’approvazione del Willow Project, e che alcune di queste decisioni di sbandare a destra abbiano contribuito.

Quindi ciò di cui abbiamo davvero bisogno in questo momento è disporre dell’organizzazione che ci consenta, quando ci avviciniamo all’amministrazione, di dire: «Questo è ciò che sta accadendo», così da citare i movimenti dal basso come prova delle nostre affermazioni. Perché se facciamo un’affermazione astratta, penseranno solo che si tratta di congetture: «Lo dici solo perché è quello che pensi tu a prescindere».

L’organizzazione di base ci fornisce le munizioni e le prove che dimostrano cosa è importante. Credo che storicamente l’amministrazione Biden, in particolare sotto la direzione dello staff di Ron Klain, lo abbia capito. Credo che non diano per scontato il ruolo dei giovani e dell’affluenza progressista nella vittoria del 2020. La chiave è mantenere un limite e fargli sapere che non sono voti che possono dare per scontati.

The Squad è stata pensata proprio come un blocco di voti che incide sul Caucus democratico e sull’amministrazione Biden e crea quel limite. A un certo punto, hai detto: «In qualsiasi altro paese, Joe Biden e io non saremmo nello stesso partito», mi pare sia un commento sul modo in cui è impostata la politica del nostro paese. Tuttavia, tu, ad esempio, hai votato nel 91% dei casi con l’amministrazione Biden. Ciò include i voti sullo sciopero dei ferrovieri, la spesa di 40 miliardi di dollari per la guerra in Ucraina e miliardi di dollari per le società di microchip che sono state criticate per aver utilizzato il denaro per effettuare operazioni di buyback sulle loro stesse azioni. Ancora, tu e il gruppo di progressisti non avete negato il vostro voto all’American Rescue Plan quando l’amministrazione Biden aveva abbandonato il salario minimo. Quindi la domanda è: come puoi ritenere il tuo partito responsabile o creare quel limite con l’amministrazione Biden quando tu e i progressisti al Congresso spesso votate per ciò che vuole la leadership del partito e molto raramente – a volte, ma raramente – negate il vostro voto quando il partito ne ha bisogno?

Voglio affrontare le due parti di questa domanda. E voglio sottolineare che ci sono momenti in cui abbiamo rotto con il partito, ad esempio, su Build Back Better [si riferisce al maxi-piano di aiuti da 1.750 miliardi di dollari, Ndt]. All’interno del nostro partito c’è stata una guerra durata un anno.

Ci sono stati momenti in vista del voto bipartisan sulle infrastrutture Build Back Better in cui il presidente degli Stati uniti era in vivavoce con noi dicendo: «Dovete votarlo». La narrazione del presidente su questo sosteneva: «Votate per Bif [il disegno di legge bipartisan sulle infrastrutture] e, fidatevi di me, riuscirò a ricostruire meglio oltre la linea». Lo schema, per farvi capire come funzionano la politica interna e il partito, è: «Ti fidi di noi o no? Ti fidi di questa leadership?». Così fanno la portavoce Nancy Pelosi, il presidente degli Stati uniti, il vicepresidente, i membri del gabinetto. Usano un ambiente collettivo; non una conversazione privata.

È quasi come un invito, provare a dire davanti a tutti e alzarsi in piedi davanti al presidente e dire: «Non è affatto una questione di fiducia. È una questione di voti. E non è che non mi fido di te, è che non mi fido di Joe Manchin. E non so se posso fidarmi che qualcuno possa riuscire a tirare fuori consistenza da una persona che non ne ha».

Ma alcuni di questi voti parlano anche di quell’infrastruttura progressista di cui stiamo parlando. Per quanto riguarda il voto sulle ferrovie, ad esempio, abbiamo lavorato a stretto contatto con tutti i settori dei ferrovieri; non solo con i Teamster, non solo con i sindacati formali, ma anche con i membri dei sindacati che si stavano ribellando contro l’accordo iniziale. Agivamo in tandem con queste organizzazioni, Rwu [Railroad Workers United] e alcune di quelle persone che stavano conducendo la lotta per opporsi a quell’accordo iniziale e a un contratto terribile. Quelle erano le persone con cui stavamo lavorando per sviluppare la nostra strategia organizzativa sul tema.

Non si trattava solo della tradizionale leadership sindacale, ma anche della base con cui abbiamo cercato di determinare la nostra strategia. Abbiamo lavorato con il senatore Bernie Sanders e con molti altri, dicendo: «Come volete che procediamo?».

La spinta iniziale è stata quella di approvare questo accordo senza alcun tentativo di ottenere un congedo retribuito. Dal punto di vista procedurale, ciò che ci è stato chiesto di fare è stato: «Procuraci un congedo retribuito». Questa era la volontà. Questa è stata l’organizzazione che ha portato a quel voto. Questa era la richiesta che mi era stata fatta, ed è quello che ho accettato di soddisfare.

C’è differenza tra la risposta digitale spontanea rispetto agli ambiti organizzativi e le persone che ne sono direttamente interessate. Quando devi votare, da Rwu dicevano: «Questo è quello che abbiamo chiesto loro di fare». Penso che siano stati offuscati dal rumore delle persone che si esprimono più in linea teorica.

Ma alla fine, ci sono momenti in cui ci saranno disaccordi interni sulla strategia. È importante, specialmente a sinistra, arrivare a distinguere tra differenze di strategia – a volte sono intense, e talvolta sono disaccordi rigorosi e vigorosi – e quando quelle differenze di strategia implicano un voltafaccia rispetto alla nostra visione e ai nostri principi.

Ci sono tanti soldi e tanti interessi impegnati a seminare il caos a sinistra. Dobbiamo renderci conto che gli stessi strumenti, come i social network, utili per noi per aggirare le strutture tradizionali che proteggono i nostri media e la nostra organizzazione politica, sono ancora algoritmi di proprietà di miliardari che vogliono incentivare il nostro conflitto interno. E lo fanno. Credo che in alcuni momenti in cui ci siamo cascati.

Detto questo, la critica è giusta e va bene. Ma se dovessi chiedere qualcosa… Molte volte questa avviene dopo una votazione. Prima di una votazione, chiediamo spesso ad alcuni dei nostri sostenitori di base qual è la loro posizione. Molte volte, e penso che questo sia spesso per motivi di risorse, l’organizzazione di base non emerge fino a quando non siamo già allo scontro accesso. Ma è più utile o vantaggioso che tale impegno avvenga prima di un voto. Perché, ad esempio, con il voto su ferrovieri, gli unici interlocutori che ho avuto prima erano i ferrovieri. E abbiamo fatto proprio quello che ci hanno chiesto di fare.

Il punto sulle differenze tattiche interpretate come una differenza di valori è un grosso problema. Penso che ci siano molte persone che guardano alla politica e vedono tanti soldi investiti in tanti obiettivi diversi che non fanno gli interessi della gente. Percepiscono che entrambe le parti li vendono in modi diversi: i Repubblicani sono super estremisti, i Democratici forse dicono la cosa giusta ma spesso non producono risultati. Dal tuo punto di vista, puoi biasimare che le persone interpretino erroneamente una differenza di tattica e strategia come una differenza di valori? Perché non dovrebbero vederla in questo modo, se sentono che il sistema politico li ha svenduti per dieci, venti, trent’anni?

Non incolpo le persone per questo. Do la colpa ad alcuni, perché credo che ci siano persone e leader pubblici che ne sanno di più ma alimentano polemiche che sanno essere sbagliate per interesse personale. L’economia basata sui clic, visualizzazioni e attenzione incentiva molto questa dinamica. E sappiamo che la cosa che attrae più di ogni altra cosa è il conflitto. Ci sono incentivi finanziari per certe persone, credo, il cui reddito si basa sull’alimentare il conflitto.

È una riproposizione di ciò che vediamo nei mass media. I mass media sono così duri da sinistra a destra. Ci vanno pesanti con il Repubblicano contro il Democratico, proprio perché attira pubblico. Quando entri in un pubblico più di nicchia, è la stessa cosa: conflitti simili possono essere guidati dall’amplificazione di quelle interpretazioni a volte false per alimentare il conflitto all’interno della sinistra.

Ma voglio stare attenta, perché con tutto ciò non intendo dire che qualsiasi critica alle nostre decisioni serve a fare il gioco di qualcun altro. Ci sono più cose che possono essere vere allo stesso tempo. Questo è qualcosa che dobbiamo davvero sviluppare e discutere, perché molte di queste decisioni non sono prese all’ultimo minuto. Possono accadere all’ultimo minuto, ma spesso provengono da molto lontano. Non sappiamo esattamente quando.

L’escalation che ha condotto al voto sulle ferrovie richiedeva mesi di lavoro. Siamo stati in comunicazione con i lavoratori per mesi, come guardiamo questa successione di eventi? Da quelle conversazioni, la cosa più importante che è emersa è stata assicurarsi un congedo retribuito ed era anche, tatticamente, ciò di cui eravamo materialmente capaci di ottenere.

Teoricamente, parlando dello sciopero, capisco che qualcuno possa avere una posizione [diversa], ma dobbiamo essere onesti con noi stessi su cosa comporta uno sciopero selvaggio. Siamo pronti per questo? Abbiamo preparato il terreno per una cosa del genere? A volte sì. Lo abbiamo visto con i sindacati degli insegnanti, quello che è successo in West Virginia e a Los Angeles. Ma a volte la forza lavoro potrebbe non essere preparata per questo. E se un movimento non lo è, allora dobbiamo decidere quali altre tattiche usare.

L’assistenza sanitaria sembra completamente sparita dall’agenda del Partito democratico. Il presidente Joe Biden non ha più nemmeno citato la public option che aveva promesso durante la campagna presidenziale. La crisi dell’assistenza sanitaria sta avanzando e sembra che il meglio su cui il Partito democratico possa concordare sia promettere di investire più soldi nelle compagnie di assicurazione sanitaria attraverso gli scambi dell’Affordable Care Act, mentre l’amministrazione Biden continua a privatizzare Medicare tramite Medicare Advantage. Tutto questo solo pochi anni dopo che la campagna di Bernie Sanders del 2016 sembrava incoraggiare la prospettiva reale di un sostegno a Medicare for All. Perché credi che la spinta di Medicare for All, almeno in questo momento, sembra essere in fase di stallo? Perché sembra che l’assistenza sanitaria non sia nemmeno un problema per il Partito democratico in questo momento?

La lobby assicurativa è incredibilmente potente. Se dovessi pensare a chi è più forte, probabilmente ci sarebbero solo i combustibili fossili, ma il settore farmaceutico e assicurativo sono molto in alto. Credo anche che Big Pharma e le compagnie assicurative abbiano un numero più ampio di deputati che possono essere influenzati. Con Big Oil, sono prevalentemente Repubblicani e poi una parte di alcuni Democratici. Ma con le assicurazioni, l’influenza è molto più ampia in entrambi gli schieramenti.

Quando Bernie ha partecipato a Medicare for All nel 2016, ha creato un enorme fervore elettorale che ha portato molti membri a co-sponsorizzare Medicare for All. Ma credo che quando arriva il momento critico, il numero di persone che sono disposte a lottare per Medicare for All sia probabilmente inferiore al numero di co-sponsor su quel disegno di legge. E francamente, anche se avessimo votato in aula, a causa della mancanza di prospettive al Senato, penso anche che ci sarebbero stati molti voti falsi, espressi quando tutto stava già andando su un binario morto.

Credo che ci stiamo avvicinando a un’interessante finestra politica. Abbiamo appena assistito a un cambiamento senza precedenti, unico in una generazione, nella leadership del Partito democratico, in particolare alla Camera. Era abbastanza noto quale fosse la posizione di Pelosi su questo; ha una storia molto forte nel tentativo di rafforzare l’Assicurazione sanitaria, sebbene attraverso l’espansione di quelli che in definitiva sono i sussidi alle assicurazioni.

Tornando indietro e esercitando quella pressione, sia attraverso le primarie che con l’esercizio di quella pressione su ogni membro del Caucus democratico affinché venga registrato su Medicare for All, ecco che ci troviamo a questo punto. Inoltre, questo è un problema in cui forse molti Democratici eletti pensano che sia solo una chimera in questo momento.

Tutto ciò ha molto a che fare con l’ostruzionismo del Senato. La gente prende posizione su molte questioni ma poi non le sostiene davvero, perché finché esiste l’ostruzionismo… è come dire «Se non riusciamo nemmeno a ottenere la sicurezza di base delle armi per via dell’ostruzionismo, cosa possiamo fare per l’assistenza sanitaria universale?». Quindi creare una lotta davvero forte per smantellare l’ostruzionismo al Senato è il viatico di qualsiasi lotta per l’assistenza sanitaria universale e per l’assistenza sanitaria garantita.

Penso che dobbiamo costruire entrambe queste cose allo stesso tempo. Ma dobbiamo anche essere sinceri riguardo alla realtà tattica di come arriviamo a fare le cose. Non possiamo far accadere nulla senza disarmare l’ostruzionismo o eleggere altri dieci Democratici al Senato [che sostengono] Medicare for All e spostano l’intero caucus… Il che mi sembra molto meno realistico che fare pressione sul partito per fermare l’ostruzionismo.

Gli scienziati avvertono che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale per tutta la vita sulla terra, dicendoci che dobbiamo fermare tutto lo sviluppo di nuovi combustibili fossili. E in risposta, il Congresso ha adottato l’Inflation Reduction Act, che comporta molti sussidi per l’energia verde, ma ha anche un grande potenziale di espansione per lo sviluppo dei combustibili fossili. Inoltre, come dicevamo prima, l’amministrazione Biden ha appena approvato questo progetto Willow in Alaska. Ripensando agli ultimi due anni, nel complesso, il Partito democratico ha aiutato la lotta al cambiamento climatico o ha peggiorato il problema? Ha preso il problema tanto seriamente quanto merita di essere preso?

Sono una grande critica del partito. Penso che l’amministrazione Biden sia stata molto deludente sul clima. Nei primi venticinque mesi della presidenza Trump rispetto ai primi venticinque mesi della presidenza Biden, Biden ha autorizzato più permessi per i combustibili fossili. Questo è un problema serio. L’amministrazione Biden sta anche fallendo sull’immigrazione, ma questo sarebbe il tema di una conversazione a parte.

Tuttavia, più cose sono vere allo stesso tempo. L’Ira, l’Inflation Reduction Act e le disposizioni sul clima in esso contenute, è la più grande misura nella storia americana con cambiamenti sostanziali e strutturali che, credo, sbloccheranno esiti significativi sul clima, l’energia pulita e altri tipi di infrastrutture.

Ma se ci riferiamo alla scienza, è la cosa più importante che abbiamo mai fatto ma ancora non è abbastanza. Detto questo, non credo che questa lotta si svolgerà in un colpo solo, in un solo atto legislativo. Penso che ci vorranno, diciamo, diverse importanti vittorie, ora ne abbiamo ottenuta una. Avremo molti vantaggi. Ma si tratta di un investimento infrastrutturale che richiede tempo per costruire e creare quei posti di lavoro.

Alexandria Ocasio-Cortez è deputata al Congresso degli Stati uniti, eletta al quattordicesimo distretto di New York.

David Sirota è editor-at-large di JacobinMag, dal quale è tratto questo testo. È stato consulente senior e autore di discorsi per la campagna presidenziale 2020 di Bernie Sanders. La traduzione è a cura della redazione.

14/4/2023 https://jacobinitalia.it

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