L’autunno caldo dei medici.

«Basta» è lo slo­gan con il quale si sono aperti ieri gli stati gene­rali dei medici pro­mossi dalla Fnom­ceo, la fede­ra­zione nazio­nale di gli ordini pro­vin­ciali dei medici, e che è riu­scita a riu­nire (impresa tutt’altro che sem­plice), tutti i sin­da­cati del settore.

In que­sto fronte gli inte­ressi natu­ral­mente sono diver­sis­simi ma a fare da col­lante sono i rischi di sna­tu­ra­mento ai quali la pro­fes­sione sta andando incon­tro. In ballo c’è il suo futuro e per que­sto si sta orga­niz­zando una mani­fe­sta­zione e uno sciopero.

«Basta» è la forma impe­ra­tiva del verbo bastare. In genere viene usata come escla­ma­zione ma per i medici ita­liani oggi vale come rifiuto peren­to­rio di una poli­tica che let­te­ral­mente li sta facendo diven­tare altro da quello che dovreb­bero essere e diventare.

«Basta» per i medici è un atto di disob­be­dienza pub­blica nei con­fronti di que­sto governo e della sua legge di sta­bi­lità, con i suoi truc­chi con­ta­bili. Un atto che col­pi­sce diret­ta­mente la sua imma­gine pub­blica di sal­va­tore della patria.

I medici, in un impres­sio­nante quanto col­pe­vole vuoto sociale, con un silen­zio a dir poco imba­raz­zante delle Con­fe­de­ra­zioni sin­da­cali (che non stanno muo­vendo un dito per sal­vare la sanità pub­blica dalle poli­ti­che di Renzi), pro­vano a rial­zare la testa. Assu­mono su di loro il carico di una pro­te­sta sociale che per quello che implica dovrebbe essere gene­rale dal momento che con que­sta legge di sta­bi­lità in peri­colo è l’art 32 delle Costi­tu­zione, la tutela pub­blica delle malat­tie, il nostro sistema soli­da­ri­stico e uni­ver­sa­li­stico e le pro­fes­sioni i cui doveri sono per qual­siasi malato la prima vera garan­zia etica e scientifica.

Il punto è che i medici, ma anche le altre pro­fes­sioni, a forza di restri­zioni, pri­va­zioni, limiti di ogni genere, bloc­chi di vario tipo non sono più in grado di adem­piere ai loro doveri cioè di svol­gere il loro lavoro come si diceva una volta in “scienza e coscienza”.

E’ que­sto che spiega la scesa in campo della Fnom­ceo, la mas­sima auto­rità deon­to­lo­gica di que­sta pro­fes­sione. Un medico respon­sa­bile, auto­nomo e nello stesso tempo inte­gro moral­mente ma soprat­tutto dispo­ni­bile a ripen­sarsi per stare al passo con i tempi, è la prima garan­zia per un cit­ta­dino. Que­sto governo non ha fidu­cia nei medici, li con­si­dera solo dei lava­tivi che pro­du­cono costi, per cui ha deciso di rispar­miare (a par­tire da que­sta legge di sta­bi­lità), di ammi­ni­strare i loro atti cli­nici, di obbli­garli ad usare i mezzi tera­peu­tici e dia­gno­stici decisi dalla Con­sip magari al prezzo più basso indi­pen­den­te­mente dalla loro ade­gua­tezza cli­nica. Così deca­pi­tando pro­prio il capi­tale pro­fes­sio­nale per defi­nan­ziare il sistema, obbli­gando tutto e tutti al ripiano rispetto a stan­dard rica­vati da limiti finan­ziari impos­si­bili da rispettare.Ormai siamo al defi­nan­zia­mento coatto.

Quella dei medici con­tro la legge di sta­bi­lità non è una par­tita facile da gio­care ed è ancor più dif­fi­cile da vincere.

Un po’ per­ché essi hanno dimo­strato di non essere dei grandi stra­te­ghi, un po’ per­ché hanno parec­chi sche­le­tri nell’armadio (spre­chi, medi­cina difen­siva, self inte­re­sted, com­por­ta­menti oppor­tu­ni­sti, ina­de­gua­tezze ecc) che costano un botto di soldi, un po’ per­ché il loro avver­sa­rio è una poli­tica eco­no­mica che si può modi­fi­care con una piat­ta­forma che voli alto e con una forte mobilitazione.

Già nel 2012 i medici orga­niz­za­rono una grande mani­fe­sta­zione in piazza. Riu­sci­tis­sima ma che si rivelò un tra­gico fal­li­mento poli­tico per­ché non solo non diede luogo a nes­suna nego­zia­zione ma, quel che è peg­gio, aprì la strada ad una serie di prov­ve­di­menti il cui pre­sup­po­sto era pro­prio il medico quale prima con­tro­parte del rispar­mio. Ripe­tere que­sto errore oggi sarebbe fatale.

Gli stati gene­rali di ieri hanno dato man­dato di scri­vere una piat­ta­forma sulla base della quale il 28 novem­bre si svol­gerà a Roma una mani­fe­sta­zione e il 15 dicem­bre uno scio­pero di cate­go­ria. Secondo me prima di scri­vere i medici fareb­bero bene a riflet­tere su alcuni punti.

La “que­stione medica” (per­ché di que­sto si tratta) non è cau­sata da que­sto o quel prov­ve­di­mento con­tro i medici, emerge da pro­fondi cam­bia­menti sociali che i medici sino ad ora non hanno saputo leg­gere, da una poli­tica eco­no­mica che vuole redi­stri­buire parti impor­tanti della spesa sani­ta­ria in altre ope­ra­zioni come la ridu­zione delle tasse. E, ma solo alla fine, dall’insieme di una serie di prov­ve­di­menti ostili ai medici (appro­pria­tezza, blocco del turn over, limi­ta­zione della loro auto­no­mia ecc).

Le poli­ti­che di defi­nan­zia­mento della sanità nella legge di sta­bi­lità si giu­sti­fi­cano prima di tutto con una pla­teale inca­pa­cità delle regioni a fare spen­ding review e quindi con la per­ma­nenza nella spesa sani­ta­ria di non secon­da­rie dise­co­no­mie rispetto alle quali i medici non sono estranei.

Una piat­ta­forma deve essere fun­zione della con­tro­parte nel senso che i suoi scopi non pos­sono essere indi­cati igno­rando con chi hanno a che fare. Ciò che si deve bat­tere è l’idea di soste­ni­bi­lità pen­sata dal governo Renzi come distru­zione della sanità pubblica.

Que­sta idea si batte con­trap­po­nendo un’altra idea di soste­ni­bi­lità fon­data sul ruolo del lavoro, in que­sto caso dei medici. Per rifi­nan­ziare la sanità è fon­da­men­tale, se però il lavoro è libe­rato da una serie di costi inu­tili, di ana­cro­ni­smi e con­trad­di­zioni costose, se è reso meno regres­sivo, se è orga­niz­zato in modo nuovo, se è ripen­sato a par­tire dai contratti.

Una piat­ta­forma deve essere fun­zione di un nego­ziato, cioè di una tran­sa­zione, nella quale i medici chie­dono cam­bia­mento dando in cam­bio la stessa moneta: cam­bia­mento. Cam­bia­mento e inva­rianza non vanno d’accordo.

Per­ché i medici non si impe­gnano loro per primi a garan­tire appro­pria­tezza e respon­sa­bi­lità pre­sen­tando un pro­getto per azze­rare quei 10 mld di medi­cina difensiva?

Il 29 novem­bre a Roma par­te­ci­però alla mani­fe­sta­zione pub­blica dei medici, gli unici nella sanità e nel mondo del lavoro ad avere avuto il corag­gio di dire «Basta».

Ivan Cavicchi

22/10/2015 www.ilmanifesto.info

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