Le Olimpiadi della vergogna si chiudono in farsa

I giochi olimpici di Parigi 2024 saranno ricordati come tra i più ‘discutibili’ degli ultimi anni (usiamo un eufemismo). Tralasciando le varie polemiche legate all’organizzazione lacunosa, alla cerimonia inaugurale, all’inquinamento della Senna, tutte cose opinabili a seconda dei punti di vista, quello che è apparso eclatante, fuori da ogni ragionevole dubbio, è stata la smaccata operazione propagandistica di suprematismo occidentale, contraria ad ogni presunto “spirito olimpionico”, espressa con un doppiopesismo imbarazzante.

Lo sport contro la ‘discriminazione’, in primis discrimina gli atleti russi e bielorussi, costringendo i pochi presenti a partecipare senza bandiera e senza inno, e solo in alcuni sport individuali. Non si capisce perché poi anche quelli Bielorussi. Perché il CIO non ha assunto lo stesso comportamento per gli atleti di altri Paesi quando hanno invaso Libia, Iraq, provocando centinaia di migliaia di morti?

E la presenza di Israele mentre è in corso il massacro dei palestinesi? A Tel Aviv è concesso tutto, anche di poter nomina il judoka Peter Paltchik come portabandiera. L’atleta, ex militare, aveva pubblicato sui social post inneggianti ai bombardamenti su Gaza.

Lo sport contro le discriminazioni è foriero esso stesso di discriminazioni, seguendo gli standard di giudizio utili alla politica.

Le Olimpiadi del doppiopesismo si cono concluse in farsa con l’intervista imbarazzante del presidente del CIO Thomas Bach sul caso Khelif: “Non possiamo distinguere uomo da donna”

Le Olimpiadi si chiudono in farsa

– Maurizio Biagiarelli

Dietro la bandiera della inclusività non passa più il sano principio della non discriminazione ma della impossibilità della “conoscenza distinta”. Quella che Hegel bollò come la “notte in cui tutte le vacche sono nere” (perché indistinguibili). Una tale impossibilità conoscitiva conduce successivamente anche a una incapacità di scegliere e di agire.

Questo è ciò che oggi rischia una cultura drogata dagli eccessi quando afferma , come fa un ex schermidore tedesco presidente del CIO, che “non c’è un modo scientifico per dire chi è una donna”. Una scienza così diventa inutile e pericolosa, come una notte in cui tutte le vacche sono nere.

Purtroppo queste forzature non sono casuali. Segnano una precisa volontà di potenza per impadronirsi e gestire a piacimento il fondo più intimo degli esseri umani: il loro pensiero.

Quando avrai convinto le masse che non si può neppure più sapere chi è una donna sarai riuscito a portare a compimento la conquista delle loro anime e dei loro corpi. Non è fantascienza, è una previsione politica.

G.K. Chesterton scrisse profeticamente: “La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla.

È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.

Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi”.

12/8/2024 https://www.kulturjam.it/

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