Le proteste degli agricoltori in Germania. Il potere della paura (del cambiamento)

Cari amici,

avrete probabilmente sentito che la Germania è scossa non solo da nuovi scioperi nel settore ferroviario, ma anche e principalmente dalle massicce proteste degli agricoltori (contro i tagli ai sussidi per il gasolio e contro l’istituzione di nuove tasse sui veicoli agricoli annunciati dal governo, NdT). Molti progressisti si domandano se si tratti di un nuovo tipo di protesta alla “gilet gialli”, se le forze della sinistra possano sperare in nuove alleanze, se in qualche modo sia possibile attingere all’enorme legittimità sociale degli agricoltori per rigenerare il movimento climatico, che di fatto quella legittimità la sta perdendo.

Per rispondere a queste domande ho trascorso un po’ di tempo con gli agricoltori in protesta, in particolare dentro una manifestazione dell’ala più radicale a Berlino lo scorso lunedì 8 gennaio, e con dispiacere devo ammettere: no, cari compagni e compagne, questi contadini non saranno nostri alleati. Essi costituiscono, infatti, la mossa di apertura dell’assalto della destra alla normalità, poiché la disposizione emotiva che esprimono è la stessa che sta alimentando l’offensiva della destra in tutto il mondo ricco: “Fanculo con le vostre regole e regolamenti, non vogliamo che niente cambi, qualunque sia la realtà!”.

IL POTERE DI BLOCCARE
La prima cosa che salta agli occhi in questa protesta è l’incredibile qualità di potere tattico e di blocco che gli agricoltori portano nelle strade: quando anche solo in cinquecento o mille concentrano i propri veicoli, sembra più una parata militare a Mosca il primo maggio che una qualsiasi tipica manifestazione a Berlino.

In sostanza, gli agricoltori radicali dicono al governo: “Andremo avanti finché tutti i tagli ai sussidi che ci avvantaggiano non saranno fuori discussione”. Nel frattempo, la nostra attuale coalizione di governo, il cosiddettoSemaforo, un’anatra zoppa e incapace, afferma: “Vi abbiamo fatto alcune concessioni, prendere o lasciare”, una posizione che da un lato sembra improbabile che possa reggere, ma dall’altro, per il momento, prendiamo per buona, poiché questi compromessi sono ormai così difficili da negoziare che è altrettanto improbabile che vengano riaperti.

In altre parole: la resa dei conti è alle porte e gli agricoltori sono forti: “In Sassonia e Meclemburgo-Pomerania gli agricoltori hanno bloccato quasi ovunque gli accessi autostradali”. Sul serio: che potenziale dirompente hanno: “Città come Cottbus o Brandeburgo/Havel erano sostanzialmente tagliate fuori dal mondo esterno”. E anche se le proteste degli agricoltori sono attualmente popolari, molti si chiedono: perderanno gran parte della simpatia che hanno raccolto finora se continuano a intensificare le proteste e i blocchi? La mia risposta: no, per il momento non la perderanno, non importa quanto sconvolgeranno la vita di tutti i giorni.

“Ma perché – potreste chiedere –, non era lo stesso con Just Stop Oil e altri movimenti climatici di azione diretta: maggiore è il disturbo causato ai cittadini, maggiore è la reazione avversa?”. Certo, ma la questione non è ciò che fanno le proteste, ma ciò che esprimono. Non si tratta di questo o quel blocco di una o dell’altra autostrada, si tratta della “disposizione” – dello stato emotivo collettivo che si articola attraverso una pratica o un attore – e dei modi in cui viene ripresa e politicizzata.

LA DISPOSIZIONE EMOTIVA
Questa disposizione emotiva si può pensare come una forza politica di produzione. Qualcosa che guida i processi politici e sociali, e che viene modellata e indirizzata in determinate direzioni. Just Stop Oil e Letzte Generation hanno articolato una disposizione emotiva da “eroi e martiri” delle nostre società, la buona coscienza della collettività, e per questo sono odiati e insultati. Le proteste dei contadini tendono ad articolare l’Es o inconscio della società: non solo la parte stronza (quella che vuole di più per sé e per i propri interessi), ma anche la parte infantile e ribelle che vuole nascondersi dal cambiamento, che crede che se il governo “verde chiaro” della coalizione Semaforo se ne andasse, sparirebbero anche i problemi climatici.

Questo rifiuto totale di ogni cambiamento è attualmente una delle forze politiche di produzione più forti del paese – è ciò che guida l’Alternative für Deutschland. Crea spazio nel sistema dei partiti per la squadra dei Mangiamorte di Lady Voldemort (Bündnis Sahra Wagenknecht) e nutre i sogni febbrili di partito del Werteunion. Vuol dire che la coalizione Semaforo è ormai incapace di governare e trasformare. Infine, tale rifiuto neutralizza completamente il movimento per il clima.

NON DISTURBARE!
Tale disposizione non è solo dominante, esiste anche tra la maggior parte di noi che non sono così di destra. E proprio perché potrebbe non essere dominante dappertutto ma esiste dovunque, le proteste che l’articolano rimarranno legittime. Ciò poiché le dirompenti proteste degli agricoltori esprimono il desiderio di non essere disturbati, e come tali il disturbo sociale che causano non può diventare il meccanismo che ne innesca la delegittimazione. In realtà è vero il contrario: “Chi non vuole essere disturbato sosterrà la protesta di chi disturba per non essere disturbato”. Le proteste esprimono il desiderio di molti di opporsi ai tempi che cambiano come un bambino ribelle e di dire: “Fanculo i cambiamenti e le trasformazioni, non me ne frega un cazzo!”. Per questo, la forza che guida e legittima le proteste degli agricoltori è una sorta di movimento perpetuo, perché nasce dal crescente attrito tra la realtà del cambiamento e il desiderio diffuso che tutto rimanga uguale.

Tale disposizione come forza trainante dell’attuale spostamento sociale a destra è stata presente all’incirca dal 2015 – quando Pegida emerse affermando: “Troppi stranieri stanno cambiando troppo il paese” –, è passata per la gestione del Covid (“troppi interventi…”), fino ad arrivare alle attuali proteste degli agricoltori. Si trova anche nel concetto di libertà che viene utilizzato in modo simile in tutte queste proteste, e che Jan Skudlarek ha analizzato correttamente: si tratta di difendere le libertà di chi è già privilegiato contro coloro che ne intendono limitare i privilegi.

Quando ero alla manifestazione a Berlino, sono rimasto affascinato da quanto semplici e dirette fossero le richieste dei principali relatori: abolire semplicemente tutte le norme, tutte le restrizioni, tutte le regole che limiterebbero la libertà assoluta dei proprietari terrieri. Perché? Perché l’agricoltore (in questo caso: il proprietario maschio bianco) sa meglio di tutti di cosa ha bisogno. Sempre. Fertilizzanti? Via tutte le restrizioni. Benessere degli animali? Solo l’agricoltore può giudicarlo, cosa ne sanno le teste d’uovo di Bruxelles? Clima e ambiente: non fatemi iniziare!

LA BATTAGLIA DELLE NORMALITÀ
Le proteste degli agricoltori, quindi, riguardano meno questioni economiche in senso stretto e più il problema di quale “normalità” sia quella giusta: quella dei già privilegiati, che sono dovuti passare in secondo piano negli ultimi anni di egemonia della sinistra verde? Oppure è la nuova normalità transvegana, omoclimacomunista, transgender e di soia del nuovo ordine mondiale, di Bill Gates e George Soros, della Commissione Europea e della profetessa del clima Greta, la nuova normalità del collasso climatico, della crisi della biodiversità e della fine della cuccagna?

Poiché la realtà materiale diventerà sempre più instabile, la realtà sociale si chiuderà sempre più ai processi di cambiamento, e ogni volta che la scienza dirà: così deve andare, risponderà: noi andiamo dall’altra parte. Questo è il motivo per cui, a mio avviso, le proteste degli agricoltori hanno un potenziale quasi inesauribile di legittimità nelle strade (a questo si aggiunge il fatto che, essendo pieno inverno, non hanno molto lavoro nelle fattorie).

Dobbiamo prepararci per un’intensità di proteste che sarebbe stata adatta al movimento per il clima, ma di cui non saremmo mai stati capaci. Vedremo: niente è più forte del desiderio dei privilegiati di difendere i propri privilegi.

È tutto per oggi. Il vostro solidale,
Tadzio

(da: Friedliche Sabotage di tadzio müller / traduzione di salvatore de rosa)

Immagine: (archivio disegni napolimonitor)

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