L’Europa e gli Stati Uniti hanno guidato la corsa al riarmo degli ultimi cinque anni

© Zyanya Citlalli – Unsplash

È l’Ucraina il primo Paese importatore mondiale di armamenti nel quinquennio 2020-2024. Nello stesso periodo l’import europeo è cresciuto del 155%. Una situazione di cui hanno beneficiato gli Stati Uniti, aumentando le proprie esportazioni belliche fino ad assorbire il 43% del mercato globale. L’Italia è il sesto esportatore di armi. I dati del Sipri

La guerra in Ucraina e la scelta dei Paesi dell’Ue di supportare militarmente Kiev e di mantenere aggiornati i propri arsenali hanno guidato il riarmo europeo.

Tra il 2020 e il 2024 l’Ucraina è diventata infatti il primo Paese importatore mondiale di armamenti (con una crescita di quasi 100 volte rispetto al 2015-2019). Nello stesso periodo l’import europeo è cresciuto del 155%. Una situazione di cui gli Stati Uniti sembrano aver beneficiato maggiormente, aumentando le proprie esportazioni belliche fino ad assorbire il 43% del mercato globale.

Lo documenta l’ultima analisi sui trasferimenti internazionali di armi pubblicata il 10 marzo dall’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri).

“I nuovi dati riflettono chiaramente il riarmo in atto tra gli Stati europei in risposta alla minaccia della Russia -ha dichiarato Mathew George, direttore del programma del Sipri sui trasferimenti di armi-. Tuttavia, alcuni grandi importatori di armi, tra cui l’Arabia Saudita, l’India e la Cina, hanno registrato un forte calo dei volumi di importazione per una serie di motivi, nonostante l’alta percezione della minaccia nelle loro regioni”.

A livello globale il volume di esportazione di armamenti è rimasto pressoché uguale tra 2020 e 2024 rispetto ai livelli del periodo 2015-2019, poiché l’aumento delle importazioni in Europa e nelle Americhe è stato compensato dalla diminuzione in altre regioni.

I primi 10 Paesi esportatori sono rimasti gli stessi, ma la Russia (che rappresenta il 7,8% delle esportazioni globali di armi) è scesa al terzo posto dietro la Francia (9,6%), mentre l’Italia (4,8%) è salita dal decimo al sesto posto.

Il principale motore di questi cambiamenti è stata, come già accennato, l’invasione russa dell’Ucraina iniziata a febbraio 2022. Almeno 35 Stati hanno inviato armi a Kiev e altre consistenti consegne sono in programma. L’Ucraina ha “ricevuto” l’8,8% delle esportazioni di armi a livello mondiale nel periodo 2020-24. La maggior parte degli armamenti proveniva dagli Stati Uniti (45%), seguiti da Germania (12%) e Polonia (11%). Kiev, inoltre, è stato l’unico Stato del continente europeo tra i primi 10 importatori nel periodo 2020-24, anche se molti altri Paesi dell’area hanno aumentato significativamente le loro importazioni di armi nello stesso periodo.

L’andamento dei trasferimenti di armi. L’istogramma indica la media sul periodo di cinque anni indicato, la linea dà conto del valore annuo © Sipri

In particolare i Paesi europei membri della Nato hanno incrementato in modo considerevole il loro affidamento sugli Stati Uniti per quanto riguarda il materiale bellico. Le importazioni di armi da parte dei membri europei della Nato sono più che raddoppiate tra il 2015-19 e il 2020-24. E gli Stati Uniti hanno fornito il 64% di queste armi, una quota maggiore rispetto al 2015-19 (dove erano al 52%). Gli altri principali fornitori sono Francia e Corea del Sud (con il 6,5% ciascuno), Germania (4,7%) e poi Israele (3,9%).

“Con una Russia sempre più bellicosa e le relazioni transatlantiche sotto stress durante la prima presidenza Trump, gli Stati europei membri della Nato hanno adottato misure per ridurre la loro dipendenza dalle importazioni di armi e per rafforzare l’industria europea degli armamenti -ha aggiunto Pieter Wezeman, ricercatore senior del programma trasferimenti di armi del Sipri-. Ma il rapporto transatlantico di fornitura di armi ha radici profonde. Le importazioni dagli Stati Uniti sono aumentate e gli Stati europei del blocco atlantico hanno quasi 500 aerei da combattimento e molte altre commissioni ancora ordinate dagli Stati Uniti”.

I principali esportatori di materiale d’armamento © Sipri, 2025

Gli Stati Uniti hanno beneficiato di questa corsa al riarmo, passando come detto dal 35% al 43% del mercato globale, fornendo armi a 107 Paesi. Per la prima volta in due decenni, la quota maggiore delle esportazioni statunitensi nel periodo esaminato è stata destinata all’Europa (35%) piuttosto che al Medio Oriente (33%). Tuttavia, il principale cliente resta saldamente l’Arabia Saudita (con il 12% delle esportazioni di armi statunitensi).

A differenza degli Stati Uniti, le esportazioni di armi da parte della Russia sono diminuite drasticamente, scendendo del 64%. “Il calo è iniziato prima dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022: nel 2020 e nel 2021 i volumi delle esportazioni sono stati molto più bassi rispetto a qualsiasi altro anno dei due decenni precedenti. La guerra contro l’Ucraina ha ulteriormente accelerato il calo delle vendite di armi da Mosca perché necessarie sul campo di battaglia. E le sanzioni commerciali rendono più difficile per la Russia produrre e vendere i suoi armamenti e gli Stati Uniti e i loro alleati fanno pressione sugli Stati affinché non acquistino da Mosca -ha aggiunto Wezeman-. Due dei più importanti rapporti commerciali della Russia si erano già indeboliti prima del 2022, con l’India, che privilegiava sempre di più altri fornitori, e la Cina che si riforniva di armi dalla sua fiorente industria bellica”.

Le importazioni di armi per regione © Sipri, 2025

La Francia è diventata il secondo fornitore di armi al mondo nel 2020-24, consegnando armamenti a ben 65 Stati. Una crescita guidata soprattutto dal mercato europeo, il cui peso è quasi triplicato, aumentando del 187%. Ciò è dovuto principalmente alle consegne di aerei da combattimento a Grecia e Croazia e alle forniture all’Ucraina dopo l’invasione su larga scala della Russia nel 2022. Tuttavia, l’India ha ricevuto di gran lunga la quota maggiore delle esportazioni di armi francesi (28%), quasi il doppio di quella destinata a tutti i destinatari europei messi insieme (15%). Il secondo maggior destinatario è stato il Qatar (9,7% dell’export di armi francesi).

Un risultato simile si è osservato per l’Italia le cui esportazioni di armi sono aumentate del 138% nel 2020-24 rispetto al 2015-19, raggiungendo il 4,8% del volume globale. La quota maggiore (71%) è stata destinata agli Stati del Medio Oriente. A proposito della vera politica estera dei governi che si sono succeduti.

Asia e Oceania resta la regione con le maggiori importazioni globali di armi nonostante tra il 2015-19 e il 2020-24 la quota dei trasferimenti di armamenti verso gli Stati della regione sia scesa dal 41% al 33%. Il calo del 21% dell’import è dovuto in gran parte alla riduzione (pari al 64%) degli acquisti di armi da parte della Cina tra i due periodi, che ha sostituito sempre gli armamenti russi con sistemi d’arma progettati e prodotti localmente.

Secondo il Sipri è probabile che gli acquisti di armi da parte della Cina continueranno a diminuire con l’aumento della capacità dell’industria bellica nazionale. Allo stesso tempo Pechino ricopre un ruolo importante nell’export, piazzandosi al quarto posto con il 5,9% del mercato globale. Nonostante gli sforzi della Cina per aumentare le sue vendite di armi, molti grandi importatori non acquistano da Pechino per motivi politici.

Le importazioni di armi da parte degli Stati del Medio Oriente sono diminuite invece del 20% tra il 2015-19 e il 2020-24, nonostante quattro dei primi 10 importatori globali si trovino nella regione (Qatar, Arabia Saudita, Egitto e Kuwait). Più della metà dei trasferimenti di armi in Medio Oriente è stata condotta dagli Stati Uniti (52%), mentre il 13% fa capo all’Italia, il 9,8% alla Francia e il 7,6% alla Germania.

Nonostante la guerra a Gaza, le importazioni di armi da parte di Israele sono rimaste sostanzialmente stabili. Nel 2020-24 gli Stati Uniti hanno fornito la quota maggiore delle vendite di armi a Israele (66%), seguiti da Germania (33%) e Italia (1,0%).

Negli ultimi 15 anni i trasferimenti di armi verso l’Africa occidentale sono aumentati notevolmente, collegandosi in una deviata logica causa-effetto al deterioramento della situazione. Le importazioni degli Stati della regione sono quasi raddoppiate (+82%) tra il 2010-14 e il 2020-24. In particolare la Nigeria ha rappresentato la quota maggiore con un aumento dell’82%, specie per quanto riguarda l’Europa. Ha infatti assorbito un terzo (34%) dell’export europeo in Africa occidentale.

“La crescita delle importazioni di armi in Africa occidentale è stata sorprendente. Sebbene il volume rimanga relativamente contenuto, ha importanti implicazioni geopolitiche -ha fatto notare Katarina Djokic, ricercatrice del Sipri-. Stati come il Burkina Faso, il Mali e il Senegal sembrano aumentare rapidamente i loro acquisti. I fornitori stanno usando le esportazioni di armi per aumentare la loro influenza in questa parte del mondo, una strategia seguita dagli Stati emergenti, in primo luogo la Turchia, accanto ad attori più affermati come Cina, Francia, Russia e Stati Uniti”.

Andrea Siccardo

10/3/2025 https://altreconomia.it/

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