L’inceneritore e Marco Polo

Di ritorno dal suo viaggio in Cina, Marco Polo riferì a Kublai Khan di una strana macchina che aveva visto nell’isola di Twan. Era una macchina gigantesca con la quale gli abitanti di Twan si erano definitivamente affrancati dalla loro produzione di rifiuti. Essi, gli abitanti, versavano nella macchina tutti i loro prodotti di scarto, compresi i cadaveri dal momento che avevano abolito il cimitero.

La macchina bruciava tutto nel suo immenso camino producendo dei fumi profumati, ora al sapore di ciclamino, ora di mentuccia e altri gradevoli odori ancora. Ma la macchina faceva molto di più. Con il suo calore prodotto dalla combustione, produceva acqua calda per tutti gli abitanti. In realtà la temperatura media dell’isola era di circa 30 gradi e i suoi abitanti dovevano continuamente miscelare l’acqua calda con acqua fredda altrimenti non avrebbero potuto bere. Però accanto alla strana macchina era sorta una paninoteca che forniva panini caldi sfruttando il calore della macchina.

Vietnam

Gli abitanti erano felici e adoravano la macchina e mai l’avrebbero lasciata spegnere perché a loro parere sarebbero successe cose gravi. Così quando la produzione di rifiuti (e di cadaveri) diventò scarsa, gli abitanti tagliarono gli alberi per far continuare a funzionare la macchina.

Taglia oggi, taglia domani, gli alberi scomparvero dall’isola che divenne molto più calda, ma non rinunciarono alla loro macchina magica, presso la quale si celebravano ogni anno grandi feste anche con sacrifici di animali, i quali, quando c’era scarsità di rifiuti da dare in pasto alla macchina, venivano gettati vivi in essa e così bruciati. Così che, dopo gli alberi, anche gli animali scomparvero dall’isola di Twan e i loro abitanti non avendo più nulla da bruciare, iniziarono a gettare nelle fauci della macchina i loro stessi simili, quelli malati o inadatti, naturalmente.

Marco Polo e il Kublai Khan

Dopo qualche anno sull’isola erano rimasti due soli abitanti i quali non sapevano cosa farci degli aromi prodotti dalla macchina e neppure dell’acqua calda, dal momento che la temperatura dell’isola adesso sfiorava i cinquanta gradi. Né potevano costruire una zattera per allontanarsi dall’isola alla ricerca di una più lussureggiante dal momento che non c’era rimasta più nessuna traccia di legname.

“E allora com’è finita la storia?” chiese Kublai khan. Marco Polo rimase qualche attimo pensieroso, poi disse: “Pare che la macchina abbia continuato a funzionare autonomamente bruciando l’intera isola finchè è scomparsa in mare”. E Kubai klan disse: “Qual è il nome di questa macchina?”. Marco Polo rispose: “Alcuni la chiamavano termovalorizzatore, altri inceneritore”. “Ne esistono ancora?”, chiese Kublai. “Una sola – rispose Marco Polo – quella di un signore chiamato Gualtieri”.

Enzo Scandurra

23/7/2022 https://comune-info.net

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *