L’“Indicatore di violenza” di 7amleh documenta 103.000 casi di incitamento all’odio e razzismo contro i Palestinesi sui social media

Haifa. Alla luce delle recenti violenze, compreso il devastante bombardamento dell’ospedale arabo battista Al-Ahly nel cuore della città di Gaza, l’incitamento all’odio contro i Palestinesi sui social media è in aumento, ha affermato in una nota  7amleh, il Centro Arabo per la Promozione dei Social Media.

In questo contesto, 7amleh ha documentato oltre 103.000 casi di incitamento all’odio in ebraico su 120.000 post, raccolti tra il 7 e il 18 ottobre, utilizzando l’”Indicatore di violenza” recentemente sviluppato. La maggior parte di questi casi sono stati riscontrati su “X”, che consente la diffusione di contenuti dannosi senza sufficiente moderazione.

7amleh ha affermato che il 63% dei casi documentati di incitamento all’odio e razzismo sono basati su affiliazioni politiche e/o sentimenti nazionalisti, e il 34% è radicato in pregiudizi razziali. I restanti casi includono, tra gli altri, violenza di genere e religiosa.

7amleh ha recentemente sviluppato l’“Indicatore di violenza”, un modello linguistico che utilizza la tecnologia dell’intelligenza artificiale per monitorare automaticamente e immediatamente la diffusione dell’incitamento all’odio e della violenza sulle piattaforme di social media in ebraico contro i Palestinesi. I risultati vengono poi presentati su “7or – Osservatorio palestinese digitale sulle violazioni dei diritti “. Il display interattivo di analisi dei dati di 7amleh consente agli utenti di utilizzare il modello come strumento per capire quanto siano prevalenti i discorsi di odio e l’incitamento all’odio sulle piattaforme dei social media.

7amleh ha documentato altre 701 violazioni che hanno colpito utenti palestinesi e sostenitori dei diritti dei Palestinesi dal 7 al 18 ottobre, segnalate dagli utenti su 7or. Tali contributi sono stati esaminati da 7amleh e inoltrati alla società di social media corrispondente. Le violazioni includono 286 casi di restrizione o rimozione degli account di attivisti palestinesi, oltre a 415 casi di incitamento all’odio e incitamento. Tra gli account colpiti ci sono le pagine ufficiali delle organizzazioni della società civile e dei media indipendenti. Tra questi figurano Quds News Network, seguito da più di otto milioni di utenti su Facebook, la pagina Instagram di Mutaz Azaiza, seguita ora da più di quattro milioni di utenti. La pagina di Mutaz Azaiza ha dovuto affrontare diverse restrizioni alle quali è stato fatto ricorso. Tuttavia, la pagina Facebook di Quds News Network in arabo non è stata pubblicata ed è stata rimossa definitivamente dalla piattaforma Meta.

7amleh ha anche documentato discorsi di odio, incitamento e disinformazione riguardanti il bombardamento  dell’ospedale arabo di Al-Ahly, nella notte del 17 ottobre. 7amleh ha anche documentato ulteriori violazioni da parte di piattaforme online volte a silenziare i Palestinesi e a violare i loro diritti digitali e il loro diritto alla libertà di espressione. Ciò viene realizzato limitando la diffusione,  restringendo gli account o sospendendoli, e rimuovendo i contenuti.

La maggior parte delle violazioni volte a silenziare i Palestinesi si sono verificate sulle piattaforme di Meta (Instagram e Facebook).

7amleh ha sottolineato che “le società di social media non devono discriminare gli utenti palestinesi. Non dovrebbero limitare i contenuti palestinesi a causa della pressione politica, ma devono impegnarsi a rimuovere i discorsi di odio e di incitamento su tutte le piattaforme, soprattutto perché ciò si traduce in violenza nel mondo reale contro i Palestinesi”.

Incoraggia gli utenti dei social media a segnalare alla piattaforma “7or” qualsiasi caso di violazione dei diritti digitali, compresi l’incitamento all’odio, razzismo e diffusione di notizie false.

(Fonte: Wafa).

21/10/2023 https://www.infopal.it/

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli

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