Lotte operaie. I nuovi clandestini non sono i clandestini

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In questo ultimo anno, in piena pandemia, le lotte operaie si sono moltiplicate, e Rifondazione sempre a sostenerle.
La GKN ha richiamato l’attenzione su questioni importanti, la manifestazione di Firenze ha dimostrato che il conflitto sociale è ancora un’arma utile alla lotta, che ci permette di liberare i lavoratori ed i diritti dalla sottomissione alle imprese.

La classe operaia ed il conflitto sociale non si sono ecclissati, dissolti, svaniti, dileguati, sono stati lasciati senza nessuna difesa, le multinazionali hanno interpretato i contratti a loro piacimento e il conflitto sindacale è apparso sotto l’effetto di cannabinoidi.

L’Italia sta regredendo, sia per quanto riguarda i diritti sociali, civili e costituzionali, anche per leggi populiste e acchiappa voti.
L’informazione è in mano al capitalismo finanziario che la usa per il proprio profitto, a scapito della maggioranza del popolo.
Il degrado sociale è il nutrimento del capitalismo, odio, invidia, violenza, guerra, fascismo, razzismo sono gli alimenti per la rigenerazione ciclica del capitale.

Come ci si oppone a tutto questo?

1) La storia la fa chi non si arrende.
Oggi la classe operaia in Italia è meno organizzata, più debole e non individua nei Comunisti il proprio riferimento politico.
Un destino ingrato sul piano del lavoro, della salute, dell’educazione, della fruizione di aspetti significativi della esistenza, della mancanza di potere e di prospettive, chi è insoddisfatto delle vicende che la vita appare proporgli anche per un lontano futuro, deve mobilitarsi per tentare di migliorare, insieme con altri che si trovano nella medesima condizione. Questo è il significato del Conflitto Sociale.

2) Il conflitto è ancora lo spartiacque tra democrazia e teocrazia.
Per una lavoratrice e un lavoratore, dovrebbe essere naturale aderire a Rifondazione Comunista, per il partito il suo programma ha una sua morale, ti spinge, invita a non girare la testa dall’altra parte quando vedi un abuso, di qualsiasi natura.

Attraverso il conflitto sociale si alimenta la democrazia, ciò è mancato nei trent’anni passati. Nei quali si sono succeduti governi di centro destra e centro sinistra, il quale quest’ultimo, si è convinto che bastasse governare per alleviare le sofferenze di un popolo sottomesso ad una classe dirigente sopravvalutata.
Le “Riforme” sono state delle armi che hanno inflitto pesanti perdite al mondo del lavoro, soprattutto diritti sociali, negati o cancellati.

Per non parlare del “bullismo istituzionale” esercitato dalla Troika europea attraverso i governi nazionali; vedi Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, con strumenti teocratici; Fiscal compat, Trattato di Lisbona, privatizzazioni forzate, tagli alle pensioni e salari, riduzioni delle spese sanitarie ecc.

Il tutto condito, almeno per l’Italia da una filosofica dottrina cattolica che condiziona la vita politica e sociale con le sue regole, leggi e vangeli.(con un governo di DIO).
La chiesa ha convinto milioni di esseri umani che si possono fare errori, calpestare la dignità delle persone, rendere schiavi i lavoratori, sottomettere le donne come fossero oggetti, uccidere per esportare la democrazia, che il paradiso promesso ci sarà anche per costoro, l’importante che si pentano.
Il pentimento e il perdono sono le chiavi di lettura della società catto-capitalistica.

Le TV commerciali hanno fatto il resto. Hanno cioè concorso alla vittoria della società senza lavoro.
Le trasmissioni cult come il grande fratello o l’isola dei famosi, hanno cancellato dalla società “idilliaca”il lavoro. Una società rinchiusa in se stessa dove l’unico criterio per essere ammessi è la bellezza e un fisico statuario. In questo modello di società non si studia e non si lavora, é urgente rinnovare la riflessione politica sul concetto di servizio pubblico radiotelevisivo.

E quali sono i sette peccati capitali per la società catto-capitalista? I seguenti:
1) Sono le pensioni a scavare voragini nel bilancio dello Stato.
2) Agevolare i licenziamenti crea occupazione.
3) La funzione dei sindacati si è esaurita.
4) I mercati provvedono a far affluire capitale e lavoro dove è massima la loro utilità collettiva.
5) Il privato è più efficiente del pubblico.
6) La globalizzazione impone la moderazione salariale.
7) Le classi sociali non esistono più.

Questa, ci dice la società catto-capitalista, è l’essenza della modernità.
La modernità per noi comunisti inizia con la Resistenza e si evolve dalla fine della seconda guerra mondiale ai primi degli anni ’80.
La classe operaia in quegli anni ha ottenuto, con le sue lotte, miglioramenti importanti della propria condizione sociale.

Quando si pensa al conflitto sociale, l’immagine che più ci è familiare è rappresentata dal mondo del lavoro e la grande fabbrica della produzione di massa e del mito del fordismo.
La posta in gioco era legata alle condizioni di lavoro, al salario, ai rapporti di forza.
La classe operaia era un grande aggregato sociale che ha acquisito una identità politica, una cultura, una ideologia, una forza organizzativa e d’iniziativa, come prima non si era mai vista.

In una società sana il conflitto è istituzionalizzato, attraverso associazioni, sindacati, partiti.
Nella società attuale il conflitto è stato narcotizzato e l’artefice di tale sonnolenza può essere identificato nella Concertazione.
Lo sciopero era l’arma incruenta con cui si lottava, in fabbrica il conflitto generava socializzazione, con la speranza di un cambiamento dei rapporti sociali e delle condizioni di vita. Milioni di persone hanno avuto un lavoro stabile e ben retribuito, fino ad arrivare allo statuto dei lavoratori del 1970, voluto da un ministro socialista, Giacomo Brodolini e redatto da un giovane giuslavorista socialista pure lui, Gino Giugni.

Prese il via in quegli anni il processo di superamento delle commissioni interne nelle grandi aziende e la loro sostituzione con i consigli di fabbrica; vedeva l’avvento una nuova forma di democrazia sindacale.
La lotta di classe ha a che fare con la qualità del lavoro e con la qualità della vita. Oggi però prevale un senso d’impotenza. Bisogna ricostruire l’agire collettivo, condividerlo, cooperare ed essere solidali.

Riprendere la parola, agire in prima persona e contrastare con tutti i mezzi, non cruenti, chi comanda.
Essere protagonista attivo con una visione collettiva, immaginando una evoluzione della società che favorisca il popolo.
La contrattazione sindacale oggi non è in grado di contrastare le posizioni aziendali, si limita ad assecondarla.
Non si esprime un pensiero critico che dimostri l’infondatezza delle teorie aziendali, forse ciò è dovuto in parte anche al frettoloso rinnovamento di uomini e donne, però il vero ostacolo è ancora la strategia della concertazione, che lega le mani al sindacalismo confederale.

Adam Smith due secoli e mezzo fa, spiegò perché gli operai non possono essere complici dei padroni:
Gli operai per la posizione che occupano vorrebbero sempre ottenere salari più alti; i padroni, per i mezzi di produzione che controllano, vorrebbero pagare sempre salari più bassi.

3) Rifondazione Comunista il naturale approdo del mondo del lavoro.
In questi ultimi mesi stiamo assistendo ad un cambiamento importante, le lotte operaie che proliferano sul territorio nazionale ci vedono sempre in prima fila, anche se i media non ci danno il risalto che meriteremmo.
Gli operai si stanno accorgendo di noi comunisti.
La nostra iniziativa deve proseguire con la stesura di un programma per il popolo, in cui il mondo del lavoro abbia una posizione dominante.
Lavoro, Welfare, Fisco, Assistenza, Scuola, Sanità, Ambiente devono tornare ad essere le nostre priorità.
La Riforma delle pensioni è lo strumento più potente che abbiamo, con il quale ricreare la rappresentanza istituzionale di Rifondazione Comunista. I 40 anni di lavoro sono la metà della vita media di un Italiano/a, lavorare per tutto questo tempo è più che sufficiente. E se noi Comunisti proponiamo qualcosa di interessante sulle pensioni è per ridurre gli anni di lavoro.

Vorrei qui sottoporvi una proposta; nella maggior parte dei Contratti c’è lo straordinario, che per legge è previsto fino a 250 ore l’anno.
Le 250 ore per 8 di lavoro giornaliero equivalgono a circa 31 giornate in un anno. L’art. 3 del decreto legislativo 66/2003, dice che per lavoro straordinario si intende il lavoro svolto oltre il normale orario di lavoro.
Per i lavoratori dipendenti l’ammontare annuo dei contributi viene suddiviso in quote identiche in base al numero di mensilità di retribuzioni previste dal CCNL.
Nella retribuzione imponibile è prevista una maggiorazione per lavoro straordinario, la quale ammonta al 15/20 % per ogni ora lavorata. Questa maggiorazione si somma alla retribuzione lorda e poi si applica la trattenuta del 9,19% a carico del lavoratore ai fini previdenziali.

La proposta sostiene di incrementare di una mensilità la contribuzione previdenziale.
L’incremento di un mese per anno lavorato, determinerà dopo 36 anni di contributi versati, una maggiorazione di 3 anni, la quale porta le annualità a 39.
Finalmente lo straordinario sarà utile anche al lavoratore.
Naturalmente la proposta è soggetta a migliorie sempre a favore del lavoratore/lavoratrice.

La pandemia ha condizionato la vita di milioni di esseri umani, il governo italiano, unico in Europa, con l’introduzione del green pass (carta verde), per i luoghi di lavoro, ha di fatto cancellato l’art.4(diritto al lavoro) l’art. 32(diritto alla salute) della Costituzione Italiana e non ha recepito il regolamento UE 953/2021 del 14/06 punto 36, e la risoluzione del Consiglio d’Europa N.2631.
Per quanto sopra invito Rifondazione Comunista e la Sinistra Europea a vigilare affinché la informazione sia sempre democratica e libera.

Michelangelo Zanghi

Pubblicato sul numero di ottobre del mensile Lavoro e Salute

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