Medici Senza Frontiere: i governi si oppongano ai brevetti delle case farmaceutiche su farmaci, test e vaccini anti-Covid

(foto: Medici Senza Frontiere)

Nonostante la gestione dell’emergenza sanitaria abbia fatto scoppiare tutte le contraddizioni del nostro sistema economico sia a livello di privatizzazione della sanità sia a livello di taglia al Servizio Sanitario Nazionale, c’è l’altra faccia del capitalismo che ha visto nella crisi sanitaria un’opportunità per fare più profitti possibili sul diritto alla salute pubblica. Ha fatto scandalo l’amministratore delegato della multinazionale americana Pfizer, Albert Bourla, per aver venduto le sue azioni dell’azienda per 5,6 milioni di dollari, dopo l’annuncio di aver sviluppato un vaccino contro coronavirus efficace al 90%. Bouria ha infatti venduto 132.508 azioni a 41,94 dollari per azione, pari al 62% della sua partecipazione in Pfizer. Un’operazione finanziaria, regolarmente registrata presso la Us Securities and Exchange Commission (l’agenzia americana che supervisiona le operazioni di borsa), che ha sfruttato il picco di valore generato dall’entusiasmo delle borse, rivalutando notevolmente le azioni rispetto al valore antecedente che era di 36,40 $. La Pfizer, lavorando insieme all’azienda tedesca BioNTech, ha investito 2 miliardi di dollari nello sviluppo del vaccino che, secondo la società d’investimenti Morgan Stanley, potrebbe generare un utile di 13 miliardi solo nel primo anno di vendita.

Già ad ottobre, con una mossa senza precedenti, India e Sudafrica hanno chiesto alla World Trade Organization (WTO) che tutti i paesi abbiano il diritto di non concedere o depositare brevetti e altre misure di proprietà intellettuale su farmaci, test diagnostici e vaccini anti-Covid per tutta la durata della pandemia, fino al raggiungimento dell’immunità di gregge a livello globale.

Come aveva riportato Pressenza Italia, Medici Senza Frontiere aveva chiesto a tutti i governi di sostenere la richiesta al WTO, il cui Consiglio TRIPS (Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale) si è riunito giovedì 15 ottobre per cominciare a trovare un consenso sulla questione. I paesi membri infatti possono richiedere una deroga agli obblighi previsti nei trattati del WTO in presenza di circostanze eccezionali. Se i governi concordano sulla proposta presentata, i paesi possono scegliere di non concedere i diritti di proprietà intellettuale (brevetti, design industriale, copyright e segreti commerciali) per tutti i prodotti e le tecnologie mediche relative al Covid-19.

Silvia Mancini, esperta di salute pubblica di MSF, ha affermato: “In tempi di pandemia non bisognerebbe guardare ai profitti, finché il mondo dovrà affrontare la minaccia del Covid-19 non c’è posto per brevetti o business aziendali. (…) Durante la pandemia, tutti gli attori sanitari e i governi hanno dovuto fare i conti con le barriere della proprietà intellettuale su prodotti essenziali come mascherine, valvole di ventilazione e reagenti per i test. Con questa coraggiosa azione, l’India e il Sudafrica hanno dimostrato che i governi vogliono tornare ad avere un ruolo di guida nel garantire a tutti l’accesso ai farmaci, prodotti medicali e vaccini necessari contro il Covid-19 per salvare più vite possibile”.

Msf ha avvertito che le società farmaceutiche e le aziende che forniscono prodotti utili a combattere il Covid-19 non sembrano mostrare alcuna volontà di adottare un approccio diverso e più adatto ad una pandemia e che possa consentire un più ampio e necessario accesso agli strumenti fondamentali.

Dopo un mese, Medici Senza Frontiere ha rilanciato il suo appello per la trasparenza sugli accordi commerciali da parte delle case farmaceutiche. Alla luce dei contratti “top secret” tra Commissione Ue e AstraZeneca, e dopo che il preoccupante accordo raggiunto tra l’azienda farmaceutica AstraZeneca e l’istituto brasiliano di ricerca Fundação Oswaldo Cruz è stato reso noto, MSF ha esortato i governi a pretendere maggiore trasparenza dalle aziende farmaceutiche sugli accordi commerciali per i vaccini contro il Covid-19.

Fiocruz ha fatto un grande passo in avanti in termini di trasparenza pubblicando online l’accordo stretto con AstraZeneca per produrre almeno 100 milioni di dosi del vaccino (AZD1222). Nonostante l’accordo sia stato pubblicato con alcune modifiche, questo caso deve incoraggiare i governi a fare altrettanto e chiedere maggiore trasparenza.
Secondo MSF un precedente accordo solleva dubbi sull’impegno “no profit” di AstraZeneca e rivela come l’azienda si sia attribuita il potere di dichiarare la fine della crisi sanitaria per luglio 2021, senza alcuna evidenza scientifica. Ciò significa che dopo questa data AstraZeneca potrebbe vendere a governi e altri acquirenti un vaccino finanziato da fondi pubblici, a prezzi altissimi. I termini del brevetto esclusivo tra AstraZeneca e la Oxford University non sono ancora pubblici ma da questo dipendono i successivi accordi dell’azienda con gli altri produttori del vaccino nel mondo. Per questo è necessaria la trasparenza.

Neanche durante una pandemia si agisce nell’interesse della salute pubblica. Infatti, con il brevetto, decade totale l’impegno senza obiettivo di profitto, tanto propinato da AstraZeneca, poiché il colosso farmaceutico potrebbe far pagare il vaccino il 20% in più del costo di produzione. Un’accurata disamina pubblica dei termini di questi accordi è fondamentale per garantire un accesso equo e a un giusto prezzo a questi vaccini salva-vita. Secondo MSF, le politiche di trasparenza delle aziende farmaceutiche sono molto carenti a partire dagli accordi per i brevetti alla condivisione della tecnologia, dai costi di ricerca e sviluppo ai dati sulla sperimentazione di un farmaco. Le poche informazioni disponibili sull’accordo AstraZeneca sono un segnale preoccupante che dimostra quanto le case farmaceutiche non vogliano agire nell’interesse della salute pubblica. Molti farmaci biologici, compresi gli anticorpi monoclonali e gli antivirali attualmente riproposti in studi clinici sul Covid-19, sono protetti da brevetto in molti paesi a basso reddito come Brasile, Sudafrica, India, Indonesia, Cina e Malesia. Ciò significa che se queste terapie mostrassero una chiara efficacia, la produzione e la fornitura da parte di più produttori in diversi paesi sarebbero bloccate a meno che i governi non intraprendano azioni tempestive per rimuovere tali barriere.

Finché non si potrà essere a conoscenza dei termini degli accordi, sarà l’industria farmaceutica a decidere chi e quando può accedere alle cure e a quali prezzi. A differenza di quanto sostengano i gruppi di lobby farmaceutiche, i brevetti non sono un problema minore per l’accesso ai vaccini, anzi MSF ha documentato l’impatto devastante dei brevetti nell’ostacolare l’introduzione di vaccini a prezzi accessibili nei paesi a basso reddito, come accaduto per i vaccini contro la polmonite o il papillomavirus umano. In un periodo di pandemia tutti hanno il diritto di conoscere i termini di questi accordi perché c’è in palio il diritto alla salute pubblica per tutti perché tutti hanno il diritto di curarsi. Non ci dovrebbe esser spazio per i segreti soprattutto se sono stati stanziati ingenti fondi pubblici, eppure rimangono segreti anche gli accordi per il brevetto firmati da altre aziende che stanno sviluppando il vaccino per il Covid-19.

In questi mesi sono stati investiti oltre 1,7 miliardi di dollari per il vaccino di Astrazeneca, 1,5 miliardi di dollari per quello della Johnson&Johnson-BiologicalE, 2,5 miliardi di dollari per quello della Pfizer-BioNTech, 2,1 miliardi per quello della GlaxoSmithKline-Sanofi Pasteur, quasi 2 miliardi per quello della Novavax-Serum Institute of India e 2,48 miliardi per il vaccino Moderna-Lonza. In totale sono stati investiti più di 12 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, sperimentazione e produzione per i 6 possibili vaccini anti-Covid-19.

AstraZeneca ha addirittura dichiarato diverse volte che lo sviluppo del vaccino non avrà alcuna implicazione finanziaria sull’azienda poiché “le spese per lo sviluppo del vaccino sono sostenute dai finanziamenti di governi e organizzazioni internazionali”. Proprio per questo motivo, sostiene MSF, “esortiamo le aziende che stanno sviluppando il vaccino a rendere pubblici dati e costi della sperimentazione”.

Come l’organizzazione umanitaria ha riportato sul suo sito: “Senza queste informazioni cruciali le persone, i governi e gli attori di sanità pubblica avranno meno strumenti per negoziare prezzi accessibili e valutare la sicurezza e l’efficacia di questi vaccini. Nonostante le rassicurazioni dei capi di Stato che qualsiasi vaccino per il Covid-19 sarebbe stato un bene pubblico e le varie dichiarazioni delle aziende farmaceutiche, non possiamo affidarci alla speranza che l’industria farmaceutica agisca nell’interesse della salute pubblica, nemmeno in questi tempi difficili. Nonostante i miliardi di fondi pubblici e i miliardi di vite in gioco, siamo tenuti all’oscuro di informazioni fondamentali come il prezzo e le scorte disponibili che garantiscono un accesso equo al futuro vaccino. In questo momento critico per la salute di miliardi di persone, i governi devono prendersi la responsabilità per i miliardi di dollari versati per questi vaccini e pretendere dalle aziende farmaceutiche che siano resi pubblici tutti gli accordi, oltre ai dati e ai costi di sperimentazione dei vaccini per il Covid-19.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

14 novembre 2020

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