“Migranti abbandonati a se stessi”

Senz’acqua calda e spesso senza cibo, oltre che senza servizi di supporto psicologico, mediazione e corsi d’italiano. E’ questa, secondo Yasmine Accardo, attivista della rete LasciateCIEntrare, la situazione dei richiedenti asilo ospiti dello Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Carfizzi, in provincia di Crotone.
Quella di Yasmine e’ una delle testimonianze che ieri mattina si sono susseguite nel corso di una lunga conferenza stampa indetta a Roma dalla rete “LasciateCIEntrare” che ha illustrato i risultati delle visite di monitoraggio autorizzate dalle prefetture e svoltesi il 20 giugno scorso in poco meno di 40 centri di accoglienza sparsi sul territorio nazionale. Rispetto al caso citato da Yasmine, gia’ due anni fa gli attivisti, avvocati e giornalisti impegnati nel monitoraggio del sistema di ricezione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati lo avevano segnalato al servizio centrale del sistema Sprar constatando, tra l’altro, la scarsa preparazione degli operatori, tre dei quali erano assessori del Comune, ma “da allora non e’ cambiato niente”.

All’incontro, organizzato nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana-Fnsi, c’e’ anche Giacomo Dessi’, 23 anni, pubblicista e attivista impegnato nella zona di Cagliari: “la mancanza di organizzazioni del settore no-profit e dell’accoglienza sul nostro territorio ha fatto si’ che si aprisse una piccola ‘quota di mercato’ nel settore, subito partecipata da cooperative del resto d’Italia, alcune note alle cronache per essere state coinvolte nelle inchieste di Mafia Capitale” afferma all’agenzia Dire Dessi’. E segnala anche i casi di “piccole strutture emergenti”: macellerie, imprese di pulizie, imprese edili che aprono centri di accoglienza. Per il giornalista questi fenomeni “non solo sono sinonimo di scarsa professionalita’, ma anche di una situazione in cui lavoratori che operano in questi centri sono sottopagati e hanno contratti per mansioni diverse da quelle che svolgono”. A Cagliari, nelle strutture
che ospitano numeri molto grandi di migranti “ci si dimentica di quanti ospiti ci siano” e in questa situazione, i bandi per gli Sprar, i centri di accoglienza “ordinari” previsti dal nostro sistema, continuano ad essere deserti. Per Dessi’ il problema e’ la mancanza di volonta’ politica, in una regione dove le strutture di accoglienza “tengono aperti alberghi che altrimenti chiuderebbero per fallimento”.

Situazione critica, per gli attivisti, non solo al Sud: anche in Friuli-Venezia Giulia, afferma Angela Lovat di ‘Ospiti in arrivo’ i bandi per i centri Sprar sono poco partecipati e molti migranti restano al di fuori del sistema di accoglienza, mentre a Ventimiglia, dichiara l’avvocato Alessandra Ballerini collegata via Skype, il nuovo centro di accoglienza per 180 persone e’ composto da container esposti al sole e isolati dal centro abitato. Ballerini interviene dall’hotspot di Lampedusa: il centro, dichiara Ballerini ai cronisti, e’ sovraffollato e nell’area destinata ai minori non accompagnati mancano bagni e docce. Per i minori quindi, si generano situazioni di “promiscuita’ endemica” con gli adulti.

A preoccupare gli attivisti non sono solo le condizioni di molti dei centri visitati, ma anche di quelli dove l’accesso e’ stato loro negato: tra questi, il CARA di Mineo, gia’ all’attenzione della cronaca perche’ i suoi ospiti sono sfruttati nella raccolta delle arance.
Di tanti altri centri, inoltre, e’ difficile anche conoscere l’esistenza: su 106 prefetture, afferma LasciateCIEntrare, solo una ha fornito dati dettagliati sull’ubicazione dei Centri di Accoglienza Straordinaria. Questi ultimi ad oggi accolgono il 70% dei migranti, molti di piu’ di quelli ospitati nel sistema ‘ordinario’ degli Sprar.

22/7/2016 www.controlacrisi.org

Fonte www.dire.it

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