Migrazioni messicane
Credits Unsplash/Barbara Zandoval
Il protezionismo di Donald Trump preannuncia un futuro incerto e fragile per il Nord America, con poche speranze di ripresa e una sempre maggiore erosione dei diritti delle persone migranti. L’analisi di un’economista femminista a partire dalle misure con cui la Presidente del Messico Claudia Sheinbaum Pardo sta rispondendo
“Aspetteremo e prenderemo le decisioni a mente fredda, così come ho sempre detto”.
Claudia Sheinbaum Pardo, presidente del Messico, ha preso misure drastiche in risposta all’offensiva di Trump contro i suoi vicini e alleati economici dell’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca).
Sono tre i punti della campagna elettorale di Trump per la presidenza che hanno fatto capire al governo messicano cosa si sarebbe prospettato fin dal primo giorno, se fosse stato eletto. Il primo: i cartelli messicani uccidono le persone statunitensi esportando fentanyl negli USA; il secondo: l’immigrazione è una minaccia per il confine meridionale perché è la porta di accesso nel paese per i gruppi criminali; e il terzo: l’Usmca ha creato un deficit commerciale tra importazioni ed esportazioni, con conseguenti perdite per le imprese americane.
Di fronte a queste minacce – così come di fronte a quella di mettere dazi del 25% – la risposta della presidente è stata ponderata. Punto per punto:
- Trump ha accusato il governo messicano di essere responsabile delle morti di persone statunitensi dovute al consumo di fentanyl venduto nelle città degli Stati Uniti. Il Messico ha risposto, per mezzo della sua presidente, che il governo americano ha consentito la vendita di oppioidi perché è un commercio redditizio, i cui proventi confluiscono nel circuito bancario senza troppe domande sull’origine del denaro proveniente dal traffico di droghe.
- Trump ha sostenuto che esiste una stretta relazione tra il governo messicano e i cartelli della droga, chiedendo che questi vengano classificati come gruppi terroristi. La presidente Sheinbaum ha dimostrato che le armi di grande calibro che vengono contrabbandate in Messico (e usate dai cartelli) provengono dalle principali fabbriche di armi americane e che questo traffico è largamente tollerato dal governo americano.
- Trump pretende fermare l’immigrazione che entra dal confine sud degli Stati Uniti accusando le persone migranti di essere criminali, motivo per cui dovranno essere deportate in Messico a prescindere dalla loro cittadinanza e dal paese da cui migrano – come, per esempio, dal cosiddetto Triangolo del Nord (Guatemala, El Salvador e Honduras), o ancora da Cuba, Haiti e Venezuela. In risposta, il governo ha lanciato diversi programmi umanitari di cui parlerò a breve.
- Mentre, lo stralcio del trattato Umsca (che Trump stesso aveva negoziato durante il suo primo mandato nel 2020) per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti con il Messico, si ripercuoterà sulle catene di produzione costruite a partire dal primo accordo commerciale (il North American Free Trade Agreement, Nafta, del 1994). Il Messico, infatti, esporta verso gli Stati Uniti soprattutto pezzi per l’industria automobilistica e veicoli prodotti in Messico da imprese statunitensi, a cui si aggiungono ortaggi, televisori, tequila, mezcal, avocado, pomodori, fragole: produzioni realizzate in partnership tra imprese dei due paesi.
Le azioni intraprese dal governo del Messico per tutelare le persone messicane che risiedono negli Stati Uniti
Il 20 gennaio 2025 Donald Trump si è insediato per la seconda volta alla presidenza degli Stati Uniti. Di fronte alle minacce di deportazioni di massa delle persone migranti senza documenti (in maggioranza latinos, tra cui almeno 10 milioni di messicani), la presidente Sheinbaum è corsa ai ripari cercando di mettere in campo nuove strategie in materia di migrazione. Misure che il “Piano per il Messico, obiettivi 2030” non aveva previsto. C’è stato quindi un momento iniziale di incertezza, dovuto anche ai tempi: le prime persone sono state deportate immediatamente, fin dai primissimi giorni del mandato di Trump.
Ecco quali sono le misure straordinarie che la presidente del Messico ha annunciato per gestire l’emergenza dell’arrivo – forzato o volontario – di persone messicane dagli Stati Uniti:
- Strategia “Il Messico ti abbraccia”: una misura di prima accoglienza che prevede, dove necessario, l’erogazione di nuovi documenti di identità, l’inclusione nel sistema di protezione e previdenza sociale e di salute pubblica, e, in generale, l’accesso a tutto il sistema di welfare. È prevista anche una “Carta per il benessere dei connazionali” che eroga fino a 2.000 pesos per coprire le spese del viaggio di rientro nella propria regione, città o paese di origine. Questa misura include anche l’apertura dei Centri di accoglienza per le persone Migranti in Baja California (Tijuana y Mexicali), Sonora (Nogales), Chihuahua (Ciudad Juárez), Coahuila (Nueva Rosita), Nuevo León (El Carmen) y Tamaulipas (Matamoros, Reynosa y Nuevo Laredo), per fornire soccorso e risorse alle persone di ritorno nel paese.
- Ampliamento dei Servizi consolari attraverso l’applicazione ConsulApp Contigo: per “fornire alle persone migranti sicurezza e supporto nelle situazioni di emergenza e rafforzare i servizi dei 53 Consolati messicani negli Stati Uniti attraverso la digitalizzazione delle pratiche amministrative. Inoltre, è stato costituita una squadra giuridica di 2.610 persone, e altre 1.700 sono state assunte per rafforzare i consolati, costruendo una squadra di 4.383 persone dedicate al sostegno, all’orientamento e alla difesa delle persone messicane emigrate negli Stati Uniti, a prescindere dal loro status migratorio e dal luogo in cui si trovano”. (Presidenza della Repubblica, 2025).
- Rafforzamento del Centro per l’informazione e l’assistenza a persone messicane (Ciam): è un centralino che risponde 24 ore al giorno e 7 giorni su 7 ai numeri 520 623 7874 per chi chiama da Stati Uniti e Canada e dal 001 520 623 7874 per chi chiama dal Messico. Il Ciam fornisce assistenza alle persone migranti messicani all’estero e risponde anche nelle lingue indigene. (Presidenza della Repubblica, 2025).
- Modello messicano di mobilità umana, basato su quattro pilastri: regolarizzazione e rafforzamento delle comunità messicane all’estero; cause strutturali: cooperazione per realizzare programmi economici e sociali nelle comunità di origine e di ritorno della migrazione; contrasto ai fattori politici ed economici esterni che inibiscono lo sviluppo locale, per esempio sanzioni, debito estero e minore accesso alla cooperazione internazionale; creazione di corridoi di mobilità lavorativa; azioni coordinate per la gestione umanitaria dei flussi migratori irregolari. (Presidenza della Repubblica, 2025).
Sono politiche che hanno un impianto umanitario e cercano di fornire assistenza alle persone migranti facilitando il loro ritorno e il loro reinserimento sociale in Messico.
Nonostante “le cittadine e i cittadini messicani siano molto importanti per l’economia degli Stati Uniti, e questo l’amministrazione Trump lo sa molto bene” (Presidenza della Repubblica, 2025), nei primi giorni di mandato di Trump il Messico ha accolto più di 6.029 persone deportate.
Mentre si parla molto di immigrazione dal Messico agli Stati Uniti, poco si parla invece dell’immigrazione dagli Stati Uniti verso il Messico, un flusso che negli ultimi cinque anni è stato particolarmente significativo ed è in aumento: solo nel 2024, “si sono registrate in Messico 381.464 persone di cittadinanza statunitense, di cui il 30,2% donne e il 69,8% uomini” (DATA MEXICO). Un fenomeno che ha un impatto sul costo della vita locale e privatizza gli spazi pubblici nei luoghi in cui queste persone si stabiliscono, tralasciando il fatto che molte vengono a lavorare per imprese che praticamente non pagano tasse, approfittando del vantaggioso cambio peso/dollaro, così come del basso costo della vita in Messico.
Migrazioni e deportazioni come risultato del ciclo economico e della necessità di persone migranti negli Stati Uniti
Le migrazioni sono parte della nostra storia
La migrazione dal Messico agli Stati Uniti fa parte di un rapporto dialettico tra paesi vicini le cui linee di confine esistono sulle mappe solo dal 1848, quando il Messico ha firmato il “Trattato di pace, amicizia e limiti di Guadalupe-Hidalgo”, con cui ha perso i territori del Texas, Nuovo Messico e Alta California, cedendo più della metà del suo territorio agli Stati Uniti. Questa perdita ha diviso le famiglie: il flusso di persone tra i due paesi è diventato allora un movimento naturale per lavorare e per le relazioni famigliari. Molte persone messicane andavano a lavorare negli Stati Uniti e ritornavano a casa in Messico.
Le ondate migratorie sono legate anche all’aumento della domanda di manodopera negli Stati Uniti – per esempio, a causa del processo di industrializzazione, o nel periodo delle due guerre mondiali, o in relazione alla delocalizzazione dell’industria degli Stati Uniti verso la Cina e verso altri paesi, che ha trasformato l’economia statunitense in un’economia dei servizi, richiamando forza lavoro messicana per i settori dell’agricoltura e dell’edilizia.
Secondo alcuni studi, il Nafta segna l’inizio della globalizzazione, del neoliberismo e della finanziarizzazione. È solo di recente, negli ultimi cinquant’anni, che i picchi di emigrazione sono dovuti alle crisi economiche e finanziarie del Messico e al suo inserimento nei circuiti finanziari della ella Riserva federale statunitense (abbreviato in Fed, la banca centrale degli Stati Uniti d’America, ndr). I processi di deregolamentazione e liberalizzazione economica, nella cornice del Washington Consensus e delle politiche monetarie della Fed, hanno favorito le ricorrenti crisi economiche (1976, 1982, 1994, 2008, 2020), non solo del Messico, ma anche dell’America Latina e di altri paesi.
Se, quindi, guardiamo a quali sono i fattori che in Messico e dal Guatemala, El Salvador e Honduras, inducono le persone a migrare, questi sono legati alle politiche di austerità imposte dal Fondo monetario internazionale (Fmi) fin dall’inizio degli anni Settanta, che si vanno a sommare alle ricorrenti crisi economiche e finanziarie. Il processo di espulsione di forza lavoro è dovuto ai tagli alla spesa pubblica del governo e allo smantellamento dell’agricoltura, avvenuto con l’eliminazione dei sussidi, da una parte, e l’importazione di grano sottoscritta nei trattati commerciali, dall’altra. Queste misure hanno creato il terreno per la coltivazione della marijuana e aperto il passo alle droghe che vengono dai paesi andini. Ovviamente, la spesa pubblica ha dato la priorità al costo finanziario del debito estero verso creditori stranieri, sia della banca commerciale che degli investitori istituzionali.
Migrazione, Nafta e Usmca
Dal 1994, quando venne firmato il Nafta, fino al 2020 con l’accordo Usmca, l’emigrazione non ha fatto che aumentare. L’emigrazione ed espulsione di forza lavoro dal Messico è dovuta due fattori fondamentali: in primo luogo la produzione di mais, prodotto alla base dell’alimentazione messicana, che, a partire dalla firma del Nafta, è passato dall’essere una produzione locale a opera di agricoltori messicani a prodotto importato, acquistato da imprese statunitensi del cosiddetto “Corn belt” (la “cintura del mais“). L’accordo, infatti, ha generato lo smantellamento della coltivazione di mais a vantaggio di quella di frutta e verdura da esportazione. In secondo luogo, l’abbandono delle coltivazioni di mais ha spinto i lavoratori verso gli Stati Uniti, per lavorare nei settori dell’agricoltura o dell’edilizia.
Si potrebbe dire che ci sia un nesso causale tra la domanda di forza lavoro negli Stati Uniti e la necessità di reddito delle persone migranti.
Le statistiche sulla popolazione messicana e straniera negli Stati Uniti variano notevolmente a seconda delle fonti. Negli Stati Uniti, infatti, per incoraggiare le persone a rispondere al censimento non viene chiesto esplicitamente il paese di origine. L’unica fonte affidabile di informazioni sono i dati raccolti dai consolati messicani negli Stati Uniti tramite il rilascio della Matrícula Consular (una carta d’identità rilasciata dal governo del Messico attraverso i suoi uffici consolari ai cittadini e alle cittadine messicane residenti fuori dal Messico, ndr).
Secondo un recente studio, la popolazione di origine messicana negli Stati Uniti è composta al 69% da cittadini e cittadine statunitensi per nascita, per il 10% da cittadini e cittadine statunitensi per naturalizzazione, per l’8% da residenti permanenti legali, e per l’13% da persone non autorizzate (pari a 4.926.393 persone). Quest’ultima è la fascia popolazione nel mirino di Trump, e sono principalmente lavoratori nei settori dell’edilizia, dell’agricoltura e dei servizi, che saranno i settori maggiormente colpiti dalle deportazioni.
Stato della popolazione di origine messicana negli Stati Uniti

Deportazioni
L’ipotesi di cui qui si discute è quella per cui, al di là delle retoriche politiche del governo, le migrazioni e le deportazioni corrispondono alla crescita del Pil e ai bisogni dell’economia degli Stati Uniti. Tant’è vero che, nella cornice della grande crisi finanziaria del 2008-2009, Barack Obama ha espulso forza lavoro. Non è successo altrettanto durante la ripresa che ha caratterizzato i primi anni di presidenza di Trump, mentre con la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19 le deportazioni sono di nuovo aumentate. Per motivi politici è stato Joe Biden ad aumentare le deportazioni, peraltro, senza arrivare a un accordo che garantisca la cittadinanza alle persone residenti, né a risolvere la situazione dei cosiddetti “sognatori”, ossia i messicani e le messicane immigrati da bambini che sono pienamente inseriti nella cultura e nell’economia del paese ma non hanno la cittadinanza statunitense.
Qui di seguito viene presentato un prospetto delle deportazioni durante le ultime tre presidenze in relazione alla domanda di forza lavoro migrante.
Espulsioni dal 2009-2024. Dati dell’Ufficio immigrazione e dogana degli Stati Uniti (US Immigration and Custom Enforcement, Ice).[1]

Nel grafico successivo si osserva l’origine della migrazione che non è solo il Messico, ma anche Guatemala, El Salvador e Honduras – paesi che hanno lottato per avere governi indipendenti, ma dove l’influenza delle multinazionali, da una parte, e il potere delle oligarchie locali, dall’altra, hanno spinto le persone a emigrare alla ricerca di migliori condizioni di lavoro e come via di fuga dalla violenza. La transizione verso la democrazia e l’inclusione sociale sono state ostacolate proprio dagli interessi degli Stati Uniti nella regione. A questi paesi si aggiungono Haiti, Venezuela e, più recentemente, flussi migratori da Africa e Asia.
Espulsioni per nazionalità. Dati dell’Ufficio immigrazione e dogana degli Stati Uniti (US Immigration and Custom Enforcement, Ice).[2]

Negli ultimi dati del governo messicano, si osserva una riduzione delle persone migranti messicane di età pari o maggiore di 18 anni rimpatriate dagli Stati Uniti nel 2023.
Persone messicane migranti con età pari o maggiore di 18 anni rimpatriate dagli Stati Uniti

Deficit commerciale tra Stati Uniti e Messico
Il deficit commerciale tra esportazioni e importazioni tra Messico e Stati Uniti ha subito un’evoluzione significativa dal 1994 al 2024, mostrando una crescita costante in termini assoluti, sebbene con variazioni nella sua percentuale di crescita.
Si stima che nel 2024 il deficit commerciale raggiungerà i 237,923 miliardi di dollari, con un tasso di crescita del 39,18% rispetto al 2020. Questa proiezione suggerisce che il deficit continuerà a espandersi, sebbene a un ritmo leggermente inferiore rispetto ai periodi precedenti.
Scambi commerciali tra Stati Uniti e Messico

Per quanto riguarda le importazioni messicane dagli Stati Uniti, viene acquistato soprattutto petrolio e minerali bituminosi, un prodotto che nel 2006 rappresentava il 4,34% degli acquisti internazionali, quota che è cresciuta fino al 12,20% e a un valore di 28 miliardi di dollari nel 2024.
D’altra parte, tra il 2006 e il 2024, il Messico ha incrementato le proprie esportazioni verso gli Stati Uniti, con un forte predominio dei prodotti del settore meccanico e automobilistico. Per evidenziare l’intensità e la crescente integrazione commerciale tra i due paesi, possiamo osservare che tra il 2006 e il 2010, i principali prodotti esportati erano proiettori e televisori, che rappresentavano rispettivamente il 9,09% e l’8,87% delle vendite internazionali del Messico.
Nel settore automobilistico, i prodotti più venduti negli Stati Uniti sono gli autoveicoli per il trasporto di persone, il cui valore totale sfiora i 36 miliardi di dollari, pari all’8,28% delle esportazioni internazionali messicane.
Scenari futuri
In primo luogo, l’annuncio di possibili di dazi doganali ha avuto un impatto immediato sui mercati svalutando il peso messicano, che ha aperto la settimana in borsa (il 4 febbraio 2025, il 3 era festività) con un ribasso del 2%.
In secondo luogo, le misure minacciate dal presidente Trump potrebbero avere un impatto sui prezzi per i consumatori. Secondo la società di analisi Capital Economics, “un dazio del 25% sui prodotti provenienti da Canada e Messico porterà l’inflazione intorno al 3,2%, mantenendola ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della Riserva federale”.
In terzo luogo, le rimesse, (trasferimenti di denaro effettuati dalle persone messicane all’estero verso il loro paese di origine, ndr), rappresentano una risorsa fondamentale per molte famiglie messicane. Il 2023 è stato l’anno con il più alto afflusso di rimesse, pari a quasi 61 miliardi di dollari, mentre nel 2024 si è registrato un calo significativo a 46,670 miliardi di dollari, che ha generato un clima di incertezza. Se la tendenza dovesse continuare ceteris paribus, il 2025 potrebbe concludersi con un crollo storico delle rimesse.
In realtà, il confine tra Messico e Stati Uniti non esiste. Nel tempo, infatti, è diventata sempre più stretta non solo la relazione economica ma anche quella politica e culturale. E, nonostante i due paesi abbiano storie diverse essendosi resi indipendenti dagli imperi coloniali rispettivamente di Inghilterra e Spagna, nel tempo hanno stretto un vincolo sancito dagli accordi commerciali che, includendo il Canada, definiscono la regione del Nord America. Oggi, tuttavia, le politiche protezionistiche del presidente Trump, nel tentativo di make America great again, rischiano di interrompere le catene del valore regionali. Il futuro appare incerto, fragile e con poche speranze di ripresa economica.
Questo articolo nasce dalla ricerca “Migrazione, politica ed economia messicane”, parte del progetto Tensioni nei mercati finanziari, flussi di capitale e rischi di credito (Papiit: IN303024) finanziato dalla Direzione generale degli affari del personale accademico (Dgapa) dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam). Si ringraziano per il supporto Adheli Galindo e Liliana Cañeda, borsiste del Sistema nazionale dei ricercatori del Ministero nazionale della scienza, delle scienze umane, della tecnologia e dell’innovazione (Secihti) del Messico.
Note
[1] Secondo i report di ogni anno fiscale dal 2009 al 2024, che va dal 1° ottobre al 30 settembre.
[2] Secondo gli anni 2021, 2022 e 2022 dell’anno fiscale, che va dal 1° ottobre al 30 settembre, “i voli di espulsione individuali T42 possono fermarsi in più sedi. L’Ice conferma l’integrità dei dati pubblicati su questo sito e non può attestare le trasmissioni successive. I dati fluttuano fino a quando non vengono “bloccati” alla conclusione dell’anno fiscale. Queste statistiche vengono pubblicate con i dati di un trimestre in arretrato. I futuri report di fine trimestre e di fine anno potrebbero includere correzioni e altri aggiornamenti e sostituiranno i dati del trimestre precedente” (Ice Enforcement and Removal Operations Statistics)
Riferimenti
U.S. Immigration and Customs Enforcement, Statistics, 2016.
U.S. Immigration and Customs Enforcement, Removal statistics: 2016, United States Government, 2016.
U.S. Immigration and Customs Enforcement, Removal statistics: 2017, United States Government, 2017.
U.S. Immigration and Customs Enforcement, ERO 2018., United States Government, 2018.
U.S. Immigration and Customs Enforcement, Annual report: FY2020, United States Government, 2020.
U.S. Immigration and Customs Enforcement, Annual report: FY2022, United States Government, 2022.
U.S. Immigration and Customs Enforcement, Spotlight: statistics, United States Government, s.f.
Alicia Girón
7/2/2025 http://www.ingenere.it/
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