Morti nel carcere di Modena

Alla Procura della Repubblica di Modena
Alle associazioni di volontariato
Al Sindaco di Modena
A chiunque interessato

Oggetto: eventi mortali nel carcere di Modena -istanza di costituzione di parte civili

Quanto accaduto nelle ultime settimane nel carcere di Modena ripropone drammaticamente la questione
del diritto alla salute ed alla vita delle persone private delle libertà: in questo frangente non vogliamo fare
un discorso generale ma concentrarci su alcuni dei fattori di rischio che continuano a pregiudicare il diritto
alla salute;

abbiamo già ampiamente argomentato da lungo tempo la ingravescenza del rischio suicidario ed
autolesionista; i manuali di “suicidologia” identificano nelle carceri un rischio peculiare e specifico legato a
diversi fattori sinergici e concomitanti; a seguito di un evento mortale verificatosi a Modena nel febbraio
2023 abbiamo messo in luce il rischio connesso alla , sostanziale, “libera circolazione” delle bombolette di
gas; la situazione delle bombolette di gas è stato commentato da altri (non da noi) con commenti di questo
tipo : “il cui uso è consentito” oppure “bomboletta legittimamente detenuta”; tuttavia la dichiarazione di
legittimità è presunta, unilaterale e sostanzialmente irresponsabile anche se sostenuta acriticamente da
soggetti a cui i “mezzi di informazione” danno spazio;

I crudi dati epidemiologici dicono che negli ultimi anni la bomboletta di gas è stata il secondo mezzo
suicidario in quanto a frequenza dopo la impiccagione; non siamo ingenui o semplicisti, chiunque si occupi
di “suicidologia” (e noi ce ne occupiamo da decenni) sa che certamente non è la disponibilità del mezzo la
causa primaria dell’atto , tuttavia la disponibilità del mezzo facilita il passaggio all’atto; questa-persino
banale- considerazione non pare essere percepita dalla “istituzione carceraria” e anche per questo , dopo
l’evento del 2023 , i “suicidi” nel carcere di Modena si sono ripetuti;

nei singoli “casi” peraltro , post-mortem, risulta sempre difficile interpretare la dinamica che ha portato al
decesso; difficile cioè valutare se si è trattato di atto suicidario, per così dire, “volontario” (le virgolette per
sottolineare che la volontarietà è offuscata da dinamiche e condizioni pesantemente suicidogene che
connotato in Italia , spesso, la privazione della libertà a causa di “pene supplementari” non previste dalla
Costituzione repubblicana ) oppure di effetti di una condotta cosiddetta “voluttuaria” sconfinata in
conseguenze cosiddette preterintenzionali; la condotta è spesso bordeline e altrettanto spesso la persona ,
(evidentemente portatrice di grave sofferenza psicologica che “il carcere” non sa prendere in carico e anzi
quasi sempre aggrava) agisce senza avere neanche chiara percezione di dove “voglia arrivare”; nei decenni
passati abbiamo purtroppo visto numerosissimi casi di overdose da sostanze nei quali è spesso stato molto
difficile comprendere post-mortem il confine tra condotta scientemente suicidaria ed effetti non voluti.

Con una popolazione detenuta ad alto rischio autolesionista e ad alto rischio di condotta tossicofila quale è
la ratio della materiale disponibilità della “bomboletta da campeggio” come significativamente viene
definita la bomboletta di gas , la quale, peraltro, una volta bucata non ti consente di regolare le “dosi” ?

in qualunque azienda italiana oggi ,almeno dal 1994, esiste l’obbligo della valutazione del rischio
dobbiamo constatare che “il carcere” non faccia questa valutazione o se la fa , ancora peggio, valuta
“accettabile” il rischio di cui stiamo parlando; dal punto di vista storico non è una novità; tanti secoli fa l’uso

della coca era abituale per sopportare la fatica del lavoro schiavistico ; il “carcere” non deve continuare a
rimuovere la situazione di fatto del rischio di ricorso al gas come tranquillante ed euforizzante;
non è credibile una gestione della bomboletta ad personam considerato le condizioni di “mercato” che
esistono all’interno delle carceri; la aspettativa di un uso controllato è illusoria e , temiamo, “il carcere” ne
ha consapevolezza ;

ma quale è la ratio della disponibilità e della libera circolazione della bomboletta? Alla luce di recenti
iniziative istituzionali nelle carceri siciliane (lista di merci e prodotti “vietati”) la domanda appare come un
macigno;

la disponibilità risponde alla idea (da parte di chi ha fatto o non ha fatto la valutazione del rischio) de
“carcere equiparabile a un campeggio“?

In verità , a nostro avviso, la disponibilità della bomboletta, prassi apparentemente “liberale”, risponde ad
una logica opportunistica e consapevole di “tamponare” la scarsa qualità del cibo distribuito alla
popolazione ristretta che può così trovare una alternativa nella gestione del cosiddetto sopravvitto;
ma uno spunto interessante ci viene dai rapporti semestrali della Ausl di Bologna che , reiteratamente,
propone o sollecita di evitare la circolazione delle bombolette (vedi nostro articolo sulla rivista Voci di
dentro, direttore Francesco Lopiccolo, n.51 febbraio 2024 pp.44-47 ); dice infatti il rapporto del secondo
semestre 2023: “ (questo: cioè la disponibilità dei fornellini) non può consentire una sicurezza contro vari
rischi quali incendio, esplosioni ecc., problemi risolvibili con la disponibilità di piastre elettriche” ;
occorrerebbe chiedere ai redattori del rapporto cosa si intenda per “eccetera” tuttavia cosa intendano e,
cosa chiunque può intendere, è chiaro; diciamo che l’operatore “minus scripsit quam voluit” ; il gas peraltro
comporta un rischio anche per quel che riguarda la qualità dell’aria all’interno della cella con un aumento di
malattie e decessi tra i soggetti esposti (come confermato anche da recenti indagini epidemiologiche in
Europa) ; gli operatori della Ausl di Bologna hanno sottolineato in maniera reiterata il rischio (cioè rapporto
dopo rapporto) ma sono rimasti “vox clamans in deserto” anche a causa delle incongruenze insite nelle
attività di vigilanza , incongruenze che devono essere con urgenza appianate da un parlamento che non
riesce a focalizzare le misure semplici e urgenti da adottare per “bonificare”, per quanto possibile, i rischi
all’interno delle carceri; le stesse incongruenze sulle quali dovrebbero intervenire i sindaci nella loro veste di
autorità sanitaria locale e i tribunali di sorveglianza; il quesito semplice a cui occorre rispondere è: le
indicazioni delle Ausl (quelle che “si ricordano” di intervenire) sono “consigli”, per così dire, che si possono
rifiutare, o sono misure vincolanti? Se non si risponde a questa domanda la situazione delle carceri italiane
sarà anche in futuro teatro di ulteriori “crimini di pace” e di ulteriori stragi, ovviamente, evitabili non solo
con le leggi in vigore e per rispetto della Costituzione, ma persino con il “buon senso”.

Altre USL (a parte quelle che il rapporto semestrale non lo redigono) non fanno osservazioni sulle
bombolette ma contestualmente, spesso, non fanno neanche osservazioni sul diritto delle persone private
della libertà a poter usufruire di refettori (diritto peraltro sancito dalla carta dell’Onu del 1965 come
ricordato da una circolare della regione Emilia Romagna dei primi anni novanta del secolo scorso firmata da
un assessore regionale-Barbolini- che fu anche sindaco di Modena ! la menzione non per fare digressioni
ma per sottolineare come “la perdita di memoria” possa dare frutti nefasti) ; la assenza di refettori è la
causa primaria della scelta di rendere disponibili le bombolette per la preparazione di alimenti in condizioni
, come è noto, igienisticamente inaccettabili (commistione tra area servizi igienici e lavaggio stoviglie) ,
all’interno delle celle o camere di pernottamento che dir si voglia (termine gattopardesco di cui non ci
assumiamo la responsabilità) ;

la indicazione della Ausl di Bologna , nel contesto attuale, ha assunto il connotato della “vox clamans in
deserto” ma anche questo attiene alla “confusione” delle prassi istituzionali che fanno del carcere una area
diversa dal resto del paese e del territorio nella quale i diritti “valgono meno” di quanto accade “fuori”
(dove già comunque valgono poco)

in definitiva pare evidente che la sostanziale disponibilità di un mezzo suicidogeno costituisca , nel contesto
penitenziario attuale, una grave omissione di misure di prevenzione e che gli effetti di questa condotta
omissiva , nel caso di effetti mortali o di lesioni permanenti, si configurino come “omicidio o lesione colposa
con ampia possibilità di previsione” ; quando poi la “previsione” è confermata da una lunga serie di eventi
luttuosi andiamo oltre la “previsione” per sfociare in qualcosa di peggio.

La permanente dispercezione del rischio da parte del “carcere” , e questo a nostro avviso appesantisce la
gravità degli eventi, è in continuità con la errata lettura degli eventi del 2020 : la cosiddetta “rivolta” nel
carcere di Modena; la gestione della cosiddetta “rivolta” sia in fase acuta che successivamente in sede
giudiziaria non ha colto la importanza della condizione di disperazione che si viveva e si vive nelle carceri
(compresa quello di Modena, come testimoniato da una recente lettera aperta del volontariato) ; una
lettura adeguata dei fatti avrebbe condotto ad interpretare la “rivolta” come evento reattivo ad una
condizione disperante e non come un evento causato da chi sa quale violenza autonoma ed “endogena”
da parte di detenuti “cattivi”; a nostro avviso la sottovalutazione del rischio di allora permane ancora oggi e
va superata.

Certamente la “notizia Ansa” della apertura di una inchiesta per la morte , recente, di Andrea Paltrinieri
(una delle due persone decedute di recente per le quali pare in causa anche la bomboletta) ripropone la
fondatezza delle nostre domande e delle nostre proposte ; auspichiamo che le indagini vengano effettuate
con una ottica sistemica e che possano contribuire ad introdurre “azioni di miglioramento” che sono in
parte semplici e soprattutto urgenti, onde contribuire a prevenire ulteriori lutti e morti.

Se vi sarà spazio ed opportunità presenteremo istanza di costituzione di parte civile nel procedimento
annunciato.

In fede.

Vito Totire, medico del lavoro/psichiatra, presidente centro “Francesco Lorusso” via Polese 30 40122
Bologna
Bologna, 19.1.2025

Bibliografia
Manuale di suicidologia , a cura di Pompili e Girardi, Pacini editor
J.Furtos, Condotta da tenere con persone a rischio suicidiario (capitolo in Psicoterapie mediche, ed Masson)
P.Severi, 361 giorni (diario dal carcere di Modena), Frontiera editore

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