Progetto Agra, il fallimento dell’agro-chimica finanziata dalla Fondazione Gates

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L’Alliance for a Green Revolution in Africa, nata nel 2006 grazie ai finanziamenti della Fondazione Gates, aveva fatto una promessa: raddoppiare con la Rivoluzione Verde, entro il 2020, i rendimenti e i redditi di 30 milioni di famiglie di piccoli proprietari, con il fine di dimezzare la fame e la povertà in 20 paesi africani. È successo che, dopo 15 anni, secondo lo studio delle ONG sull’AGRA dell’anno scorso, la percentuale di persone che soffrono di fame estrema nei 13 paesi prioritari dell’AGRA è aumentata fino al 30%, arrivando a 130 milioni di persone, aumentando il rischio di indebitamento per i piccoli agricoltori. Nel frattempo, dall’ennesimo fallimento dell’agricoltura tossica, la Gates Foundation e la Rockefeller Foundation hanno raccolto oltre un miliardo di dollari.

A fronte della grande promessa, il reddito dei coltivatori di mais sostenuti dall’AGRA in Tanzania è aumentato di appena 77 dollari l’anno, in Ghana di soli 36 dollari. I dati pubblicati provengono dalla stessa AGRA, che non ha mai voluto pubblicarli fin quando varie organizzazioni non governative (ONG) hanno esercitato pressioni su di loro, mentre negli Stati Uniti era già in corso una richiesta di informazioni ai sensi del Freedom of Information Act, obbligando AGRA a renderli noti.

Il 13 luglio 2020, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha presentato i suoi dati annuali sulla fame, stabilendo che il numero di persone che muoiono di fame è in continuo aumento da cinque anni e sono probabili ulteriori effetti negativi a causa del Covid-19. Secondo i redattori dello studio urge un necessario cambio di direzione nella politica agricola e alimentare globale, dopo il dichiarato fallimento dell’Alleanza Agricola. 

“I risultati dello studio sono devastanti per AGRA e per i profeti della Rivoluzione Verde. (…) Gli aumenti delle rese per importanti alimenti di base negli anni precedenti l’AGRA sono quasi allo stesso livello di durante l’attuazione dei programmi AGRA. Invece di dimezzare la fame, la situazione nei 13 paesi prioritari è addirittura peggiorata dall’inizio dell’AGRA; il numero di persone che soffrono la fame è aumentato di quasi un terzo negli anni dell’AGRA. Si tratta di un atto d’accusa a un’iniziativa che, con la sua narrazione della Rivoluzione Verde, ha avuto un impatto significativo sulle politiche agricole in molti paesi. È giunto il momento che AGRA non lo dia per scontato” – aveva affermato Jan Urhahn, esperto di agricoltura presso la Fondazione Rosa Luxemburg. 

“AGRA stava utilizzando fertilizzanti chimico-sintetici e semi coltivati ??industrialmente per raddoppiare i raccolti e il reddito per i piccoli agricoltori e questo è fallito. (…) Alla luce dei risultati dello studio, il governo federale deve sistematicamente cambiare rotta e astenersi da qualsiasi sostegno politico e finanziario all’AGRA. Invece, dovrebbe usare l’agroecologia e il diritto umano al cibo come bussola per la sua politica” – ha affermato Lena Bassermann, esperta agraria dell’organizzazione di sviluppo INKOTA. 

La Rivoluzione Verde, fatta di industrializzazione dell’agricoltura, pesticidi, fertilizzanti, erbicidi, OGM e semi terminatori è dichiaratamente fallita, oltre ad essere un modello fallimentare che i movimenti ambientalisti, in Occidente, criticano da decenni. L’organizzazione per i diritti umani Fian aveva dichiarato l’anno scorso che la deregolamentazione del mercato delle sementi e dei fertilizzanti suggerita ai Paesi africani non è adatta a porre fine alla fame.

Non solo! Lo studio dello scienziato statunitense Timothy A. Wise ha dimostrato anche che i piccoli produttori sono esposti a un alto rischio di indebitamento. Questo si è visto in Zambia e in Tanzania in cui i produttori non sono stati in grado di rimborsare i prestiti per fertilizzanti e sementi dopo il primo raccolto. Un modello che sembra riproporsi uguale a ciò che è successo in India con la Rivoluzione Verde, anche essa finanziata dalla Fondazione Rockfeller e dalla Fondazione Gates, che ha portato ad una monopolizzazione dell’economia obbligando i contadini a pagare royalties sulle sementi, costringendoli al debito e portando ad un vero e proprio suicidio di massa. Dal 2013, ogni anno, 12.000 contadini indiani si suicidano e a darne i dati era stato, nel 2017, il National Crime Record Bureau del Ministero dell’Interno indiano, sottolineando che tra contadini e lavoratori agricoli, solo nel 2015, si sarebbero tolte la vita 12.600 persone, il 9% del totale dei suicidi nel Paese. 

“L’AGRA è un circolo vizioso che sta portando i piccoli produttori sempre più nella povertà e distruggendo i loro mezzi di sussistenza naturali. (…) Gli agricoltori sono esortati ad acquistare i costosi semi ibridi dalle corporazioni, che funzionano solo in combinazione con fertilizzanti che le persone non possono effettivamente permettersi” – aveva dichiarato lo specialista agricolo Mutinta Nketani di l’organizzazione PELUM Zambia e co-autore dello studio. 

I progetti AGRA limitano anche la libertà di scelta per i piccoli produttori di decidere da soli cosa vogliono coltivare, mettendo in pericolo la biodiversità, la sovranità e la democrazia alimentare in quei Paesi. Non a caso il principale focus di AGRA sono le coltivazioni del mais transgenico che, secondo i dati, oltre ad aver portato a scarsi aumenti delle entrate e spese crescenti per fertilizzanti, pesticidi e sementi, ha provocato una omologazione del cibo, sostituendo i cibi tradizionali resistenti al clima e ricchi di sostanze nutritive con il mais. Secondo lo studio, la produzione di miglio nel periodo AGRA dal 2006 al 2018 è diminuita del 24% nei 13 paesi prioritari AGRA.

Nonostante ciò, AGRA preferisce parlare della crescita dei “fagioli in Tanzania” e del “riso in Ghana”, ritendo di essere sulla buona strada per rafforzare i redditi e i raccolti degli agricoltori africani attraverso quella che strumentalmente chiama “intensificazione sostenibile” dell’agricoltura, che nulla ha di sostenibile in quanto si fonda su semi autorizzati, fertilizzanti sintetici, pesticidi e l’integrazione nelle catene di approvvigionamento globali.

AGRA fa anche di tutto per convincere gli agricoltori dei vantaggi delle sementi transgeniche che finora sono stati senza successo. Secondo lo stesso rapporto di valutazione del progetto, In Ghana, ad esempio, la maggior parte degli agricoltori preferisce le sementi locali e, forse, è anche per questo che in Ghana negli ultimi anni il numero delle persone affamate è diminuito. Secondo quanto emerso dalle analisi della ONG “Bread for the World”, molti agricoltori africani continuano, nonostante le sovvenzioni del progetto, ad utilizzare i prodotti indigeni, perchè più redditizi e meno costosi. A differenza del mais, i sementi africani necessitano di dosi meno importanti di pesticidi e fertilizzanti per essere coltivati, abbattendo i costi di produzione e permettendo alle colture di non danneggiare in modo invasivo i pochi terreni coltivabili a disposizioni.

Molti agricoltori africani hanno capito che, piuttosto che indebitarsi per le sementi e per i fertilizzanti, possono replicare le sementi che crescono in natura da soli senza dover acquistare ogni anno i “semi ibridi” dei grandi produttori, i cui diritti di proprietà intellettuale AGRA vuole rafforzare. Il colonialismo di AGRA ha portato a definire la “libertà dei semi”, il ritorno alle coltivazioni indigene e il rifiuto degli agricoltori nei confronti degli OGM, come un “problema sistemico”. Come ha dichiarato Tanzmann, AGRA sta minacciando la varietà di alternative alimentari e agricole, spingendo verso i semi commerciali, influenzando le norme legislative.

AGRA ha recentemente ricevuto molta attenzione anche a livello internazionale con il vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari previsto per il 2021: “Con il suo approccio discutibile, AGRA non raggiunge i propri obiettivi e quindi non può fornire l’impulso necessario per il vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite. Il ruolo guida al vertice deve essere assunto dal Comitato mondiale per l’alimentazione delle Nazioni Unite sulla base dei principi elaborati lì” – ha affermato afferma Stig Tanzmann, esperto di agricoltura presso Bread for the World. “Il precedente orientamento del vertice deve quindi essere radicalmente cambiato. Il governo federale deve lavorare per questo” – ha affermato Tanzmann.

L’Africa è da sempre la “culla del neoliberismo”, un luogo di sperimentazione di politiche che poi servono economicamente all’Occidente capitalista. Trasferire in Africa il modello occidentale di agricoltura industrializzata con i suoi danni collaterali al suolo, agli animali e al clima è stato un errore che provocherà fortissimi danni ecologici esattamente come li ha causati in India. Inoltre non si capisce come mai AGRA abbia così tanta influenza sulla legislazione sui fertilizzanti e sulle sementi nei Paesi partner.

Evidentemente si ripresenta immancabilmente il filantrocapitalismo, come reinvenzione del progetto di colonizzazione, si stabilisce in queste forme di illusoria “beneficenza verso i Paesi del Terzo Mondo” che servono invece per raccogliere i dividendi di grandi investimenti (gli stessi che distruggono economie locali e devastano l’ambiente).

Questi progetti di “filantropia globale”, proposti da grandi miliardari, sono in realtà dei grandissimi progetti lungimiranti di grandi aziende per le aziende. La ricchezza di questi capitalisti, che agiscono per scopi privati in quanto proprietari di multinazionali, permettono la falsa “filantropia”, che a sua volta apre nuovi mercati a queste grosse aziende. Come descrisse Vandana Shiva in “Semi del Suicidio”, questi progetti servono alle multinazionali per colonizzare le terre del “Terzo Mondo” per sradicare quei modelli culturali, agricoli ed economici, per imporrei i loro standardizzati ed industrializzati. Le multinazionali con le loro diramazioni a livello locale, si garantiscono una distribuzione capillare di sementi ibride transgeniche, tirando le fila del prestito ad usura, generando debito.

L’arrivo dell’agricoltura industrializzata in quelle zone impone un’economia di guerra delle multinazionali contro i contadini, lucrando sulla brevettibilità delle sementi, devastando l’ambiente, gli equilibri ecologici stabiliti tra essere umano e ambiente. Con gli Ogm, la logica del profitto spezza la riproduzione stessa della vita per consegnarla all’industria capitalistica. Queste sementi non si riproducono con la coltivazione, ma in laboratorio, creando di fatto un monopolio: chi detiene le sementi e chi non le detiene.

Fortunatamente, gli esiti del Progetto AGRA, come la Green Revolution in India, riportano al centro il tema del fallimento strutturale, ecologico ed economico del modello di industrializzazione dell’agricoltura, richiamandoci ancora all’appello di “pensare globale e agire locale”.

Suicidi di massa tra i contadini in India 2017: https://www.osservatoriodiritti.it/2017/09/14/india-contadini-suicidi/

Rapporto “False Promises: The Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA)”: https://www.rosalux.de/fileadmin/rls_uploads/pdfs/Studien/Falsche_Versprechen_AGRA_de.pdf

https://www.brot-fuer-die-welt.de/pressemeldung/2020-hunger-in-afrika-allianz-fuer-eine-gruene-revolution-in-afrika-agra-scheitert-an-selbstgesteckten-zielen/

https://www.spiegel.de/wirtschaft/agrarallianz-agra-leere-versprechen-fuer-afrikas-bauern-a-2132bf23-24c6-4b2e-bde5-a2e9020389f1

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

luglio 2021

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