Proteggiamo le #vocidigiustizia: subito una legge per la tutela
Aggiungi la tua voce per chiedere che il Parlamento Italiano tuteli i whistleblower, coloro che hanno il coraggio di denunciare gli illeciti di cui sono testimoni in azienda e che rischiano il proprio posto di lavoro e a volte anche la vita.
Chi denuncia corruzione e illegalità sul posto di lavoro deve essere tutelato.
Chiediamo che la Commissione Affari Costituzionali del Senato calendarizzi e discuta al più presto il disegno di legge sulla protezione dei whistleblower approvato dalla Camera lo scorso gennaio. Vogliamo una legge efficace che incentivi a segnalare il malaffare e che difenda chi subisce mobbing e ritorsioni per aver fatto il proprio dovere.
La corruzione non ci dà tregua: non passa giorno senza leggere notizie di appalti truccati, politici indagati, giri di mazzette. Questi scandali vengono spesso scoperti grazie a un whistleblower, una persona che ha il coraggio di segnalare illeciti di cui è testimone sul posto di lavoro. Sono casi sempre più numerosi: nel 2015 la sola Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha ricevuto 200 segnalazioni. Una media di 17 al mese, che si mantiene costante anche nel 2016.
I cittadini che decidono di esporsi in prima persona, segnalando casi di corruzione e ruberie a danno della collettivià sono i primi veri garanti della legalità, ma nonostante questo non godono oggi di una protezione adeguata, né gli viene riconosciuto alcun merito dalle istituzioni che essi difendono. In assenza di tutele e garanzie, moltissimi episodi di corruzione non emergono, perché chi ne è stato testimone ha paura a denunciare temendo per il proprio posto di lavoro o, alcune volte, per la sua stessa vita.
Così come i testimoni di giustizia hanno contribuito a contrastare le mafie, i whistleblower rappresentano uno ruolo indispensabile per arginare la corruzione, fenomeno che costa svariati miliardi di euro al nostro Paese e che mina la qualità dei servizi essenziali come sanità, trasporti pubblici e scuole.
La Camera ha approvato lo scorso 21 gennaio una proposta di legge sulla protezione dei whistleblower, ma la Commissione Affari Costituzionali del Senato non ha ancora deciso quando metterla in calendario per discuterla. La proposta di legge è una buona base di partenza che può però essere migliorata e resa ancor più utile ed efficace.
Noi di Riparte il futuro e di Transparency International Italia, partendo dalle esperienze e dalle buone pratiche internazionali, raccomandiamo fortemente che il provvedimento in difesa di chi ha il coraggio di segnalare il malaffare contenga:
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Canali ben definiti di segnalazione. Chi è testimone di un illecito deve sapere con estrema chiarezza e semplicità a chi rivolgersi. In questo senso è importante che all’Autorità Nazionale Anticorruzione siano affidate le necessarie competenze e responsabilità;
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Garanzia di riservatezza per chi ha avuto il coraggio di uscire allo scoperto. Il segnalante deve essere certo che, a meno che non sia una sua scelta, il suo nome non verrà rivelato;
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L’istituzione di un fondo per la tutela dei segnalanti, che sostenga economicamente chi ha subito ritorsioni e deve affrontare ingenti spese legali;
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Sanzioni concrete verso i soggetti che attuano discriminazioni o ritorsioni, compresi i datori di lavoro pubblici e privati;
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Il riconoscimento non solo per il settore pubblico ma anche per quello privato;
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L’obbligo per il datore di lavoro di dimostrare che i procedimenti disciplinari, il demansionamento o ogni altro provvedimento peggiorativo della posizione del segnalante sono stati attuati per ragioni diverse dalla denuncia di corruzione o ruberia
Crediamo sia inoltre necessario aprire una riflessione seria su questioni fondamentali e delicate, quali:
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La possibilità di accettare anche segnalazioni anonime;
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La possibilità di premiare, come avviene ad esempio negli USA e da pochi giorni anche in Canada, il cittadino che fa recuperare dei soldi allo Stato attraverso la sua segnalazione;
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