Psicosi attentato: Cosa ci dice quella paura in piazza San Carlo a Torino?
E’ di 1.527 feriti il bilancio della calca scatenata dalla psicosi attentato tra le migliaia di persone davanti ai maxischermi in piazza San Carlo a Torino per la finale di Champions; 3 in codice rosso, grave un bambino.
Si cerca chi ha scatenato il panico, forse con un petardo, forse no.
La verità è che per ora si sa poco o nulla, come dice il procuratore di Torino, Armando Spataro, affermando in mattinata che “allo stato attuale non ci sono né indagati nè ipotesi di reato”.
Nonostante questo il ministro Minniti, su tutti i giornali nazionali, torna a battere il tasto della paura: “La vigilanza antiterrorismo deve restare elevata ma il livello della minaccia per l’Italia non cambia – dice dal Viminale – prospettando l’ennesimo giro di vite, ufficialmente per rispondere alla psicosi del terrore, quella che proprio Viminale e giornali da mesi alimentano. Il sociologo Emilio Quadrelli ai nostri microfoni.
La prima parte di intervista con Emilio Quadrelli, lavoratore con i richiedenti asilo ed ex ricercatore su criminologia e sicurezza all’università di Genova dipartimento Scienze Antropologiche, con cui abbiamo parlato del fenomeno sociale della paura, di derive securitarie e cosa ha significato questo primo evento di “psicosi terrorismo” anche in Italia. Ascolta o Scarica.
Il Tar della Liguria, intanto, per la prima volta accoglie la richiesta di sospensiva presentata dai primi due dei cinque militanti antifascisti denunciati per reati di “pericolosità sociale” che sarebbero stati commessi durante le manifestazioni di protesta contro un raduno di Forza Nuova a Genova, lo scorso marzo. Ai due ricorrenti la Questura di Genova aveva notificato il provvedimento di Daspo, il divieto di partecipare alle manifestazioni sportive sulla scia della dottrina Minniti per intralciare la libertà di movimento alle pratiche conflittuali. «Nei casi in questione non emergono legami tra un avvenimento sportivo e i fatti reato ascritti ai ricorrenti – spiega però il Tar -. Pare difettare, ad un primo esame, il presupposto che giustifica l’applicazione della contestata misura di prevenzione».
Nel febbraio di quest’anno prima dei decreti, convertiti in legge Minniti-Orlando, Osservatorio Repressione ha calcolato in circa 700 il numero degli obblighi di dimora, fogli di via, firme quotidiane nei commissariati, allontanamenti forzosi dalla città di residenza che di fatto rappresentano la reintroduzione del confino.
La seconda parte d’intervista sempre con Emilio Quadrelli, dove ci ricolleghiamo ai fatti di Genova per parlare di Daspo Urbano e decreto Minniti. Ascolta o Scarica.
5/6/2017 da Radio Onda d’Urto
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