QUANDO GLI AVVOLTOI SI BUTTANO SULLE TRAGEDIE DELLE MORTI SUL LAVORO SOLO PER FARSI PUBBLICITA’…
Gli interventi mediatici su questo presunto aumento delle morti sul lavoro fanno comprendere bene chi sono e perché adesso che l’INAIL ha “sparato” questo presunto aumento a due cifre delle morti sul lavoro rispetto al 2014. Incompetenti e disinformati si buttano sulla “preda mediatica” che viene sparata da centinaia di media, soprattutto in rete. In realtà l’anno veramente tragico e con un aumento a due cifre è stato il 2014 rispetto al 2013, se si considerano morti sul lavoro anche i lavoratori che non sono assicurati all’INAIL e che muoiono lo stesso, senza sapere che non avranno neppure la visibilità dopo morti: morti sul lavoro INVISIBILI. In realtà non esiste un aumento molto significato delle morti sul lavoro nel 2015 rispetto al 2014. Occorre guardare queste tragedie in termini assoluti e non solo una parte seppur significata che è quella degli assicurati INAIL. Se si fa questa operazione si vede che l’aumento è “solo” del 2%. Ma se si analizzano tutte le morti sul lavoro e io in prima persona lo faccio da ben da 8 anni, da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro (http://cadutisullavoro.blogspot.it) che registriamo aumenti. Il 19 ottobre 2008 erano morti sui luoghi di lavoro 519 lavoratori, oggi 19 ottobre 2015 sono ben 559 (+8,2%) e questo nonostante la perdita di milioni di posti di lavoro. I morti per infortuni sui luoghi di lavoro sono questi, poi se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano già oggi i 1.150 morti. Tornando all’aumento a due cifre delle morti per infortuni sul lavoro tra gli assicurati INAIL sui luoghi di lavoro, occorre capire che questo aumento è dovuto soprattutto all’innalzamento dell’età causato dalla legge Fornero che costringe lavoratori anziani, nonostante acciacchi e salute mal ferma a svolgere lavori pericolosi. La seconda causa è dovuta al Jobs Act che ha fatto ritenere conveniente far emergere una parte del lavoro nero. Economicamente è più conveniente con gli incentivi dati ai datori di lavoro, metterli in regola che continuare a farli lavorare in nero o in grigio. Questi lavoratori sarebbero morti lo stesso, ma adesso sono visibili a tutti con la potenza mediatica che hanno l’INAIL e l’ANMIL, ma come dicevo l’aumento rispetto all’anno scorso, se si monitorano i morti sul lavoro, è intorno al 2%. Occorre guardare il problema nella sua reale dimensione e fare una campagna informativa e mettere a disposizione fondi per i due settori che presentano i maggiori rischi d’infortuni gravi e mortali: l’agricoltura (che supera da solo il 30% di tutte le morti sul lavoro e più specificatamente i morti causati dal trattore che sono intorno al 20% di tutte le morti) e l’edilizia con il 22%. Quando il Jobs Act, svelerà tutta la sua potenza distruttrice che riguarderà tutti i nuovi assunti, che non avranno più la protezione dell’articolo 18, (mica tutti i datori di lavoro sono santi) e saranno costretti a svolgere lavori pericolosi previo licenziamento con una scusa, ne vedremo delle belle nei prossimi anni su questo fronte. E le casse dello Stato e dell’INAIL piangeranno tantissimo per gli infortuni gravi e mortali. Prego che gli scandalizzati per un giorno di questa mattanza, che evitino di parlare di problemi che non conoscono e che non utilizzino queste tragedie per farsi un po’ di pubblicità. E a leggere in questi giorni quello che si trova nel web, sono una moltitudine. Carlo Soricelli Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro 19/10/2015 http://cadutisullavoro.blogspot.it
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