Questi anni a Bologna: le balle «green» della giunta Lepore-Clancy

Seconda puntata

[La prima puntata dell’inchiesta è qui.]

1. Scherzi della sorte: l’assemblea cittadina per il clima

A Bologna, come abbiamo più volte raccontato, c’è una lunga consuetudine di «percorsi partecipativi» posticci, incanalati in procedure tecnocratiche, il cui esito è determinato in partenza. Il fatto che nello statuto del Comune figurino le «assemblee cittadine per il clima» – inserite nel luglio 2021 – va letto in questa luce. Le assemblee erano anche nell’accordo tra PD e Coalizione Civica, fra i contentini, le foglie di fico e le compensazioni simboliche per aver ceduto sul Passante.

Ma l’assemblea cittadina per il clima era anche una richiesta di Extinction Rebellion.

L’amministrazione, in crisi di idee su come lavare-in-verde le proprie politiche, ha pensato di poterne fare l’ennesimo momento di smorzamento e cooptazione. Del resto, quando nel 2019 sempre Extinction Rebellion aveva chiesto al Comune di «dichiarare l’emergenza climatica», l’allora giunta Merola l’aveva subito dichiarata. Non le costava nulla, anzi, era ottimo greenwashing.

Stavolta hanno sottovalutato il contesto, l’umore diffuso in città.

Nell’arco di nove sedute – svoltesi anche in un luogo-simbolo del leporismo, «piazza Lucio Dalla», cioè la pensilina Nervi – cento cittadine e cittadini estratte a sorte nel marzo scorso hanno discusso, elaborato e votato richieste da sottoporre al consiglio comunale.

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12/11/2023

Immagine: Sergio Chakotino, «Scarezzo bolognese», 2023.

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