ReArm: l’Europa si arma a debito, ma chi pagherà il conto?

L’Unione Europea ha scelto la via del riarmo, ma il prezzo da pagare sarà alto, e non solo in termini economici. Il programma ReArm, approvato di recente dalla Commissione, prevede un investimento monstre di 800 miliardi di euro, interamente finanziato a debito. Di questi, 150 miliardi verranno raccolti direttamente da Bruxelles con l’emissione di eurobond, forniti agli Stati sotto forma di prestiti agevolati vincolati all’acquisto di armamenti. I restanti 650 miliardi potranno invece essere richiesti autonomamente dai governi nazionali, con una deroga speciale ai vincoli del Patto di stabilità, che consentirà di escludere queste spese dal calcolo del deficit fino all’1,5% del PIL.

Una strategia tanto ambiziosa quanto rischiosa, che arriva in un momento di forte pressione sul mercato obbligazionario e con un livello di indebitamento già ai massimi storici. L’Europa si prepara a rafforzare la propria difesa, ma la domanda è inevitabile: riuscirà a sostenere questo carico senza compromettere la stabilità economica?

Un’Europa sempre più militarizzata
Negli ultimi anni, il budget destinato alla difesa è aumentato progressivamente in diversi paesi europei, ma con il piano ReArm l’Unione compie un passo decisivo verso una politica militare comune. Secondo il Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), la spesa per la difesa nei paesi UE è passata da circa 200 miliardi nel 2018 a oltre 300 miliardi nel 2023, con un’accelerazione evidente dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Tuttavia, la cifra prevista da ReArm supera ogni precedente, aprendo interrogativi su chi finanzierà questa corsa agli armamenti e a quale costo.

Il mercato obbligazionario è già in tensione: nel 2025 si prevede che saranno emessi oltre 12.300 miliardi di dollari in titoli di Stato a lungo termine a livello globale. Gli Stati Uniti si confermano il principale emittente con quasi 5.000 miliardi, seguiti dalla Cina con 2.000 miliardi, mentre i paesi europei cercheranno di collocare circa 1.850 miliardi di dollari in nuovi titoli. Aggiungere altro debito per finanziare ReArm significa aumentare la competizione per attirare investitori, con il rischio di dover offrire rendimenti più alti per rendere appetibili i bond europei.

I costi finanziari del riarmo
Convincere i mercati a comprare nuovo debito richiederà sacrifici. Già oggi i titoli sovrani europei mostrano un aumento dei rendimenti, segnale che gli investitori chiedono tassi più elevati per finanziare gli Stati. Alcuni esempi:

Italia: i titoli decennali offrono un rendimento vicino al 4%, generando un onere di circa 40 milioni di euro di interessi l’anno per ogni miliardo emesso.
Francia: il costo del debito è cresciuto sensibilmente, con gli OAT che hanno superato il 3,5% nel 2024.
Germania: tradizionale punto di riferimento della stabilità finanziaria europea, ha visto i rendimenti dei suoi Bund a dieci anni toccare il 2,76% in seguito agli annunci di una maggiore flessibilità fiscale da parte del governo Merz.

Di Ssolbergj + authors of source files, including Sodacan – Opera propria basata su: the coat of arms elements (blazon) shown in the rendering of the arms that is shown in this document with bits from File:Coat of arms of the Eurogendfor.svg, File:Royal Coat of Arms of the United Kingdom.svg and File:Angelic Supporter (Heraldry).svg, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11329819

L’aumento del costo del debito non è un dettaglio marginale: significa che ogni euro speso per gli armamenti dovrà essere ripagato con interessi sempre più alti, riducendo la capacità degli Stati di investire in altri settori strategici, come welfare e infrastrutture.

Un debito senza freni
Il piano ReArm si inserisce in un contesto già segnato da un’accumulazione massiccia di debito pubblico. Secondo l’Institute of International Finance (IIF), negli ultimi vent’anni il debito globale è passato dal 30% al 95% del PIL mondiale, con un aumento record di 4.500 miliardi di dollari solo nel 2024.

L’Italia, con un rapporto debito/PIL che supera il 140%, è tra i paesi più esposti, ma non è sola. Anche Francia e Regno Unito mostrano dinamiche simili, mentre la Germania, con un debito al 62% del PIL, ha un margine di manovra più ampio. Tuttavia, la tendenza è chiara: una volta aumentato per gestire emergenze – dalla crisi finanziaria del 2008 alla pandemia, fino all’attuale corsa al riarmo – il debito pubblico fatica a ridursi.

Divisioni interne e resistenze al piano
Non tutti gli Stati membri vedono di buon occhio il progetto ReArm. L’Ungheria e l’Austria hanno espresso forti perplessità, mentre Spagna e Portogallo temono che le nuove spese militari sottraggano fondi ai programmi sociali. In Germania, il dibattito è acceso: il cancelliere Merz è favorevole all’aumento della spesa per la difesa, ma una parte significativa dell’opinione pubblica e dello stesso parlamento preferirebbe mantenere un rigore fiscale più stringente.

Le critiche arrivano anche dalla società civile. In Italia e Francia si moltiplicano le voci contrarie a un’ulteriore espansione del debito per scopi militari, mentre alcuni economisti avvertono che l’UE potrebbe trovarsi in una spirale pericolosa, in cui il costo del debito erode le risorse per la crescita economica.

Una scommessa rischiosa
L’Europa si trova davanti a una scelta cruciale: rafforzare la propria capacità militare, ma a un prezzo che potrebbe rivelarsi insostenibile. La domanda fondamentale resta: possiamo davvero permetterci un nuovo massiccio indebitamento per la difesa?

La Germania ha una posizione più solida e potrebbe sostenere questa strategia senza troppi contraccolpi. Per l’Italia, la Francia e il Regno Unito, già alle prese con un debito elevato e tassi di interesse in crescita, il rischio è di dover fare i conti con un’ulteriore perdita di credibilità sui mercati finanziari.

Gli investitori stanno già osservando con attenzione. La storia insegna che, quando la fiducia nei titoli di Stato inizia a vacillare, sono sempre i paesi più indebitati a pagare il prezzo più alto. Prima di lanciarsi nella corsa al riarmo, l’Europa dovrebbe chiedersi se sta davvero costruendo sicurezza o se sta semplicemente preparando il terreno per una nuova crisi finanziaria.

Foto por formulario PxHere

Gialuca Cicinelli

10/3/2025 https://diogenenotizie.com/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *