Respirare empatia 

di Delfo Burroni

Che tu sia bello o brutto, in ogni caso ti tirano le pietre. É una cosa tipica del primate uomo, e che mi capita sempre piú spesso con l’innalzarsi dei fronti bellicisti. Sinceramente in questa sassaiola dell’ingiuria mi ci crogiolo con gusto.

Marx calpestò la filosofia classica chiamando alla rivoluzione. Il periodo sessantottino vide una rottura enorme tra l’ottuso istituzionalismo del PC e la ingenua voglia di libertà dei rivoluzionari che nei loro torti e ragioni permisero alla storia del rock e della poesia in musica di esplodere nel successivo mezzo secolo piú libero e rivoluzionario mai visto. Ma sono solo canzonette.

E cosí venne Genova, che fregandosene delle bagatelle di partiti provinciali e attaccando frontalmente lo strapotere piramidale degli otto grandi padroni della terra, ci riporta ad oggi. Non é finita.

Ne abbiamo buscate tante, a Genova e nei decenni successivi fino ad oggi, nell’ingenuo menefreghismo del politicismo accademico. Ma siamo ancora in piedi. Esclusi e delusi, natanti e non votanti. Siamo ancora qua. 

Si é creata una rottura culturale tra diverse realtà. 

Potrei parlare di partiti e della loro chiusura alle nuove rivoluzionarie consapevolezze, dipendente dal loro ruolo di difesa dell’ideologia e del Diritto democratico meramente cartaceo. Ma il problema va oltre gli impersonali partiti. Bisogna parlare di persone ed immedesimazione reciproca.  

Da sempre, ma sempre piú spesso, sento taluni denigrare tal’altri a priori per la bandiera che portano mettendo in secondo piano i concetti che esprimono e con essi facendo slittare sempre piú in secondo piano i motivi etici e umani che dovrebbero essere al primo posto per una società che si definisca umana, e dell’ideologia che tanto decantiamo a parole. Capita anche a me a volte, ma cerco sempre piú di stare attento a non cascarci. E cosí mi costringo a praticare un metodo. 

Questo metodo é il seguente: 

Valuto i concetti espressi a prescindere da chi li esprima. E prima di giudicare un soggetto mi concentro sull’immedesimazione nei confronti di esso. Questo non vuol dire che sia politicamente dalla sua parte. Vuol dire solo che ho avversari e non nemici perché non voglio praticare una cultura di guerra. Vuol dire che mi sforzo di essere diverso da coloro che critico.

Lo faccio con i soggetti a me piú lontani come Meloni o Renzi, lo faccio con coloro che sono diversi da me ma che almeno provano ad essere onesti seppur politicamente troppo ingenui. 

Lo faccio a maggior ragione con coloro che mi sono piú vicini o almeno dovrebbero esserlo. 

Loro non lo fanno con me dall’alto del loro inconsapevole giudizio morale nei confronti del cambio di costume generazionale, ma io lo continuo a fare con loro dal basso storto ed innaturale della mia prospettiva.

Facciamo qualche esempio. Ovviamente posso sbagliarmi, sono solo esempi: 

Se penso a Meloni al di là del giudizio politico e della rabbia per amor di umanità che mi procura, penso ad una ragazzina scioccata e maltrattata al punto da provare voglia di vendetta contro l’intera popolazione. Voglia di potere per non subire piú ingiustizie. Penso all’indottrinamento da caserma fatto di molestie psicologiche, un brutto rapporto col proprio corpo.

Se penso a Renzi penso ad un ragazzino viziato e mai cresciuto abbastanza da non aver piú paura dell’autorità. Penso alla sua voglia di praticare la cultura dei suoi studi e ad un fervente lettore di Machiavelli che dopo essere stato abbandonato dal padre ormai incapace di facilitargli la strada per il successo, si é trovato ad imboccare strade obbligate per non perdere il suo potere economico e tenore di vita. Un borghese con la paura di doversela giocare da solo. Difatti pur di non esserlo cerca sostegno in Arabia saudita. Il padre che non ha piú.

Se penso a Schlein penso ad una ragazza mediamente benestante che ha lodevolmente conquistato il diritto alla sua diversità ma al prezzo di dover dimostrare di non essere cosí tanto diversa da dover essere emarginata e che rigetta la sua necessità nel professionalismo dialettico e la cieca obbedienza politica a quella che crede essere una forza democratica, trovandosi a sostenere una guerra che in realtà non vorrebbe.

Se penso a Conte penso ad una persona che vuole dimostrare a tutti i costi la sua onestà, che prova sempre a fare la cosa giusta e sente il peso di una responsabilità che negli ultimi anni é diventata troppo grande. La mancanza di un ideologo di riferimento lo fa sbagliare nonostante il livello morale sia effettivamente molto forte e come Schlein e molti compagni ormai imborghesiti sottovaluta l’enorme qualità ideologica e politica che viene dai ceti piú bassi e da quelli piú giovani, scambiando per immaturità quella che in realtà é la volontà di una forte rottura dei costumi. 

E se penso a me? Osservarsi dall’alto é l’esercizio piú difficile e vi invito a provare. Il mio nome mi costringe a cercare di conoscere me stesso. Cominciamo. 

Quello che piú mi ha condizionato é stata la malattia. Nel bene e nel male mi ha costretto ad avere fretta di vivere e voglia di capire, e da questo ne derivano la totale messa in discussione di usi e costumi contemporanei e delle convenzioni. 

Compreso il denaro che sono costretto ad inseguire per sopravvivenza ma che odio come qualsiasi forma di ricatto e perdita di tempo. 

Sono fortemente empatico per volontà ma apparentemente cinico per ragionamento. 

L’empatia verso la sofferenza é quella che mi porta a concordare con l’ideologia marxista che troppi si arrogano il diritto di rappresentare, ed a comprendere gli errori e le storture dei ceti piú proletari e disperati che vengono emarginati anche da chi piú di tutti dovrebbe rappresentarli salvo poi lamentarsi dell’astensionismo. 

Il cinismo é quello che mi aiuta a razionalizzare le scelte piú logiche a dispetto di quelle piú istintive. 

Nella troppa sicurezza delle idee che la cultura mi concede sono diventato un testardo sognatore eternamente scontento. 

Oltre alla malattia, la ricerca della conoscenza e la delusione per la poca cultura delle masse, mi ha spinto a chiudermi in internet e diventare un neet chiuso in un monitor fino alla morte che ormai non supera i quarantacinque chili di peso. 

Resto consapevolmente e cocciutamente un eterno disobbediente da sesso droga e rock and roll che passa il tempo in scopate promiscue, a farsi le canne ed a filosofeggiare di politica come si vuole da un degno erede del tempio di Delfi, perché sono consapevole che come ogni animale si viva per godere prima di morire ed al godimento, compreso quello culturale, dedico tutto il tempo libero che posso. 

Ma ultimamente l’orgoglio ed il senso di responsabilità verso chi soffre mi spinge a cercare in tutti i modi di incidere nella società costringendomi ad un futuro di eterna delusione. 

Cosí mi consolo scrivendo poesie e articoli alla ricerca di un lato artistico che non ho mai il tempo di curare, come il mio blog, per la troppa fretta. Mi ci vorrebbe una società solidale e mutualistica ma sfortunatamente sono nato nell’epoca sbagliata e mi sono ormai quasi rassegnato al fatto che morirò solo e povero, probabilmente soffocato da una crisi d’asma o qualche conseguenza correlata. 

In definitiva: 

Questo é il modo in cui analizzo la politica e la società, nonché il motivo per cui, bello o brutto tutti mi tirano le pietre. Vorrei invitare tutti voi ad abbandonare i giudizi scontati e i conflitti circolari, provando ad acquisire questo diverso modo di percepire l’essere umani. Un altro mondo è possibile già adesso. Basterebbe volere.

3/1/2025

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