Ricordando la Prima Intifada palestinese
Ramallah – WAFA. Domenica 8 dicembre ricorre il 37° anniversario dello scoppio della Prima Intifada, nota anche come “Rivolta delle pietre”, un momento cruciale nella storia della lotta palestinese per la libertà. L’Intifada, durata dal 1987 al 1994, ha segnato un punto di svolta nella resistenza palestinese contro l’occupazione israeliana.
La Prima Intifada iniziò nel campo profughi di Jabalia, nella Striscia di Gaza, in seguito all’uccisione di quattro lavoratori palestinesi al checkpoint di Erez da parte di un colono israeliano alla guida di un camion. Le vittime vennero identificate come Taleb Abu Zaid, 46 anni, Issam Hamouda, 29 anni, Shabaan Nabhan, 26 anni, e Ali Ismail, 25 anni, tutti di Gaza. Questo tragico incidente scatenò indignazione e proteste in tutta la Striscia di Gaza e in Cisgiordania, portando a manifestazioni e scontri diffusi con le forze israeliane.
Il giorno successivo, il 9 dicembre 1987, nel campo di Jabalia scoppiarono proteste furiose che si trasformarono in violenti scontri con l’esercito israeliano. Durante questi primi scontri, Hatem al-Sisi, un giovane di Jabalia, divenne il primo martire palestinese della rivolta.
L’Intifada si diffuse rapidamente, prima nel campo profughi di Balata a Nablus, poi in tutta la Cisgiordania e a Gaza. Nei primi giorni della rivolta, il 10 dicembre 1987 fu ucciso Ibrahim al-Aklik, 17 anni, seguito da Suheila al-Kaabi, 19 anni, e Ali Musa’id, 12 anni, di Balata, l’11 dicembre 1987. Queste vittime furono solo l’inizio, poiché la rivolta prese slancio, con centinaia di palestinesi che persero la vita e altre migliaia che furono feriti o imprigionati.
Nei sette anni successivi, l’Intifada divenne una caratteristica distintiva della resistenza palestinese, svolgendosi in ogni città, villaggio, campo profughi e città dei Territori occupati e di Israele. Come dichiarava una famosa canzone rivoluzionaria di quel periodo: “In ogni villaggio, casa e vicolo, la nostra Intifada continua”.
Secondo i dati della Commissione palestinese per gli affari dei prigionieri e dei martiri, circa 1.550 palestinesi vennero uccisi durante la Prima Intifada. Nel frattempo, le stime della Società dei prigionieri palestinesi indicano che tra i 100 mila e i 200 mila palestinesi vennero detenuti durante questo periodo, e molti vennero sottoposti a dure tecniche di interrogatorio.
L’Intifada lasciò anche un pesante tributo alla popolazione palestinese in termini di ferite. Il ministero della Salute palestinese riferisce che oltre 70 mila palestinesi vennero feriti, e circa il 40% di loro riportò disabilità permanenti. Le ferite inclusero gravi danni neurologici, paralisi e amputazioni di arti vitali.
Inoltre, un rapporto della International Solidarity Foundation ha rivelato che 40 palestinesi morirono nelle carceri israeliane durante l’Intifada. Molti di questi decessi furono attribuiti a torture e trattamenti disumani da parte delle autorità israeliane durante gli interrogatori.
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