ROCCA CANAVESE: LA STRAGE DIMENTICATA DELLE PICCOLE FIAMMIFERAIE

La storia spesso si dimentica delle tante storie che la compongono. Così episodi importanti che hanno portato grandi lutti o grandi avvenimenti spesso rimangono in qualche angolo dal quale non riesce a farli uscire nemmeno “il magico” Google con il suo motore di ricerca, dove si trova pochissimo al riguardo.

Questo mi è successo nell’imbattermi nella strage delle fiammiferaie di Rocca Canavese (Piemonte) avvenuta nel 1924. Non la conoscevo finché un’amica, Caterina, rispolverando i ricordi di sua madre, mi ha raccontato della morte di alcune giovanissime lavoratrici di una fabbrica di fiammiferi, rimaste intrappolate in fabbrica dove divampò un incendio.

Pochissime si salvarono, gettandosi dalle finestre, tra loro un’amica della mamma di Caterina: una giovane assai bella che scappò alla morte, ma non alle ferite lasciate dal fuoco.

Lo scorso anno, novant’anni dopo quella strage, il Comune di Rocca Canavese ha dedicato una giornata a quella tragedia, che come sottolineò il Sindaco “non ricorda quasi più nessuno”.

Lo storico Carlo Boccazzi Varotto, ha scritto un breve saggio dal titolo “Le piccole fiammiferaie. Una tragedia del lavoro dimenticata”, in questo libro va anche alla ricerca del perché sia caduto il silenzio su una strage sul lavoro tra le più grandi del Paese.

Allora ricordiamo brevemente i fatti: siamo al 15 marzo del 1924, la fabbrica si chiamava Phos Italiana, ci lavoravano ragazze, bambine, tra i 12 e i 17 anni, si guadagnavano quattro o cinque lire al giorno.

Morirono 18 di loro e anche 3 uomini. Le giovani lavoravano chiuse nella fabbrica e per questo scappare dal fuoco fu quasi impossibile.

All’indomani della tragedia in 10.000 persone parteciparono ai funerali. Poi ci furono i processi e gli indennizzi: il Sindacato Subalpino di Assicurazione Mutua pagò un indennizzo pari a 5 annualità di salario a cui si aggiunsero altre 52.249 lire grazie a una sottoscrizione.

Su come andarono i fatti non si hanno molti particolari e la memoria della vicenda è stata più cancellata che tramandata, circostanza singolare se si pensa al numero delle vittime, alla loro età e alle condizioni di lavoro.

Forse perché la maggior parte delle vittime furono donne?

Forse perché la Phos era stata comunque un’opportunità per quella piccola comunità?

Una delle poche testimonianze è nel testo di una canzone popolare dell’epoca, recentemente riscoperto da una professoressa, e che racconta il drammatico incidente. Ne riportiamo il testo:

A Rocca Canavese ha distrutto ogni cosa

un incendio che orror,

eran giovani sul fior degli anni

lavoravano con grande ardor.

Ivi presso il torrente Malone,

era sorta un’azienda industrial

di fiammiferi nuova invenzione

col lavoro assai forte e normal.

Un giorno del 15 marzo

uno scoppio tremendo si sente,

affannosa tutta la gente

corre presso il torrente Malon.

Vi eran donne del Canavesano

nel fior della lor gioventù,

che l’incendio terribile e strano

ha distrutto e non vivono più.

Ventitré sono i corpi incendiati

stritolati, schiacciati, chissà.

Quanti restan tuttor sotterrati

che ancor chiedon salvezza e pietà.

Sulla tomba di questi infelici

una lacrima e un fiore posiam.

E Tu, Sommo Fattor, benedici

le lor anime, oh Dio, ti preghiam.

A.V.

22/2/2015

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