Salute, ecco come curare rispettando le diverse religioni

Curare rispettando le diverse religioni da oggi sarà più facile. I Csv del Lazio Cesv e Spes e l’Asl Roma E hanno presentato questo pomeriggio a Roma il volume “Salute e spiritualità nelle strutture sanitarie”, dove sono raccolti gli interventi del corso di formazione regionale “Accoglienza e pluralismo culturale e religioso”. Il progetto, rivolto ai volontari che lavorano nella sanità, ha visto come protagonisti gli esponenti delle religioni cristiana, ebraica, musulmana, induista, buddhista, sikh e Bahá’í. Ogni fedele ha condiviso la propria visione della malattia e della relazione con i sanitari.

La cura del corpo, infatti, non può essere slegata dallo spirito. I pazienti Sikh sono vegetariani e, per le medicine che contengono alcol come gli sciroppi, vogliono essere avvisati; le degenti musulmane preferiscono sempre più i medici donna; gli ebrei consumano cibo kasher, mentre per la fede Bahá’í le salme devono essere lavate, profumate con acqua di rose, avvolte in un telo bianco nuovo e sepolte in terra. Non sempre però queste esigenze vengono comprese dagli operatori sanitari. “Ci dobbiamo chiedere quanto spazio c’è per la spiritualità negli ospedali”, ha affermato Francesca Danese, ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma. “Questo è un progetto che vuole umanizzare le corsie ospedaliere ed è importante che le strutture sanitarie adottino una forma di accoglienza che tenga conto anche dell’identità delle persone”.

Saper accogliere negli ospedali culture e religioni diverse dà al paziente la giusta serenità per guarire. “L’umanità nella sanità pubblica è uno dei parametri attraverso cui misurare la qualità del nostro servizio. L’accoglienza è la base dell’assistenza sanitario”, ha spiegato Angelo Tanese, direttore generale Asl Roma E. “La dimensione spirituale deve coniugarsi con la cura del corpo. Questa piccola pubblicazione ha l’obiettivo di far comprendere le culture e abitudini diverse a tutti gli operatori sanitari”.

Rita Visini, assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio, ha voluto inviare un messaggio scritto agli organizzatori: “Stiamo cercando di ricostruire la sanità pubblica in questa Regione ma dobbiamo ricordarci che bisogna ‘curare con cura’. Non dobbiamo limitarci a guarire le malattie ma bisogna prendere in carico la persona nella sua totalità, stare attenti anche allo spirito. Per questo vorremmo diffondere questo modello in tutto il Lazio”.
Alla presentazione è intervenuto anche Gian Franco Gensini, professore di Medicina interna all’Università di Firenze: “Il medico non deve essere un esperto di religioni, ma deve evitare di ledere la sensibilità dei pazienti. Non bisogna sbagliare: è questo il valore aggiunto di un dottore che può influire positivamente nel processo di guarigione”.

12/12/2015  Fonte: www.redattoresociale.it

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