Salute. Scorrerà il sangue

Immagine da internazionale.it

Partiamo dall’ovvio. Nella storia dell’umanità tutte le donne hanno avuto le mestruazioni. Ogni mese lo strato superficiale dell’endometrio si sfalda e dall’utero un flusso di sangue scorre attraverso la vagina (a meno che la donna sia incinta, nel qual caso questo non succede per un lungo periodo). Questo processo è naturale come mangiare, bere o dormire, ed è anche bello. Accomuna tutte le etnie. Eppure la maggior parte di noi odia parlarne.

Quando una ragazza ha le prime mestruazioni intraprende un viaggio di silenzio e terrore che dura decenni. Le mestruazioni sono dolorose. Possono provocare mal di reni e crampi, per non parlare dell’instabilità emotiva, e questo succede tutti i mesi, per trenta o quarant’anni. In pubblico si discute di mestruazioni più o meno con la stessa frequenza con cui si parla di diarrea. Le donne vanno in bagno con l’assorbente infilato nella manica per non far capire a nessuno che è quel “periodo del mese”. A volte si macchiano i vestiti. Quando vengono colte impreparate s’imbottiscono gli slip di carta igienica. Nel frattempo la pubblicità sterilizza questo bagno di sangue con immagini di liquidi azzurri che sgocciolano dolcemente su morbidi e candidi assorbenti e di donne che sgambettano in jeans bianchi attillati.

In un articolo satirico del 1978 per Ms. Magazine, la femminista Gloria Steinem rispondeva alla domanda che tante donne si sono sempre poste: “Cosa succederebbe se improvvisamente, come per magia, fossero gli uomini ad avere le mestruazioni invece delle donne? La risposta è ovvia, l’arrivo del mestruo diventerebbe un evento invidiabile, gli uomini si vanterebbero della sua durata e potenza”, scriveva. Steinem immaginava un mondo in cui le men-struation (men in inglese vuol dire uomini) legittimavano il posto degli uomini praticamente ovunque: sui campi di battaglia, in politica, come leader religiosi e nelle facoltà di medicina. Avremmo i “tamponi Paul Newman”, gli “assorbenti Mohammad Ali”, e un nuovo modo di salutarsi:

“Ciao bello, come stai bene!”.

“Per forza caro, ho le mie cose!”.

A quasi quarant’anni di distanza, il saggio di Steinem colpisce ancora perché “l’uguaglianza mestruale” non si è mai realizzata. Negli Stati Uniti oggi su assorbenti e tamponi si paga un’imposta sul consumo in quasi tutti gli stati mentre sui pannoloni per adulti, il Viagra, le cure per la calvizie e le patatine no. Gli uomini possono entrare in qualsiasi bagno e trovare tutto quello di cui hanno bisogno: carta igienica, sapone, asciugamani di carta e perfino copritavoletta. Le donne invece no. Nella maggior parte delle scuole per chiedere un assorbente le ragazze devono andare in infermeria, come se le mestruazioni fossero una malattia invece che una cosa naturale. In quasi tutti i luoghi pubblici e privati, le donne sono fortunate se trovano una macchinetta scassata che in cambio di qualche moneta distribuisce un assorbente così scomodo che al suo posto preferirebbero usarne uno di ruvida carta igienica. E se non hanno monete? Le macchinette dei parcheggi accettano le carte di credito, ma ne avete mai viste di simili nei bagni delle donne? E la situazione delle detenute e delle senzatetto è ancora più drammatica. E anche se i tamponi si trovano, la Food and drug administration (Fda) statunitense non impone alle case produttrici di indicare di che materiale sono fatti, anche se in genere nell’arco della sua vita una donna ne ha uno inserito nella vagina per più di 100mila ore. I tamponi possono contenere “residui di erbicidi chimici”, dice Sharra Vostral, storica della Purdue university autrice di Under wraps. A history of menstrual hygiene technology. “E non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze per la salute delle donne, perché non viene fatto alcun test”.

Se tutto questo vi sembra ingiusto, provate a essere donne in un paese in via di sviluppo. I tabù, la povertà, i servizi igienici inadeguati, la scarsa educazione alla salute e la persistente cultura del silenzio creano una situazione in cui alle donne viene negato ciò che dovrebbe essere un diritto fondamentale: materiale sanitario pulito, economico e sicuro per le mestruazioni e spazi privati in cui prendersi cura di sé. Secondo un rapporto dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) uscito nel 2015, nel mondo almeno 500 milioni di donne non hanno i mezzi necessari per gestire le mestruazioni. Una ricerca condotta da Nielsen e Plan India rivela che nelle campagne indiane una ragazza su cinque lascia la scuola appena ha le mestruazioni, e dei 355 milioni di donne indiane in età fertile solo il 12 per cento usa assorbenti igienici. “Oggi ci si preoccupa solo di quello che può provocare la morte”, dice Venkatraman Chandra-Mouli, uno scienziato dell’Oms che da una ventina d’anni si occupa della salute degli adolescenti. “I problemi mestruali non uccidono, ma sono una questione molto importante perché influiscono su come le ragazze si vedono e sulla loro fiducia in se stesse, che è la chiave di tutto”.

Tempesta ormonale
Anche se vengono chiamate con circa cinquemila espressioni gergali diverse (le mie cose, gli ospiti, il marchese), le mestruazioni sono uno dei temi legati ai diritti umani più ignorati del mondo. Eppure influiscono su tutto, dall’istruzione all’economia, dall’ambiente alla sanità pubblica. Finalmente, però, qualcosa comincia a cambiare. In quest’ultimo anno ci sono stati così tanti eventi dedicati alle mestruazioni che la National public radio (Npr) statunitense ha definito il 2015 “l’anno delle mestruazioni” e la rivista Cosmopolitan ha scritto che è stato “l’anno in cui le mestruazioni sono uscite allo scoperto”.

Non avremo mai la parità di genere se non parliamo del ciclo, ma il 2016 potrebbe essere l’anno del cambiamento. Dietro la spinta di attivisti, inventori, politici, fondatori di startup e persone comuni, è nato un movimento che mira a liberare le mestruazioni dallo stigma con l’aiuto delle politiche pubbliche. Per la prima volta gli statunitensi stanno parlando di parità di genere, femminismo e cambiamento sociale partendo da questo tema e, per usare le parole di Steinem, questa è “la prova che le donne stanno prendendo il loro posto in quanto metà del genere umano”.

Abigail JonesNewsweek

10/3/2023 https://www.internazionale.it

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