Sanità pubblica. Lotte e chiarezza, non appelli fumosi

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PESSIMO APPELLO CHE METTE AI MARGINI LE LOTTE PERLA SANITA’ PUBBLICA

E’ stato immesso sul mercato del dibattito OGM sulla sanità un ipocrita appello “ Non possiamo restare in silenzio” generico, ambiguo promosso da Chiara Giorgi e associazioni di “società civile” insieme con esponenti di forze politiche anche con ruoli pubblici passati e presenti nel campo della sanità che sono corresponsabili delle situazione che intendono individuare e non denunciare politiche del centrosinistra che ha governato per alcuni decenni a livello nazionale e regionale.
Crediamo sia un insulto a chi in questi decenni ha individuato le responsabilità e agli operatori sanitari vittime della privatizzazione.

In questo appello la privatizzazione viene appena accennata e solo in relazione ai più recenti aumenti al tetto di spesa per i privati previsti nell’ultima finanziaria, quando è almeno da 6-7 anni che il privato “sequestra” e controlla oltre la metà delle risorse e gestisce in regime di monopolio la quasi totalità dei servizi sociosanitari del territorio.

Chi promuove vende fumo se punta il dito esclusivamente con l’indifferenza del governo Meloni al quale si chiede solo maggiori fondi?
Beh, a dire la verità non possiamo meravigliarci visto che l’appello è promosso anche dalla Dirindin (Professore universitario di economia, Direttore generale del Ministero della sanità con Bindi, Direttore Generale di Azienda sanitaria, Assessore, parlamentare del PD e capogruppo PD in Commissione Affari sociale della Camera dei Deputati).

Ci si dimentica (consapevolmente?) che i tagli alla spesa sanitaria rispetto al PIL erano infatti previsti anche dai passati Governi Renzi (Lorenzin Ministra della salute, oggi nel PD), Monti (Balduzzi Ministro della salute, già consigliere giuridico/ufficio legislativo del Ministero della sanità, all’epoca si chiamava ancora così, della Ministra Bindi nel 1° Governo Prodi, che con il D.L. 13 settembre 2012, n. 158 convertito in legge con la L. n.189/2012 prevedeva il blocco del turn over per il personale sanitario al 15% per le Regioni in Piano di rientro e che ha introdotto con la sua quarta miniriforma del Servizio Sanitario Nazionale, Conte (Speranza Ministro) e Draghi (Speranza Ministro), senza andare ad una analisi dei finanziamenti al SSN di governi precedenti.
Nessuno di questi governi ha mai tolto il tetto delle assunzioni per il personale del SSN, ma anzi ha emanato i DD.MM. .n. 70 (organizzazione sanitaria ospedaliera-Lorenzin) e n. 77/2022 (organizzazione sanitaria territoriale, Case della comunità, ecc., Speranza Missione 6 PNRR),vere operazioni di ingegneria istituzionale calate dall’alto, come la Missione 5 del PNRR per la la Legge delega n. 33/2023 (anziani, non autosufficienza).

Inoltre, tra i firmatari una Associazione intestata a Giovanni Bissoni (pace all’anima sua), ultimo subcommissario governativo al piano di rientro dal debito della regione Lazio negli anni in cui la quota di fondo sanitario regionale finito nelle tasche dei privati è aumentata in modo esponenziale, mettendo il Lazio in testa alla classifica sopra la Lombardia quanto a livello di finanziamento con soldi pubblici della sanità privata.

Quindi l’appello chiede solo un aumento dei fondi per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) auspicando un po’ di assunzioni (ma senza chiedere di rimuovere il tetto alle stesse, cosa che riguarda peraltro tutta la Pubblica Amministrazione in primis Scuola e Comuni: i famosi determinanti sociali di salute).

In realtà è una operazione trasformista e gattopardesca che tende a fare un po’ propaganda antigovernativa senza analizzare le cause e le possibili soluzioni del problema, sapendo che il blocco della spesa per il “personale” (voce di bilancio di Regioni e Aziende sanitarie), senza bloccare la voce di spesa per “acquisto di beni e servizi” non fa che gonfiare su questo capitolo la spesa per convenzioni/accreditamento con il privato (società private, cooperative, enti del terzo settore, specialisti, consulenze, medici a gettone con Partita IVA, ecc.).
Non una parola critica sulle assicurazioni sanitarie private collettive nei CCNL, né sulla mancanza di democrazia e partecipazione nel SSN.

I promotori (alcuni dei quali sono, come abbiamo chiarito prima, sono diretti i corresponsabili) sanno che il 50% della spesa sanitaria su base nazionale va al privato e nel territorio il 90% per riabilitazione, lungodegenza, assistenza domiciliare, hospice, certificazione DSA, Medicina e pediatria di famiglia e specialistica convenzionate ecc. E, tanto per “cambiare” le lobby private religiose e laiche chiedono la loro fetta di torta: per questo sono tutte per l’aumento del FSN!

Ripetiamo, chi promuove e vende questo appello -come prima di questo l’appello degli scienziati -, copre la già avvenuta cessione non solo dei finanziamenti ma anche delle funzioni di programmazione e controllo dell’offerta dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio.

Neanche un cenno a quanto la progressiva cessione ai privati, non solo multinazionali, imprenditori ed enti religiosi, ma anche il privato sociale e il mondo della cooperazione sociale (laici e cattolici indifferentemente) abbia cancellato e azzerato il servizio pubblico in interi territori e per milioni di cittadini, con l’aggravante del sempre più ignobile e spietato sfruttamento di lavoratrici e lavoratori.

Non un cenno in questo appello alle assicurazioni sanitarie previste nei contratti collettivi di lavoro che da integrative sono diventate sostitutive e agli sgravi fiscali che le favoriscono (sul punto la stessa Bindi, che almeno su questo non può essere accusata di omertà, viene ignorata).

Questi circuiti, la maggior parte digitali e non esistenti come presenza reale) chiedono più soldi per la sanità pubblica ben sapendo che quei soldi in mancanza di strutture e di personale pubblico non potranno che finire nelle tasche dei privati.

Per questo crediamo che l’appello della Giorgi e altre/i. sia una stanca riproposizione di contenuti vuoti, e di richieste “interessate” e di conseguenza per noi totalmente irricevibile.

Intanto, la Dirindin sta scrivendo per la “Via maestra” una “legge di iniziativa popolare” sulla sanità senza nessuna discussione preventiva sul testo come i movimenti e le associazioni come Medicina Democratica.

Come sempre, per quanto ci riguarda, da sempre attenti e propositivi nell’elaborazione di una ricostruzione ponderata, quindi senza slogan e ipotesi oggi fuori dalla realtà dei rapporti di forza sociali e politici, continuiamo ad andare controcorrente.

Le nostre proposte, sulle quali insistiamo da decenni, come incipit di un programma di lotta insieme, in primo luogo, alle operatrici e operatori, sono queste:

Investire in strutture, strumentazioni e dispositivi di protezione mettendo le produzioni in mani pubbliche

Avviare un piano di assunzioni di personale stabile, partendo dalla stabilizzazione dei precari arruolati in questi mesi, per arrivare ad avere organici di livello “europeo”.

Aumento dei posti letto e dotazioni delle terapie intensive di carattere strutturale.

Forte investimento per ricostruire le strutture e le reti della prevenzione e della medicina sul territorio attraverso.

Recupero, se possibile, delle strutture e degli ospedali sul territorio chiusi o in via di chiusura per i tagli di questi anni.

Rilancio della rete dei medici di famiglia tramite assunzioni, raddoppiando subito il numero delle formazioni annue.

Piano di assunzioni di operatori sociosanitari per la costituzione in tutti i territori di unità sociosanitarie di continuità assistenziale, decisive nelle fasi del contagio per seguire e curare a domicilio, per garantirne l’isolamento.

Rilancio delle strutture della prevenzione e controllo nel territorio a partire dai servizi deputati alla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro.

Redazione Lavoro e Salute

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