Sempre meno servizio pubblico. Pensione anticipata: nel 2014, uomini 42 anni e 6 mesii, 41 anni e 6 mesi donne. > Governo, ecco come la riforma della pubblica amministrazione colpisce duramente il lavoro

Un vero e proprio “decalogo” contro il lavoro pubblico quello varato ieri dal Governo Renzi. Non abbiamo sbagliato più di tanto a parlare di veri e propri “schiaffi” contro i dipendenti della pubblica amministrazione, a cominciare da quel “codicillo” in cui il salario accessorio, ovvero la quasi totalità della busta paga, viene legato all’andamento del Pil. Strana coincidenza con quanto, lo stesso giorno, Marchionne fa sapere a proposito dei salari delle tute blu: senza profitti non beccano un euro. Ma Renzi non ha pontificato solo su questo elemento, che è un po’ il cuore del problema.

L’ex sindaco di Firenze ha largheggiato pure sui trasferimenti, ovvero la mobilità obbligatoria, il part-time obbligatorio con taglio della busta paga, il demansionamento e, dulcis in fundo, il dimezzamento dei distacchi sindacali. E poi quell’indecente giochino sui numeri dei posti di lavoro che si liberano con la fine del “trattenimento in servizio”. Quando la proposta era ancora in nuce, fonti di palazzo Chigi parlarono di diecimila nuove assunzioni; i sindacati contestarono e ridussero la quota a cinquemila. Bene, il risultato è che Renzi l’ha alzata a quindicimila. Le cosiddette nuove assunzioni, poi, sono solo sulla carta in quanto l’esigibilità della norma deve prima passare attraverso le forche caudine dei conti. A parte la disposizione che prevede che nei prossimi 5 anni tutte le amministrazioni dovranno ridurre le spese di almeno l’1% l’anno, il turn over sara’ calcolato in base alla spesa: fino al 20% di quella relativa al personale di ruolo cessato nell’anno precedente. La quota sale progressivamente fino al 100% nel 2018.

La mobilità sarà obbligatoria fino a 50 chilometri. Un’accelerazione sara’ anche impressa alla mobilita’ volontaria, ora anche senza nulla osta dell’amministrazione che deve ‘cedere’ il dipendente, se quest’ultimo vuole andare in un’amministrazione che ha una carenza d’organico maggiore.

La Pubblica amministrazione potra’ mandare a riposo i lavoratori che hanno i requisiti per la pensione anticipata (nel 2014 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non avranno ancora l’eta’ della pensione di vecchiaia inclusi i professori universitari, i dirigenti medici responsabili di struttura complessa e il personale delle Autorita’ indipendenti. Stretta anche sui dirigenti, in quanto viene confermato il ruolo unico per i dirigenti (non esiste piu’ la divisione per fasce). Se rimangono privi di incarico per un certo periodo saranno “di fatto licenziati”.

Cgil, Cisl e Uil si sono riservati di leggere con attenzione le carte. Usb ha già dichiarato lo sciopero per il 19 giugno.

Fabio Sebastiani

13/6/2014 www.controlacrisi.org

 

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