Stato della sanità in Piemonte

L’ingresso e l’espansione degli investitori privati nella medicina ha legittimato la promozione della salute come una merce, che alla pari di tutte le altre merci è diventata oggetto del profitto. Per un altro verso, tale apertura ha consentito agli imprenditori privati di godere di un mercato garantito, anche mettendo in atto imponenti campagne pubblicitarie per la promozione delle malattie.
La spesa pubblica per il S.S.N. è in continuo peggioramento: dal 2017 al 2020 la percentuale era rimasta ferma al 6,6% del PIL (tra le più̀ basse in Europa), è aumentata al 7,3% nel 2021 causa spese COVID, ma è scesa al 6,7% nel 2022, e come previsione al 6,6% nel 2023 e al 6,3% nel 2024.
Dopo oltre dieci anni di definanziamento della sanità pubblica oggi i dati ci dicono che il 50% del già inadeguato finanziamento nazionale, va alla sanità privata e la Giunta regionale del Piemonte sostiene senza SE e senza MA le scelte del governo nazionale di andare verso una ulteriore diminuzione del Fondo Sanitario Nazionale nei prossimi anni nel mentre aumenta fortemente le spese militari, mentre una parte dei fondi per rafforzare il personale negli ospedali e sul territorio non sono stati spesi. Lo sbandierato pareggio di bilancio 2021, è stato ottenuto anche risparmiando su l’urgenza di nuovi contratti di tutte le figure sanitarie.

Il personale della sanità pubblica è sempre più precario. Lo evidenzia la Corte dei conti che registra come i lavoratori (tra contratto a tempo determinato e interinale) siano aumentati di 11.476 unità (+37,6%), un numero che non ha compensato il calo dei tempi indeterminati (-27.000). il tutto senza considerare l’enorme mole di contratti precari attivati nell’ultimo anno per far fronte all’emergenza Covid: delle circa 23 mila nuove assunzioni la metà è con contratti di pochi mesi.
Molte strutture di pronto soccorso piemontesi versano in una situazione di grave crisi. Da più fonti vengono segnalati problemi come quelli legati all’utilizzo di medici “a gettone” sottoposti a orari massacranti. Che cosa si è fatto davvero per sviluppare un sistema di cure territoriali, capace di evitare un uso eccessivo del pronto soccorso?
Quindi, ci troviamo di fronte a situazioni complesse che spianano ulteriormente l’avanzamento della sanità privata a danno di quella pubblica. La crisi dei medici, degli infermieri delle altre tante figure che lavorano nelle strutture del SSN, non è solo legata alla carenza di organici, ma è dovuta anche a ragioni esistenziali e professionali dopo decenni di svilimento delle professionalità.

Oggi ci viene raccontato che la panacea di tutti i mali è la costruzione di nuovi ospedali a scapito degli ospedali di prossimità fatti deperire da decenni di incuria, ma è d’obbligo chiederci come cittadini piemontesi: Quali sono i criteri che guidano i progetti per la costruzione di nuovi ospedali? rispondono ai bisogni di salute della popolazione e all’obiettivo di garantire a tutti una sanità di qualità, o piuttosto a criteri di opportunità politica e convenienza economica?

CHE FARE MA NON FANNO
Occorrebbe aumentare le assunzioni a lungo termine di personale medico, infermieristico e assistenziale, che deve essere preparato per le pandemie del futuro. Bisogna investire maggiormente sull’ampliamento delle terapie intensive e sub-intensive.
Centralizzare il meno possibile negli ospedali e cercare di curare a casa il più possibile chi ha problemi meno gravi, e che quindi non ha urgente bisogno di terapia intensiva. I servizi territoriali devono essere rafforzati e si deve investire per personale e strutture a domicilio nuove e tecnologicamente avanzate, per le urgenze attuali e per il futuro, così che si possa attuare davvero una politica sanitaria adeguata ai bisogni della popolazione. Bisogna tornare a privilegiare la dimensione territoriale dei presìdi sanitari.
Liste d’attesa.
Scaricare alle disfunzioni del Cup regionale adossare magari al personale in servizio le responsabilità di risposte irricevibili è una vergogna, si sono spesi milioni di euro per il servizio prenotazioni a livello regionale con risultati negativi. Occorrono risposte immediate per ridurre i tempi di attesa. Non è possibile, ad esempio che per una colonscopia chiesta nei giorni scorsi ci si senta rispondere che il primo posto libero è a marzo 2023!
Case e Ospedali di comunità
La programmazione per i servizi nel territorio importanti, come la Casa della Salute ecc che necessiteranno di personale, sono tutte da verificare. Se, invece, si costruiranno Case e Ospedali di comunità, senza assumere il personale necessario e non collocandovi i Medici di Medicina Generale, sarà come costruire una rete ferroviaria, metterci i vagoni, ma senza le locomotive e i macchinisti!
Il ministro Speranza afferma che sono 6mila progetti per il Servizio sanitario nazionale del futuro. Nasceranno 1.350 Case di comunità, aperte fino a 24 ore al giorno, e 400 ospedali di comunità” una domanda viene spontanea, spinta dalle regressive politiche sanitarie degli ultimi vent’anni almeno: quale ruolo e incidenza avranno i privati in queste nuove strutture territoriali?
Infine.
Tutti gli spunti di discussione proposti devono fare i conti con l’eventuale approvazione dell’Autonomia Differenziata che produrrà la secessione politica ed economica delle Regioni ricche del nord. Quelle Regioni che, anche con la pandemia, hanno dimostrato che la già presente regionalizzazione della sanità si è dimostrata del tutto inadeguata ad affrontare e gestire la salute pubblica. Se verrà legiferata l’Autonomia differenziata ogni Regione deciderà l’organizzazione ed è prevedibile che ricorreranno ad assicurazioni, fondi integrativi e ulteriore quote di sanità privata. Quindi i nostri ragionamenti devono intrecciarsi con un possibile nuovo e peggiorativo quadro politico.

Redazione Lavoro e Salute

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *