Stop Border Violence, contro la violenza ai confini d’Europa

Confine Polonia-Bielorussia – Foto Irek Dorozanski/DWOT (via Flickr)

Maltrattamenti, violenze, respingimenti illegali. È quanto succede ai confini dell’Europa per impedire l’ingresso di migranti e richiedenti asilo. Oggi, 10 luglio, parte l’Iniziativa dei cittadini europei Stop Border Violence, sostenuta anche da Osservatorio Diritti: serve un milione di firme per chiedere all’Ue di intervenire

Un milione di firme per fermare la violenza ai confini europei contro i migranti. È l’obiettivo di Stop Border Violence, la campagna lanciata da un gruppo di cittadini per chiedere alla Commissione europea di garantire l’applicazione dell’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (tra le organizzazioni che sostengono la campagna c’è anche Osservatorio Diritti).

Adottata a Nizza nel 2000, la Carta ricorda che l’Ue è fondata sui principi della dignità umana, dell’uguaglianza e della solidarietà e all’articolo 4 stabilisce che nessuno può essere sottoposto a tortura né a trattamenti inumani e degradanti.

Eppure, ai confini dell’Europa si assiste, da anni, a maltrattamenti, violenze, deportazioni forzate, intimidazioni, respingimenti illegali da parte delle forze dell’ordine nei confronti di persone migranti e richiedenti asilo. Amnesty International, come tante altre ong e organizzazioni che lottano per la difesa dei diritti umani, lo denuncia da tempo. E l’ultimo rapporto, uscito a marzo 2023, del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura lo conferma.

Ad aprile 2023, la Lituania ha approvato una legge che legalizza i respingimenti alla frontiera (che già faceva) e a breve lo farà anche la Lettonia, che già respingeva migranti e richiedenti asilo alle frontiere della Bielorussia.

Confine Polonia-Bielorussia – Foto Irek Dorozanski / DWOT (via Flickr, Kancelaria Premiera)

Stop Border Violence: un’Iniziativa dei cittadini europei contro tortura e trattamenti disumani alle frontiere d’Europa

Stop Border Violence è un’Iniziativa dei cittadini europei, ossia uno strumento di democrazia partecipativa previsto dal Regolamento 788/2019 dell’Ue.

È una sorta di referendum con cui i cittadini europei possono esprimere la propria opinione sulle politiche europee e, raccogliendo almeno un milione di firme in almeno 7 Paesi membri, possono chiedere alla Commissione europea di intervenire a livello legislativo in un determinato ambito.

«Questo strumento è attivo da alcuni anni ma non è molto utilizzato. Meno del 3% dei cittadini europei ne è a conoscenza. Mancando la comunicazione sulla possibilità di usare questo strumento, le iniziative faticano ad arrivare al milione di firme. Si tratta di uno strumento scomodo perché la Commissione europea è tenuta a rispondere, così abbiamo deciso di provare», dice a Osservatorio Diritti Francesco Cibati, volontario di Linea d’Ombra, associazione che da anni assiste a Trieste le persone che arrivano in Italia attraverso la rotta balcanica e che aderisce all’iniziativa.

La raccolta firme per Stop Border Violence comincia oggi, 10 luglio, e sarà attiva a questo link fino al 9 luglio 2024.

Stop Border Violence: il podcast

Stop border violence, contro la violenza ai confini d’Europa (spreaker.com)

Frontiere d’Europa, violenza diffusa contro i migranti

Nell’ultimo rapporto del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura si parla di un diffuso ricorso alla violenza nei confronti di migranti e richiedenti asilo da parte della polizia e della guardie di frontiera.

Il Comitato ha incontrato un numero crescente di persone che sono state oggetto di respingimenti e di allontanamento violento attraverso l’uso della forza durante le intercettazioni in mare, nelle zone di transito ai valichi di frontiera, nelle stazioni di polizia, senza che venisse tenuta in considerazione la loro situazione personale, ovvero la possibilità di fare domanda di asilo.

Alla violenza, infatti, si aggiunge il costante diniego dei diritti, tra cui quello di accedere all’asilo.

«Numerosi Paesi europei affrontano sfide molto complesse per la migrazione ai loro confini, ma ciò non significa che possono ignorare i loro obblighi in materia di diritti umani. I respingimenti sono illegali e inaccettabili e devono terminare. I governi devono avere delle tutele efficaci per proteggere le persone detenute in base alle leggi sull’immigrazione e istituire meccanismi per prevenire qualsiasi forma di maltrattamento ai confini», ha dichiarato Alan Mitchell, presidente del comitato.

Foto: Jeanne Menjoulet (via Flickr)

Le vite abbandonate di chi percorre la rotta balcanica

Nel 2022 sono state più di 13 mila le persone assistite nell’area della stazione di Trieste, città di arrivo e transito per chi è in fuga dai Paesi di origine e arriva alle porte dell’Europa attraverso i Balcani.

In gran parte, si tratta di persone provenienti dall’Afghanistan. Tra di loro ci sono 1.406 minori non accompagnati, mentre le famiglie sono 172, soprattutto di origine curda turca (per un totale di 825 persone, di cui la metà bambini sotto gli 11 anni).

Un terzo delle persone ha dichiarato di voler presentare domanda di asilo in Italia, mentre per gli altri la destinazione finale è altrove, in Francia, Germania, Portogallo Svizzera.

I dati sono contenuti in Vite abbandonate, il rapporto realizzato dalla Rete solidale che unisce le organizzazioni attive a Trieste sui temi dell’accoglienza, della tutela legale e dell’assistenza umanitaria alle persone migranti (di cui fa parte anche Linea d’Ombra), da cui emerge che nell’estate del 2022 il sistema di accoglienza si è saturato rapidamente e centinaia di persone richiedenti asilo sono state lasciate in strada per oltre due mesi prima di poter accedere all’accoglienza.

«Oggi si sta riproponendo ciò che abbiamo visto l’estate scorsa: persone richiedenti asilo che avrebbero diritto a essere accolte che invece sono per strada o sono costrette a dormire in strutture abbandonate e l’amministrazione che, invece di accoglierle, manda i vigili a multarle. Dal 19 giugno è stato anche istituito un presidio fisso di polizia in piazza della Libertà (a Trieste, ndr)», racconta Cibati.

Stop Border Violence, cosa chiedono i cittadini europei

Istituire meccanismi di monitoraggio per rilevare e fermare gli abusi dei diritti fondamentali e gli atti lesivi della dignità umana alle frontiere e nello spazio comune europeo. Recedere dagli accordi internazionali in materia di contenimento dei flussi migratori con Stati terzi che siano colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani e non stipularne di nuovi in futuro. Definire standard minimi di accoglienza validi per tutti i Paesi membri e per l’intero periodo di permanenza delle persone sui loro territori. Prevedere sanzioni specifiche in caso di violazione delle normative dell’Unione europea. Sono i 4 punti del Manifesto di Stop Border Violence.

«Il percorso partecipativo per capire come scrivere e formulare l’iniziativa è durato un anno e mezzo. Abbiamo scelto l’articolo 4 perché la legge c’è ma non viene applicata», afferma Cibati.

L’obiettivo è far sentire la voce dei cittadini e, come racconta il volontario di Linea d’Ombra, uno dei risultati interessanti di questo percorso è la rete che si sta formando. «Finora abbiamo fatto un’assemblea al mese, in inglese e in italiano. C’è una chat con cui ci teniamo aggiornati e che viene usata anche per segnalare e organizzare iniziative di supporto per i migranti in transito».

Laura Pasotti

10/7/2023 https://www.osservatoriodiritti.it/

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