Tisa, le multinazionali ci vendono anche il catetere.

Qualcuno pensa che il mercato globale non sia ancora sufficientemente libero. E quindi, oggi tutti i membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) si trasferiscono in Svizzera per vedere come poter rendere ancora più lesta la mano invisibile del benessere. Il patto si chiama Tisa – Trade in Services Agreement. Ancora siamo in fase embrionale. Ma gli obiettivi sono chiari.

Cos’è Tisa, trattato per liberalizzazione servizi sanitari – Le nazioni stanno dando vita ad una serie di incontri multilaterali per liberalizzare servizi sanitari. Stavolta, però, qualcuno pensa che si stia esagerando. Passi l’accordo sul libero scambio di beni, ma almeno le risorse idriche e i sistemi sanitari dovrebbero essere gestiti nell’interesse della collettività. A furia di fare salti in avanti si rischia di finire nel burrone.

La vicenda è stata seguita dal Public Services International. Sul sito di quest’organizzazione possiamo leggere le dichiarazioni di Rosa Pavanelli, leader di Public Services International: “I 48 paesi che partecipano alla trattativa TISA sembrano interessati a utilizzare gli accordi commerciali per legare paesi ad un’agenda di liberalizzazione e deregolamentazione estreme per garantire profitti aziendali a scapito degli utenti. Crediamo che questo accordo di fatto porti a un trasferimento di servizi pubblici nelle mani di società private e straniere motivati solo dal profitto. Se i governi sono così sicuri che stanno lavorando nell’interesse delle persone che rappresentano, perché fanno continuano a condurre questi negoziati segreti e non democratici? È inaccettabile che i nostri governi ci escludano dalla discussione delle leggi e politiche che avranno un impatto la giustizia sociale ed economica“.

Inoltre, un documento della Associated Whistleblowing Press (AWP) rivela che: C’è un potenziale enorme ancora non sfruttato per la globalizzazione dei servizi sanitari. Questi sono finanziati ed erogati dallo Stato o da enti assistenziali e non sono virtualmente di interesse per concorrenti stranieri, dato che mancano scopi commerciali. Insomma, con la delocalizzazione della sanità si prospetta  un’apertura totale delle frontiere al mercato della sanità allo scopo di semplificare la mobilità internazionale dei pazienti. Ma i critici avvertono: i costi dei paesi in via di sviluppo aumenterebbe a dismisura e al contempo diminuirebbe la qualità dei servizi concessi da quelli industrializzati. A vincere sarebbero le compagnie assicurative per via dell’ingente maggiorazione dei premi”. In sintesi l’aumento della durata della vita media mette in pericolo i nostri sistemi sanitari. Per evitare questo pericolo affidiamo il comparto sanitario pubblico alla lobby mondiale delle assicurazioni. Insomma, un gregge controllato dai lupi. Consoliamoci però con la stabilità dei conti pubblici. Infatti, l’Inps  trarrà sicuramente dei benefici. Con le cure garantite da privati il numero dei pensionati sarà destinato a ridursi in maniera esponenziale.

E, mentre qualcuno sogna la liberalizzazione della flebo, bisognerebbe anche parlare dell’accordo di libero scambio tra Usa e Ue. Vediamo cosa ci dice il sito della Commissione Europea: Il partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip) è un accordo commerciale che è attualmente in corso di negoziato tra l’unione Europea e gli Stati Uniti. Ha l’obiettivo di rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti. Oltre a ridurre le tariffe in tutti i settori, l’Unione Europea e gli Stati Uniti vogliono affrontare il problema delle barriere doganali, come le differenze nei regolamenti tecnici, le norme e le procedure di omologazione”.

Uno dei punti chiave del Ttip è l’istituzione di un arbitro tramite la “clausola Isds” (Investor-to-state dispute settlement mechanism), arbitro cui gli operatori economici privati possano rivolgersi per far valere le proprie ragioni particolari. L’arbitro non dovrebbe poter bloccare le leggi delle singole nazioni quando sfavorevoli alle imprese ma imporrebbe in ogni caso il pagamento di indennizzi, come per esempio nel caso di nazionalizzazioni. Francia e Germania stanno facendo le barricate su questo punto.

L’Italia ha altro a cui pensare. Per esempio il patto del Nazareno, il turbo di Renzi, le reazioni di Alfano, le perplessità di Civati. Ubi Maior minor cessat.

Salvatore Recupero

Ginevra 9/2/2015 www.ilprimatonazionale.it

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