Una crociata fondamentalista a Torino

Tralasciando in questa sede il secondo aspetto ci soffermiamo sul primo per fornire documentazione e chiavi di lettura di un quadro che a qualcuno può apparire confuso.

 

7schede

 

Cominciamo col proporre 7 schede che riassumono in pochi grafici le principali ragioni di chi si oppone alla realizzazione delle nuova linea comunemente conosciuta come Torino-Lione. Le schede sono curate dalla Commissione Tecnica che ha il compito di fornire il supporto alle amministrazioni locali sul tema specifico.

La nuova campagna SI TAV è inedita non certo per il cronico rifiuto al confronto nel merito e per le fantasiose ragioni da sempre addotte circa la necessità di una nuova linea ferroviaria: un progetto nato quasi trent’anni fa per portare velocemente passeggeri da Lisbona a Kiev e ridotto via via fino a prevedere oggi il trasporto di merci a media velocità tra Susa e Saint Jean de Maurienne.

Il dato nuovo è però l’ampiezza e la forza del fronte che scende oggi direttamente in campo per una manifestazione annunciata per sabato 10 novembre a Torino evocando quella marcia dei 40.000 di 38 anni fa tanto cara a chi allora ne aveva tratto benefici cancellando diritti e lavoro.

C’è ovviamente il consueto schieramento di partiti di diverso colore che sostengono (ricambiati) le grandi lobbies più direttamente interessate “a prescindere” alla realizzazione della grande opera. Ma il fronte che lancia oggi una nuova crociata fondamentalista comprende anche associazioni impreditoriali, ordini professionali, sindacati confederali di categorie in cui, nella migliore delle ipotesi, prevale l’ingenuità di fronte a fantasiose quanto immaginarie prospettive di lavoro nei cantieri. All’elenco si aggiungono realtà minori e sigle pressochè sconosciute.

E’ interessaSigle sitavnte uno sguardo ai contenuti e alle firme dell’appello che invita alla partecipazione alla manifestazione di sabato.

E per rendere meglio l’idea delle pressioni esercitate è utile, a puro titolo di esempio, anche uno sguardo a un messaggio inviato da ASCOM Torino ai singoli aderenti: una sorta di chiamata porta a porta in cui è esplicito l’invito “a partecipare con la tua impresa alla mobilitazione“.

A tutto ciò si aggiunge il panorama desolante dei due organi di informazione (di parte) più lettiLaStampasitav nel capoluogo sabaudo che non disdegnano di promuovere in prima persona la manifestazione dando amplissimo spazio ai promotori del fronte si-tav, amplificandone la visibilità e oscurando le ragioni di chi si dissocia e propone da decenni, inascoltato, un confronto nel merito, sui numeri e su dati oggettivi a cui sia estraneo ogni approccio di carattere ideologico.

Ecco ad esempio un’analisi proposta giorni fa da un militante notav bene informato che si firma con nome e cognome ma che avrebbe ben poche speranze di trovare spazio nei quotidiani che tirano la volata al fronte SI TAV.

La voglia di esserci è figlia della voglia di futuro” commenta invece La Stampa dando la parola ad anonimi under 40 che promettono di essere in piazza “per difendere il nostro futuro da chi vuole la decrescita“. Gli fa eco Repubblica che mette in guardia: “se rinuncia alla Tav Torino-Lione l’Italia deve restituire alla Ue 500 milioni“.

Succede insomma ancora una volta che per dare più forza a ragioni pubblicamente dichiarate che devono apparire inconsistenti e poco credibili agli stessi che se ne fanno portatori si sprcomestannolecoseecano oggi le bufale e gli allarmi su presunti (e falsi) avanzamenti dei lavori sul lato francese, su presunte (e false) penali da pagare in caso di rinuncia, su presunti (e falsi) obblighi nei confronti dell’Europa che esigerebbe restituzioni di finanziamenti mai erogati. Per chi fosse tentato di dare qualche credito alle fake news proponiamo un riepilogo che mette i puntini sulle “i”.

Chiari insomma rimangono solo i vecchi slogan (non possiamo fermare il progresso) e le vecchie prospettive apocalittiche evocate (senza il tunnel il paese sarà sempre più isolato dall’Europa) a cui si aggiungono di tanto in tanto nuove forti argomentazioni: “Gli ipovedenti dicono sì alla Tav: Cerchiamo di non imboccare un vicolo cieco” titola una testata  incurante di ogni senso del ridicolo e irrispettosa nei confronti degli ipovedenti che tira in ballo suggerendo loro che potrebbero arrivare più in fretta a curarsi a Lione presso strutture specializzate. Ma tant’è.

E’ un quadro desolante e preoccupante al tempo stesso, non solo in riferimento al (ex)TAV (ex)Torino-Lione ma più in generale per il diffondersi di una progressiva perdita di capacità di analisi critica sostituita troppo spesso da una fede cieca senza se e senza ma: una vera e propria religione che per diffondersi punta ancora una volta sulle crociate per conquistare nuovi fedeli e sconfiggere gli infedeli.

Il Controsservatorio Valsusa non ama le crociate e sostiene chi già si attrezza per rispondere ai tentativi di annullare 30 anni di storia di una valle orgogliosa di stare dalla parte della ragione: lo farà il prossimo 8 dicembre scendendo ancora una volta in piazza portando le solite vecchie, buone ragioni.

E questa volta sarà a Torino.

Notizie dal Controsservatorio Valsusa

Newsletter  del 09 Novembre 2018

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