Una normale giornata in un poliambulatorio

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L’appuntamento è per il 30 giugno alle 10. Perfetto, c’è tutto il tempo per affrontare eventuali problemi di traffico e arrivare comunque in tempo. Calcolando circa un’ora di fila allo sportello e il tempo per la visita al massimo per le 13 si è fuori dall’ospedale. Insomma in cinque ore si riesce a fare quello che altri mortali fanno in molto minor tempo ma siamo nella Capitale e dintorni e tocca accontentarsi. Perché se uno crede nella sanità pubblica, nelle garanzie degli ospedali accetta anche questi sacrifici e anche il ticket oltre alle tasse che si pagano alla fonte. Tutto va come deve andare, il traffico e la fila allo sportello, ci sono solo 80 persone davanti ma gli operatori/trici sono veloci e con la preventivata oretta ci si riesce. Però, l’onnipresente però, la sorpresa arriva allo sportello “Mi spiace ma oggi questo esame non viene eseguito”.

La prima reazione è quella di urlare, prendere a cazzotti il vetro, bestemmiare e/o altro ancora ma dura pochi attimi. “Scusi, mi ripete? Penso di non aver capito”. L’operatrice è chiaramente mortificata e ribadisce che l’esame non si può fare per mancanza del dottore e non ce ne è un altro di turno ai poliambulatori. “Scusi, io mi sono fatto questo viaggio, la fila, e per scoprire che non posso fare la visita devo arrivare allo sportello? Avete il telefono fisso, quello mobile, l’indirizzo mail e non avete avvertito?” “Noi lo abbiamo saputo solo stamattina” “Allora mi potevate evitare almeno l’attesa con un semplice annuncio”, vi risparmio il resto.

“Vorrei parlare con un responsabile”, mi dice di tornare alla reception e chiedere all’addetta di farsi chiamare il/la responsabile. Appena mi avvicino la signora mi dice che devo fare la fila per poter parlare con lei. “La fila? Già me ne sono fatta una perché non mi avete avvertito che non avrei potuto fare la visita, ora mi chiama il responsabile”, il tono non era dei più amichevoli. La signora esce dal suo posto e mi porta dalla fantomatica responsabile che si stupisce della cosa e chiama qualcuno, che non risponde, chiama qualcun altro che le comunica che è stata avvertita solo questa mattina. “Sa, mi dice, abbiamo un problema con la mail interna da qualche giorno” mi astengo dal commentare e lei cerca il primario del reparto per chiedere conto del “disguido”. “Abbiamo avvertito via mail la capo reparto. Ecc, ecc”. Chiudo la discussione perché è inutile portarla avanti, tanto dalle rape non esce sangue. “Se vuole le prenoto una nuova visita” “No”, “Posso pagarle il parcheggio”, “No, buongiorno”.

Ora se io paziente non disdico la prenotazione mi viene addebitato comunque il costo perché gli ospedali o similari non sono tenuti a fare lo stesso? La giornata mi è costata l’andata e ritorno, la colazione, cinque ore di tempo e una incazzatura ciclopica solo perché qualcuno non ha fatto il suo dovere. Nonostante tutto continuerò a servirmi del servizio sanitario nazionale sperando che simili episodi, ve ne sono di più gravi e di molto, non accadano più.

Marco Fiorletta

30/6/2014 www.globalist.it

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