Venezuela: uno sguardo settimanale

In questo numero chiuderemo il tema della benzina in Venezuela, esaminando le ultime misure del governo bolivariano e le prospettive sulla questione. Ripasseremo poi gli avvenimenti politici relativi alle elezioni parlamentari, tra i quali spiccano i pronunciamenti dell’opposizione che fanno appello all’astensione. Come sempre, seguiamo gli sviluppi della pandemia di Covid-19 nel territorio venezuelano, questa volta dando conto dell’aumento di casi.

Il problema della benzina (II parte).

Nel numero scorso scrivevamo che, grazie alla rendita petrolifera, il Venezuela ha potuto costruire un’importante rete viaria e sovvenzionare parzialmente l’importazione di veicoli a benzina e lo stesso carburante; abbiamo anche scritto che il Venezuela ha avuto raffinerie proprie solo a XX° Secolo inoltrato e che, tuttavia, la tecnologia e gli additivi necessari alla produzione di carburanti restavano in mani straniere, fondamentalmente statunitensi. Abbiamo anche ricordato che ci vollero anni per aumentare significativamente il prezzo dei carburanti, benché nel dibattito sociale e politico in proposito si fosse d’accordo nel riconoscere la necessità di un adeguamento e, infine, che dal governo statunitense sono arrivati attacchi a Petróleos de Venezuela C.A: è stata soppressa l’assistenza tecnica e sono cessate le forniture di attrezzature e additivi per la produzione di carburante, perciò oggi si assiste a una costante e drastica riduzione dell’offerta di carburante nel territorio nazionale, a fronte di una domanda stimata in 90.000 barili di petrolio al giorno. Questa realtà ha spinto il mercato illegale e limitato la mobilità di persone e merci.

Alla fine di maggio, contestualmente all’autorizzazione alla ripresa di nuove attività economiche nel quadro della strategia di prevenzione del Covid-19, il presidente Maduro ha annunciato un sistema di prezzi della benzina duale, che consiste nel suddividere, a livello nazionale, le stazioni di servizio tra circa 200 impianti (il 15% dei 1368 esistenti) nei quali si vende la benzina al prezzo internazionale di 0,5 dollari al litro e gli altri, dove il carburante è distribuito al prezzo sovvenzionato di 0,01 dollari al litro (al cambio medio di questa settimana), mentre il trasporto merci e quello pubblico, che utilizzano gasolio, sono esonerati da qualsiasi pagamento.

Nel frattempo, erano già approdate nel Paese diverse petroliere iraniane che hanno portato benzina e, grazie all’assistenza tecnica di questo Paese, lavoratori e lavoratrici del settore petrolifero hanno iniziato ad assumere il controllo delle due principali raffinerie nazionali (Cardón e El Palito).

A oggi il governo bolivariano non ha ancora fornito un bilancio ufficiale dell’implementazione delle misure, ha solo presentato piccoli adeguamenti a esse e ha annunciato informazioni ufficiali entro questa settimana. Possiamo tuttavia dire che le scorte di benzina importata si sono esaurite e che non vi sono notizie di nuovi arrivi, né per via statale, né attraverso i privati; è importante dire che, in maniera inedita, una delle misure governative per aggirare il blocco economico è stata autorizzare i privati a importare carburanti; le raffinerie sono operative ma con difficoltà e la loro produzione sembra lontana dal soddisfacimento della richiesta nazionale di carburanti. Si comincia di nuovo a vedere lunghe code per la distribuzione di carburante e i tempi di attesa possono superare le 48 ore, il che porta a prezzi fino a 2,5 dollari al litro , sul mercato illegale, nelle zone dove il deficit è più acuto.

La sfida, oggi, non è solo ricostruire il complesso produttivo di carburanti a base di petrolio, ma diversificare l’origine dell’energia necessaria a garantire la mobilità umana e delle merci. Questo implica recuperare un progetto promosso da Chávez, per trasformare a gas naturale il parco veicoli privato; il Venezuela dispone di una delle maggiori riserve di gas naturale al mondo e la sua lavorazione è possibile mediante risorse nazionali o di nostri alleati come la Russia; in più, questa è l’opportunità di rafforzare il trasporto pubblico di massa come priorità, sulla base di carburanti alternativi a quelli di origine fossile. Tutto ciò avrebbe, come valore aggiunto, la riduzione di emissioni inquinanti per il nostro pianeta.

Il cambiamento di una base energetica dipenderà dai rapporti di forza favorevoli a carburanti non inquinanti, ma finora, nei fatti, prevale la struttura che produce e fornisce i carburanti a base di petrolio.

L’opposizione divisa nel processo elettorale

Il percorso elettorale venezuelano, questa settimana, è ricco di notizie, poiché si sono succeduti diversi fatti rilevanti, il primo dei quali è la dichiarazione di una parte dell’opposizione della volontà di non partecipare. Juan Guaido, a nome di un gruppo denominato G4, composto da alcuni militanti di Acción Democrática e Primero Justicia e dai partiti Voluntad Popular e Un Nuevo Tiempo, ha detto che non parteciperanno alle prossime elezioni del 6 dicembre di quest’anno, poiché ritengono di dovere sviluppare una “nuova offensiva”, senza specificare in cosa questa consisterebbe e invocano l’inasprimento della “pressione internazionale” sul Venezuela. Immediatamente, il Dipartimento di Stato degli USA ha reso pubblico il suo appoggio alla decisione del gruppo di partiti e politici dell’opposizione.

A fronte di questa posizione, un altro gruppo, più numeroso, di organizzazioni politiche dell’opposizione, ha confermato la sua volontà di partecipare alle votazioni e ha lanciato un appello per fermare le azioni astensioniste. È importante chiarire che, per molti anni, i principali partiti dell’opposizione venezuelana alla rivoluzione bolivariana si sono rifiutati di realizzare elezioni interne, di modo che la loro direzione non si è rinnovata per oltre dieci anni; recentemente, vari gruppi di militanti di queste organizzazioni si sono rivolti al Tribunale Supremo di Giustizia e hanno chiesto che sia rispettato il loro diritto a scegliere. Il Tribunale Supremo di Giustizia ha risposto nominando direzioni provvisorie e ha ordinato lo svolgimento di elezioni interne; oggi, le direzioni provvisorie sono favorevoli alla partecipazione, mentre quelle sostituite continuano ad essere allineate alla posizione di Juan Guaido.

Dall’altra parte, il presidente Nicolás Maduro, in una videoconferenza del Partido Socialista Unido de Venezuela (Psuv) ha sostenuto che “stiamo costruendo lo schema delle candidature” e ha comunicato che al Psuv sono iscritti 7.790.960 Venezuelani e Venezuelane e ha chiesto di “sviluppare una campagna elettorale creativa e di legame diretto con il popolo”.

Il presidente Maduro ha anche indicato che si cerca “di raggiungere l’unione perfetta del Gran Polo Patriótico Simón Bolívar e di promuovere dalle basi la leadership dei settori chiave della rivoluzione” ed è questa la direzione nella quale ci si muove attraverso molteplici incontri delle organizzazioni politiche. Tuttavia, questa settimana è stata resa pubblica l’intenzione di alcuni partiti (come il Partito Comunista del Venezuela) e movimenti interni alla rivoluzione bolivariana di formare quella che chiamano la Alternativa Popular Revolucionaria, istanza che coordinerà la partecipazione alle elezioni parlamentari senza accordi preliminari con il Psuv o nell’ambito del Gran Polo Patriótico.

Rafael Simón Jiménez, uno dei cinque membri del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) designati e insediati dal Tribunale Supremo di Giustizia nel giugno scorso, a causa di una “omissione legislativa” da parte dell’ Assemblea Nazionale, si è dimesso questa settimana; ha motivato le dimissioni sostenendo di volere esercitare pienamente la sua militanza politica, anche se non ha dichiarato di essere vincolato a un partito politico in particolare e ha fatto appello a combattere coloro che promuovono l’astensione. Data la necessità assoluta, il Tribunale Supremo di Giustizia ha proceduto alla designazione di un nuovo membro, Leonardo Morales Poleo.

Riguardo la tabella di marcia verso le elezioni, il CNE comunica di avere pubblicato il Registro Elettorale Permanente e che vi sono iscritti 20,7 milioni di Venezuelani e Venezuelane; ora si apre il periodo nel quale le organizzazioni politiche possono presentare i ricorsi che ritengono pertinenti. Inoltre, si conferma che dal 10 al 19 agosto le organizzazioni politiche possono presentare le loro candidature per le elezioni parlamentari.

Gli sviluppi del Covid-19 in Venezuela.

All’8 del mese corrente, in Venezuela sono state diagnosticate 24.961 persone affette da Covid-19, delle quali 13.356 (54%) sono già guarite. Del totale dei casi attivi, il 76% è sotto osservazione medica da parte del Sistema Nazionale di Salute Pubblica, non presentando sintomi, mentre i rimanenti presentano qualche tipo di insufficienza respiratoria, in maggioranza lieve. La cifra dei decessi alla data indicata è salita a 215. La Vicepresidente ha comunicato che sono stati eseguiti 52.874 test per milione di abitanti.

Guardiamo ora al nostro Paese in una prospettiva globale o mondiale, a partire dal “Rapporto Statistico Covid 19” del Centro Venezuelano di Studi sulla Cina, datato 8 agosto, dal quale estraiamo i seguenti dati:

  • Sale al 64° posto (la settimana scorsa era al 67°) e presenta lo 0,12% dei casi diagnosticati.
  • Quanto ai casi attivi, si sale al 34° posto (la settimana scorsa era al 54°) e ha riportato lo 0,24% del totale, raddoppiando il dato del 30/7.
  • È al 79° posto (la settimana scorsa era all’82°) presentando lo 0,03% dei decessi per il virus.

È possibile che il rapido incremento dei casi stia compromettendo la strategia del governo bolivariano, poiché è concentrato nelle zone più densamente popolate del Paese, come Caracas e altre città principali. Per queste zone si sta valutando una maggiore vigilanza sul rispetto della quarantena e delle restrizioni alla mobilità. A oggi, il governo bolivariano non ha dettagliato il meccanismo di flessibilizzazione previsto per la settimana in corso.

Jesús A. Rondón
Traduzione per Lavoro e Salute a cura di Gorri

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8/8/2020

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