ACCORDI  LIBERO  SCAMBIO

TTIP

TTIP, oppure ALS. Il mondo va avanti per abbreviazioni, siamo abituati a parlare usando codici di cui non rintracciamo più il significato e ci siamo assuefatti a sigle che, proprio come queste, se pochi di noi hanno sentito, la maggior parte invece non ha nemmeno il piacere (se di piacere si tratta) di sapere che cosa riassumano.

A partire da TAFTA/TTIP appunto, Transatlantic Free Trade Area / Transatlantic Trade and Investment Partnership, in italiano accuratamente traslato in un altrettanto trasparente PTCI/ALS Partenariato Transatlantico di Commercio e Investimento / Accordi di Libero Scambio.

Accordi ancora in fase di negoziazione, certo, ma una negoziazione che procede a rapidi passi e che ci tiene all’oscuro delle conseguenze.

Quale modello di scambio propongono? Un modello che ci cade addosso dall’alto del capitalismo, rivolto ad un’agricoltura industrializzata e finanziaria: esattamente il contrario di quelle buone prassi che i movimenti dal basso premono per diffondere, votate alla produzione locale e familiare, alla tracciabilità, all’abolizione delle speculazioni sui beni primari. Le conseguenze di questo patto sono: un transito di prodotti tra Stati Uniti, Canada ed Europa, con l’effetto di invischiarci ancora di più nelle agro-esportazioni a base di mais-soia OGM, le cui nefaste ricadute su ambiente, alimentazione e salute, lavoro e sistemi economico-sanitari dei Paesi impoveriti ci porterebbero sempre più lontani dalla tanto agognata sovranità alimentare. Ricadute gravi anche per quanto riguarda l’economia Europea, che con la sua ricchezza di manodopera contadina e competente, di certo non potrebbe competere con il territorio del nord America e con i suoi sconfinati spazi per gli allevamenti e le produzioni intensive.Il lato oscuro di questo accordo sta nel silenzio che lo circonda, che aleggia misterioso sulla discussione democratica che dovrebbe accompagnarlo, negando per l’ennesima volta uno spazio pubblico di condivisione e consapevolezza. Questo modus operandi è se vogliamo ancora più profonda in questo caso perché pur non coinvolgendo direttamente noi cittadini nell’esercizio delle nostre nostre libertà collettive, influenzerà pesantemente le nostre vite, dalla qualità dell’alimentazione alla vitalità dei nostri territori.

In Canada, Stati Uniti ed Europa le proteste si stanno allargando a velocità esponenziale per riuscire in qualche modo adintervenire sulla ratifica di questi accordi, così come è successo per proposte analoghe emerse in passato e fortunatamente arenatesi grazie al freno imposto dalla mobilitazione popolare. A queste insurrezioni l’Europa reagisce negoziando accordi bilaterali molto ampi, nel tentativo di assoggettare al liberalismo agricoltura e alimentazione (risucchiate all’indietro allo stato (brado) di merce di scambio) e presentando tali accordi come opportunità per affrontare la crisi (senza peraltro supportare tali affermazioni con studi adeguati.

In realtà dietro questi accordi si nascondono – considerando il segreto che li copre – nuove leggi a beneficio dei monopoli industriali, che avranno strumenti e garanzie per sovrastare ogni norma. In poche parole: indebolimento delle regolamentazioni attuali sugli OGM e delle regole sanitarie nella produzione della carne, che includerebbero l’uso di antibiotici e ormoni, ad oggi in Europa proibiti ma permessi invece oltreoceano; forzato abbattimento dei diritti doganali; allentamento progressivo delle norme su etichettatura e tracciabilità; modifiche ai diritti di proprietà perdita di credibilità per le denominazioni di origine e le certificazioni di qualità. Unico scopo di lucro il profitto, per una concorrenza (sleale) che supererà il diritto sociale.

Di fronte a tutto ciò l’ EUROPA TACE, mostrandosi in tutte le sue debolezze e perdendo sempre più quelle credibilità e popolarità che forse, un tempo, poteva vantare.

E l’Italia? Il PREMIER RENZI  tesse en passant le lodi del TTIP, adducendo ragioni evidentemente ben lontane dalla posizioni della cittadinanza che dice di rappresentare e invece molto più vicine a quelle degli industriali, che l’accordo lo benedicono. Forse i maghi sono più credidibili del PREMIER RENZI!

La libertà che ci resta, per ora, è ancora sufficiente per spingerci a informarci, esigere trasparenza e chiarezza.

Marilena Pallareti

Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

31/12/2014

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