Ancora una “cittadella della disabilità”? La nostra strada è un’altra!

Persona in carrozzina fotografata di spalle al centro di una strada

«Inutile girarci intorno: ilCentro per Disabili Le Veleper il “Dopo di Noi”, appena inaugurato nel Comune diSan Giuliano Terme (Pisa), è il classico esempio di re-istituzionalizzazione delle persone con disabilità. È difficile, infatti, vedere diversamente un’unica struttura che accentrerà cento persone con disabilità in una zona semirurale e periferica, una struttura figlia di un approccio culturale vecchio e superato dalla storia, in totale contraddizione sia con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (e con la specificaRaccomandazione n. 48 b) dell’ONU stessa all’Italia “di reindirizzare le risorse dall’istituzionalizzazione a servizi radicati nella comunità”, sia con i documenti conclusivi della Conferenza Nazionale e Regionale sulle Politiche della Disabilità dello scorso settembre a Firenze, sia con il Piano Socio-Sanitario della Regione Toscana».
Lo dichiarano in una nota Patrizia Frilli, Donata Vivanti, Antonio Quatraro e Gemma Del Carlo, presidenti rispettivamente di DIPOI (Coordinamento Toscano delle Organizzazioni per il “Durante e Dopo di Noi”), FISH Toscana (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), FAND Toscana (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e Coordinamento Toscano delle Associazioni di Salute Mentale.

«A Pisa come a Empoli – prosegue la nota -, con il “Progetto Terrafino”, ancora per fortuna non realizzato [se ne legga già ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.], si sta tentando di tornare indietro, e il nostro sospetto è che, purtroppo, le persone con disabilità siano solo il pretesto per organizzare in modo efficiente il potenziale grande business del “Dopo” e “Durante Noi”, puntando a formule di confinamento delle stesse persone con disabilità in nuovi e moderni “istituiti”, che nulla hanno a che vedere con la qualità della vita di chi ne diventerà utente. Da parte nostra, invece, continueremo a batterci per un modello di intervento alternativo, basato per il “Dopo di Noi” su piccole comunità di tipo familiare inserite nel tessuto sociale o unità di vita con sostegno, diurni aperti e inclusivi, qualità delle relazioni umane e coinvolgimento delle famiglie. E non ci venga detto, per favore, che questo modello è utopico e costoso, perché sono decine le realtà che nella nostra Regione stanno dando concretezza a queste idee».

«A questo punto – conclude la nota dei quattro Presidenti delle Associazioni e Fondazioni toscane impegnate sul fronte della disabilità – quello che vogliamo sapere è cosa intenda fare la Regione Toscana con le risorse pubbliche, che a nostro avviso – coerentemente con gli Atti d’Indirizzo Regionale – devono essere indirizzate in tutt’altra direzione. L’assessore regionale al Welfare e alla Salute Stefania Saccardi ha sempre sostenuto nei tavoli di confronto e nelle pubbliche iniziative che la Regione Toscana è impegnata a promuovere l’inclusione sociale delle persone con disabilità e la responsabilizzazione delle famiglie attraverso le Associazioni e le Fondazioni di Partecipazione, approccio più volte confermato dal presidente della Regione Enrico Rossi, e totalmente condiviso dalle nostre reti associative. Già all’inizio della prossima settimana, dunque, ci saranno degli incontri a Firenze, per capire come saranno utilizzate le risorse assegnate alla Toscana dal Governo con la Legge 112/16 sul “Dopo di Noi” [“Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, N.d.R.], che sono state raddoppiate dalla Regione. Ebbene,anche se il tema è generale e riguarda la destinazione di tutte le risorse pubbliche delle politiche per la disabilità spese nelle zone sociosanitarie della Regione, non abbiamo motivo di dubitare che ci sarà coerenza tra le parole e i fatti».

(S.B.)

30/1/2017 www.superando.it

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa DIPOI (Max Frascino),ufficiostampa@dipoi.it.

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